Il piccolo Daniele correva veloce, facendosi largo tra la gente che se ne stava seduta su quei centotrentacinque gradini che lo separavano da una via di fuga apparentemente così sicura, così stabile. Stringeva forte la mano di sua madre, forse in quel momento davvero la cosa più sicura e stabile che ci fosse.
Sarà che Piazza di Spagna era così grande per lui, così piena, ma forse all'età di sei anni sembra tutto molto più grande e molto più pieno. E dire che la notte di Capodanno sarebbe dovuta essere una notte allegra, no? La notte di Capodanno ci si diverte, si festeggia.
Allora perché stavano scappando?
Non era bastato nascondersi, lui li aveva trovati lo stesso.
Tra le luci della piazza romana e gli insulti della gente seduta sugli scalini, che si spostava di malavoglia per farli passare, il bimbo, dentro di sé, un po' se lo sentiva che una volta arrivati ai piedi di quella scalinata sarebbero cambiate tante cose. Se lo sentiva perché sua madre aveva pianto.
Bella ragazza sua madre, giovane, da quanto ne so arrivava appena ad avere trent'anni. Scendeva rapida quegli ultimi gradini, facendosi spazio tra le persone, chiedendo permesso e scusandosi ogni volta che pestava i piedi o le mani di qualcuno. Nel cercare di essere più rapida, afferrò il bambino, tenendolo in braccio. Nella mano libera, invece, stringeva il cellulare, appoggiato ad un orecchio; la voce le tremava: «Vi prego, aiutatemi! No, non posso restare ferma, ci troverà! Sono quasi alla fontana, per favore, mandate qualcuno a prenderci! Ho mio figlio piccolo con me, vi prego!»
La voce del poliziotto, dall'altro lato della chiamata, le ripeteva di calmarsi, di fermarsi, ma la ragazza era disperata, sembrava non voler ascoltare, si girava ovunque, ansimando nel panico più totale, nell'inutile tentativo di trattenere le lacrime.
Ancora un gradino, veloce, oltre la Fontana della Barcaccia, la giovane donna scivolò per le vie di Roma mescolandosi alla folla, quasi come quella luna piatta e scura scivolava tra le nuvole, come un'ombra, lentamente, sopra le strade sfavillanti di luci. Da lontano, si sentivano gli echi dei concerti di Capodanno: la mezzanotte era ormai vicina.
Ad un certo punto, la ragazza si infilò in un vicolo, che sembrava essere più vuoto. Continuò a correre, svoltò più volte in diverse direzioni, fin quando non si fermò.
Si girò, da tutti i lati: i suoi grandi occhi verdi cercavano nel buio della strada e la sua espressione s'incrinò alla paura, ancora più di prima. Una leggera nebbiolina risalì su per l'asfalto, adagiandosi sui i muri dei palazzi circostanti.
Perché tutta quell'oscurità? Dov'erano finite le luci e gli echi di qualche istante prima?
«Pronto? Pronto? Siete ancora lì? Pronto!» provò, alzando la voce, ma dall'altra parte della telefonata non arrivò più alcuna risposta. Guardò lo schermo del suo cellulare: faceva dei glitch davvero poco rassicuranti. Fu un po' come una conferma, per lei.
Quell'uomo li aveva trovati, ed ora sia lei che Daniele erano finiti nel suo incantesimo trappola.
La giovane lo sapeva: una volta incastrati in quella magia, nessuno avrebbe potuto vederli, né sentirli, come se fossero isolati dal resto del mondo. A parte il loro inseguitore, che invece li aveva in pugno.
Sforzandosi di restare calma, la ragazza rinfilò il telefono nella tasca della giacca, quindi, ormai sola, decise che quello era il momento. Mise Daniele a terra, inginocchiandosi alla sua altezza: i lunghi capelli castani le si erano attaccati alle guance bagnate. Nonostante tutto, cercò di mostrarsi il più tranquilla possibile davanti all'espressione preoccupata del figlio: tentò di abbozzare un sorriso, asciugandosi il viso con una manica.
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Nero su Bianco
ФэнтезиEveline è una strega Bianca che ruba oggetti preziosi per vivere, rivendendoli al suo giro di acquirenti e collezionisti. Ha sempre vissuto alla larga dalle altre persone, un po' come tutte le streghe del suo tempo, poiché la sua razza è considerat...