Capitolo 26 - Le lacrime del drago

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Nello stesso momento in cui Steiyn si era ritrovato sul ponte di vetro e Rinae e Junichi a scontrarsi a fil di lama, Malika sedette dietro la sua scrivania, mettendosi comoda su una poltroncina di pelle morbida e incrociando gli avambracci sulla tovaglia scarlatta e dorata, che ricopriva il tavolo interamente, fino a toccare il pavimento, superarlo, e insinuarsi sotto le scarpe della dragonessa, in quel momento in piedi, difronte alla Portinaia. 

C'erano anche Zhore e Tyler, dentro l'ufficio personale di Malika, al quarto piano del Midnight nel passato. Era una stanza piccola, quadrata e senza finestre, colma di libri, ampolle, scartoffie e oggetti di questo genere.

Io svolazzai lì vicino, per poi sistemarmi su una cassettiera di legno, cercando di non far cadere a terra alcuni libri accatastati su di essa. Avrei dovuto riferire a Nana quel che Malika aveva intenzione di dire alle due Skreenight, ma sinceramente non ero molto convinta di volerlo fare.

Non mi piaceva affatto, quel che Nana stava pianificando. E non mi piaceva neanche tutta quella faccenda degli Skreenight e dell'Everlasting. Però ero curiosa.

«Siete consapevoli o no, del delirio che avete combinato?» ringhiò seccamente Areck, afferrandosi i fianchi e squadrando la donna dall'alto in basso.

Tyler si strinse nelle spalle, nascondendosi un po'dietro la scrivania, accanto alla sua collega, che invece non si lasciò incantare dalla rabbia della Skreenight.
Si scostò una ciocca riccia dal viso: «Non avete alcun motivo per essere così arrabbiati. Non so cosa vi abbia detto Victor prima del mio arrivo, ma dovete sapere che le vostre famiglie sono state informate della situazione», le disse con tono tranquillo, chinandosi sotto al tavolo per prendere dei fascicoli, che poi posò sulla scrivania.
«Prego» fece alla dragonessa, «Puoi guardare, se vuoi.»

Areck alzò un sopracciglio, nell'afferrare quello che stava più in alto.
Lo aprì: dentro c'erano vari documenti, insieme a delle foto, alcune delle quali sembravano essere state prese direttamente dai suoi social, altre invece non le aveva mai viste, come se fossero state scattate da lontano. I fogli riportavano qualunque tipo di informazione su di lei, su casa sua, sui i luoghi e sulle persone che frequentava, c'era qualunque cosa, sia stampe in digitale che post-it con appunti scritti a mano. C'erano anche delle tabelle con sopra riportati dei dati inerenti al tempo che lei stessa aveva trascorso, da addormentata, dentro il Timely, con grafici sul suo battito cardiaco, temperatura, e molte altre cose che non sapeva neanche cosa fossero.

«Che significa tutto questo?» chiese, più calma rispetto a prima, afferrando anche il secondo fascicolo, dal contenuto simile, ma su sua sorella.
Malika s'appoggiò al tavolo con i gomiti, giungendo le mani a pugno e posandoci il mento sopra: «Ho bisogno che voi due mi ascoltiate attentamente, perché siete fondamentali» disse, con tono pacato ma al tempo stesso preoccupato, «Soprattutto tu, Zhore, visto che sei un'Indovina come me.»

Areck s'accigliò, ributtando i documenti sul tavolo: «Da me e mia sorella non avrete proprio un bel niente.»
«Per me non c'è nessun problema», disse invece la bimba, con sguardo serio, stupendo la dragonessa, che le rivolse la sua miglior espressione stranita: «Eh? Ma che cavolo stai dicendo?»

La Portinaia ignorò completamente Areck, rivolgendo tutta la sua attenzione sulla piccolina: «Dal momento in cui ho avuto la mia visione, sto cercando di far virare gli eventi lungo un certo percorso, poiché ci sono alcuni avvenimenti che non posso permettere che accadano. Il mio potere di Indovina, però, funziona in maniera diversa rispetto al tuo: quel che io riesco a vedere è molto limitato, offuscato, e decide da solo quando mostrarsi nei miei sogni. Per questo motivo, non sono sicura al cento per cento che la strada che ho cominciato a far percorrere agli eventi sia del tutto corretta. Devi aiutarmi.» 

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