Capitolo 13

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-Tornerai ad allenarti con me- dice subito il moro, grattandosi la testa.
Il mio cuore rallenta il battito e la mia ansia cala improvvisamente. Guardo stupita il ragazzo davanti a me, cercando di metabolizzare le sue parole.
-Appena avrò i polsi a posto- dico, mostrandogli le mani fasciate.
-No, tu domani tornerai in pista sulla moto di Mark- dice, incrociando le braccia determinato.
Io continuo a guardarlo, cercando di capire se sia una sorta di scherzo quello che mi sta dicendo.
-Derek, ho i polsi dislocati, non posso tenere l'acceleratore e neanche girare il manubrio, come pensi che io possa guidare?- chiedo, incrociando a mia volta le braccia sotto il seno e guardandolo dal basso della mia altezza.
-Puoi farlo! Ho chiesto in questi giorni a più dottori possibili, mi hanno detto tutti che hai movimenti limitati ma che prima o poi dovrai farli di nuovo! Non sono rotti, puoi usarli- dice, alzando di poco la voce, quasi come se fosse frustrato.
Io lo guardo, alzando un sopracciglio.
Lui ha chiesto in giro, per la mia condizione? Credo di essere ancora stranita dalla situazione, non riesco a capire il perché di questo gesto.
Credo di essere rimasta interdetta per troppo tempo, perché lo sento sbuffare sonoramente, aspettando una mia risposta.
-Perché ti sei interessato tanto? - chiedo, guardandolo incuriosita, soprattutto per la sua reazione. Mi guarda spiazzato, non sa cosa rispondere e si gratta la testa, pensando a una risposta.
-Mi sembrava giusto, tutto qui- mi dice sbrigativo, con tono duro.
-Ti sembrava giusto?- chiedo, sorridendo e lo vedo annuire alla mia domanda.
-Non è una motivazione plausibile, per muovere mezzo mondo e volere che io mi rialleni- dico, guardandolo negli occhi e notando alcune pagliuzze dorate vicino all'iride, che fanno sembrare i suoi occhi caramello fuso nel cioccolato fondente.
-È per le selezioni, è giusto che tu possa parteciparvi- dice, incrociando nuovamente le braccia e distogliendo il contatto visivo.
Lo guardo e vedo le sue mani chiuse in due pugni, non ostante siano incrociate e le sue braccia, con i muscoli tesi e le vene in vista.
Ha la postura tesa, come di chi è sempre in allerta, per qualsiasi cosa.
-Ti senti in colpa?- chiedo, poco dopo la sua affermazione sul fatto che sia giusto che io ci partecipi.
Immagino che, visto che lui era alla guida e non si è fatto nulla e io sono quella che si è fatta il peggio tra i due, lui si senta in parte responsabile.
-No- dice secco, alzando gli occhi al cielo, ma la sua risposta pronta e diretta, mi fa capire che si stava aspettando questa domanda.
Lo studio ancora un attimo e la postura non è cambiata, i suoi occhi mi guardano con aria di sufficienza e ha l'aria vagamente annoiata.
-Va bene, allora, se non ti interessa di me, perché vuoi che mi alleni con te?- è una domanda che lo destabilizza un attimo.
Mi guarda, appoggiando le sue braccia sui fianchi, per poi portare le mani in tasca e alza le spalle, come a dire che non lo sa.
-Va bene, allora se permetti, tornerò ad allenarmi tra una settimana- dico, girando poi su me stessa e tornando verso la cucina dagli altri ragazzi.
Sento i suoi passi dietro di me e una mano prendermi un braccio, per poi voltarmi nuovamente e mi trovo davanti il petto enorme di Derek, nascosto sotto a una maglietta un po' troppo aderente blu.
-Non ti ricapiterà un occasione come questa, ti conviene accettarla- dice pacato, continuando a tenermi il braccio.
Io lo guardo un attimo e in lui vedo un ragazzino ribelle e molto arrabbiato con il mondo, lasciato molto solo.
So che lo sua semi gentilezza di ora non durerà a lungo se gli risponderò male, ma non mi interessa più di tanto.
-Mi sembra che tu sia fin troppo modesto a paragonarti a una persona che possa insegnare in maniera impeccabile a un altra- dico sorridente, sputando del veleno che vedo colpirlo abbastanza nell'orgoglio.
-Sono bravo, non c'è altro da dire- dice, scrollando le spalle mentre io che lo sto guardando, non posso fare a meno di ridacchiare.
-Dall'essere bravi a saper far diventare qualcuno bravo come te, ne passa...- dico, staccandomi dalla presa del ragazzo, cercando di tornare in cucina.
-Sostieni che io non sia un bravo allenatore?- mi chiede, portando il suo braccio sul fianco.
-Sostengo che tu mi debba spiegare perché dovrei allenarmi con te, come una pazza per i prossimi tre giorni, neanche, per arrivare alle selezioni.
Cosa ti cambia se non ci vado?- ho lo sguardo serio, puntato su di lui, cercando di capire che cosa abbiano scaturito le mie parole su di lui.
-Nulla, volevo essere generoso, volevo aiutarti a riprenderti per vivere il tuo sogno- dice, guardandomi con superiorità dall'alto.
-Tu credi sul serio che io possa riuscire riprendermi in tempo?- chiedo, alzando un sopracciglio incuriosita dalla sua affermazione.
Lui annuisce secco e io abbasso lo sguardo.
Mi porto una nocca al viso e la appoggio tra i denti, iniziando a pensare.
-Va bene- dico dopo aver pensato, rialzando lo sguardo sul ragazzo, che mi guarda sgranando gli occhi.
-Cosa?- chiede, allungando il viso verso di me.
-Si può fare, proviamoci- dico, sorridendo e porgendogli la mano sinistra.
Lui guarda prima me e poi la mano, per poi sorridermi e stringerla.
Ho avuto poche persone nella vita che abbiano creduto in me, sapere che se ne aggiunta un altra, non delle più simpatiche, su questo non ci piove, ma comunque disposto ad aiutarmi, non può che farmi piacere.
-Derek, meglio se ti fai la doccia, tra un ora dovrai andare al Tiger o chi lo sente tuo padre?- dice Jack dalla cucina, spuntando con la testa in corridoio.
-Va bene, grazie- dice di rimando il moro, tornando a guardarmi.
-Domani, alle quattro ci vediamo dalla pista! Ricordati di chiedere le chiavi a Mark, lui sa già che ti avrei parlato- dice, per poi andare verso la sua camera.
Non mi lascia nemmeno il tempo di ringraziarlo, ma non è una novità, ci sto facendo l'abitudine, così decido di tornare in cucina dagli altri.
Scuoto la testa, ripensando alla pazzia che ho appena assecondato, ma se c'è ancora una possibilità di arrivare a quelle selezioni, perché non provarci?
Vedo che è arrivata anche Ginny in casa, che mi saluta con un cenno della mano distratto, perché sta parlando fittamente con Tom in italiano.
Guardo mio fratello, che sta cucinando le carote in questo momento e Roy che sta apparecchiando, così decido di aiutarlo.
-Oh, non devi disturbarti Sunny- dice il ragazzo, vedendo che sto posando le posate di fianco ai cinque piatti, ma io alzo le spalle, come a dire che è tutto a posto.
Finiamo di apparecchiare e dopo aver riso a una battuta un po' pessima di Tom, vedo Derek vestito di nero come sempre, che beve un bicchiere d'acqua, pronto ad andare al lavoro.
-Ok, ci sono, ci vediamo domani mattina- dice, prendendo il casco, le chiavi della moto di Jonah e il suo giubbotto di pelle.
Noi lo salutiamo e finiamo di mettere le pietanze sul tavolo, poco dopo Jack e Robert sono pronti per uscire.
-Anche noi andiamo, speriamo di non fare casino quando rientreremo!- dice Jack, facendo un cenno con la mano di saluto e prendendo le chiavi della macchina di Roy.
Robert dà un bacio sulla guancia a me e Ginny e si accerta che andremo a dormire presto, così, alzando gli occhi al cielo annuiamo, per poi vederlo oltrepassare la porta.

Fango, Ruote e AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora