Capitolo 14 - Il Cacciatore

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«Che cosa sono quelli?» gridò il ragazzo biondo alla guida dell'auto, quando i suoi occhi scuri incontrarono lo specchietto retrovisore, lasciandosi prendere dal panico.

Steiyn sprofondò nel sedile accanto a lui, stringendo i denti per il dolore: il potere oscuro dei mostri alle loro spalle continuava a premergli nel petto.
«Animy» sospirò, ansimando, «fanno la guardia al tuo Elementwin.»

La macchina sfrecciava tra le strade della città veloce come una saetta argentata, stridendo bruscamente agli incroci e disegnando ampie curve nere sull'asfalto. Dietro, nel cassone, Areck teneva ben salda a sé la sorellina con un braccio, mentre con l'altra mano si teneva stretta a sua volta alle sbarre metalliche davanti al parabrezza posteriore. Voltò lo sguardo alle sue spalle.

Le creature oscure, simili a grossi gatti neri, li inseguivano sempre più velocemente, raggiungendo ogni angolo della strada, con la loro forza distruttiva. Si accavallavano le une sulle altre, travolgendosi e schiacciandosi a vicenda, in un rombo di zampe e di ruggiti animaleschi.

L'auto prendeva spesso degli scassi dove il cemento era rotto, facendo sobbalzare entrambe le Skreenight. Non potevano restare lì dietro, rischiavano di essere sbalzate fuori. La dragonessa cercò la concentrazione, accovacciandosi su Zhore a mo' di scudo umano e serrando con forza quel suo unico occhio: le servivano le ali.

«Da che parte? Da che parte!? Non so più dove girare!» esclamò il giovane accanto a Steiyn, nel cambiare con movimenti bruschi le marce.
«Gira e basta!» gli rispose l'altro, più nervoso di lui, indicando uno svincolo sulla destra. Le strade sembravano tutte uguali, pareva di percorrere sempre la stessa zona all'infinito, come dentro un labirinto. 

L'auto, improvvisamente, ebbe un sussulto, il che li strattonò entrambi in avanti.

Steiyn si voltò: alcuni mostri avevano cominciato ad arrampicarsi sul cassone, respinti dai colpi d'asta di Areck, in piedi davanti ad essi. Le ali della dragonessa si spalancarono e Steiyn non riuscì più a vedere altro se non il nero opaco delle sue squame. 

Un lampo verde illuminò l'abitacolo, travolgendo l'aria d'un calore asfissiante. La dragonessa stava sputando delle fiammate sugli Animy più vicini alla macchina, e quelli ruggivano di dolore quando il loro pelo ispido prendeva fuoco, fermandosi di colpo e arrestando anche la corsa di quelli che stavano più indietro, facendoli cadere in una sorta di effetto domino. 

Dal suo canto, invece, Zhore era tutta impegnata a lanciare sulle creature tutto ciò che c'era sull'auto, tenendosi ben aggrappata con l'altra mano. Sta di fatto che la corsa dei mostri era inarrestabile, quasi sembrava che si rigenerassero dal nulla una volta abbattuti.

«Usa questa!» suggerì la bimba alla dragonessa, passandole una delle due taniche lì accanto, mentre cercava di tenersi stretta al bordo del cassone. Areck le mostrò un sorrisetto furbo, quando vide della benzina gorgogliare dentro le pareti del grosso contenitore trasparente. 

Lanciò la tanica sui mostri, afferrandola per il manico con entrambe le mani, cercando di buttarla il più lontano possibile. Quindi sputò una fiammata in quella direzione: ne scaturì un'esplosione violentissima, verde e luminosa, che si trascinò dietro Animy, vetrine, asfalto, in un'onda d'urto fiammeggiante.

L'auto fu sbalzata in avanti violentemente, e la piccola Indovina per poco non cadde fuori ma fu acchiappata con tempismo dalla sorella, che saltò giù dalla macchina in corsa, dispiegando le grandi ali e spiccando il volo. 

«Ma allora lo fate apposta? Ho solo questa di macchina, che cazzo!» imprecò il giovane alla guida.
A tal proposito, Steiyn cominciò a farsi venire in mente delle domande. 

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