Capitolo 25 - Indivisibili

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Zack Alan trascinò Steiyn di peso, sul pavimento bianco dentro il Taglio, quando entrambi si ritrovarono nella proiezione del futuro del castello. Arrivarono ben presto all'aperto, sopra un ponte candido e trasparente, lì dove si sarebbe dovuto trovare il corridoio sospeso sul mare, poco prima del quinto piano.

Il Portinaio lasciò la presa sul ragazzino, strattonandolo malamente sul pavimento, quindi fece sparire il triangolino metallico nella sua scatola-inventario, in una nuvoletta viola.
Le due mezzelune, alte nel cielo, cristallizzavano i lineamenti scavati del giovane: una metà del suo viso sembrava intristita da quella situazione, l'altra, invece, appariva parecchio seccata.

Le due mezzelune, alte nel cielo, cristallizzavano i lineamenti scavati del giovane: una metà del suo viso sembrava intristita da quella situazione, l'altra, invece, appariva parecchio seccata

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Steiyn posò i palmi a terra, sforzandosi di rimettersi in piedi. Le piastrelle lucide del ponte parevano fatte di vetro e lasciavano intravedere, con un opaco scintillio, le onde ruggenti che stavano sotto.

Il ragazzino si asciugò gli occhi con un polso, cercando di non dare troppo a vedere che tremava.
L'aveva incontrato davvero, alla fine. Quell'uomo.
L'uomo che aveva ucciso sua madre.

Non era riuscito a controllarsi, la rabbia aveva preso totalmente il controllo sul suo corpo, facendogli fare quella sciocchezza istintiva e insensata. Si maledì per non essere riuscito a parlarci, invece. Quella sì, che sarebbe stata una cosa intelligente, ma lui si era lasciato dominare da un odio puro, violento.
Si tirò su a sedere, trattenendo un singhiozzo.

«Così impari a restare al tuo posto» gli disse Zack Alan, e a Steiyn parve di udire due voci molto diverse parlare contemporaneamente. Lo Skreenight si stupì ancora di più, tuttavia, quando il Portinaio si rispose da solo, rimproverandosi.

«Ma lascialo in pace. Non lo vedi che è solo un bambino?»
«Certo, un bambino con l'istinto omicida negli occhi. Ma l'hai visto o no? Sembrava che volesse ammazzarlo!»
«L'avresti fatto anche tu se qualcuno avesse ucciso nostra madre.»
«Mhm. Beh, può darsi» concluse, e la bocca sulla parte destra del suo viso s'allargò in un sorriso a metà.

Steiyn restò sconcertato difronte a quella scena: s'alzò in piedi, cautamente, stringendo forte l'impugnatura del suo arco. Il pavimento era liscio e scivoloso, e le stelle vi si riflettevano sopra, facendolo scintillare nel nero della notte giapponese.
«Ma tu... che cosa sei? O forse dovrei dire... voi?» gli chiese lo Skreenight, con un certo timore nel tono di voce.

I due occhi di Zack Alan s'incrociarono con fare inquietante, come se le due metà della sua faccia avessero voluto lanciarsi uno sguardo complice.
«Ci sta fissando.»
«Già, ma non lo biasimo. Anch'io ci fisserei se non ci conoscessi.»
«A me invece sta facendo salire il nervoso.»

Le sue iridi si spostavano da un lato all'altro, a seconda che fosse una parte a parlare e viceversa, ma la voce che usciva dalla bocca del giovane risuonava come condivisa da entrambe le sue due metà.

Steiyn fece un passo indietro, incurvando un po' la schiena, in atteggiamento di difesa: quel tizio gli metteva i brividi e la situazione si stava facendo decisamente strana.

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