Capitolo 5

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-Jonah, questa stanza è piccola- grido a mio fratello, che è in salotto con l'agente immobiliare.
È la seconda casa che vediamo e non mi piace per nulla ,neanche mio fratello sembra esserne entusiasta.
Torno nel salotto e lo vedo sorridere cordiali al signore di  fianco a lui.
-Mi spiace, ma in questa zona, quelli al più basso presso di affitto sono questi- dice, stringendo la mano a mio fratello.
-Non si preoccupi, la ringraziamo comunque- dice cordiale Jonah, sempre sorridendo.
Usciamo dalla casa e salutiamo il signore, per dirigerci verso la moto di mio fratello.
-Non possiamo andare avanti così Sunny, per il prezzo che possiamo dare come affitto, non possiamo pretendere una villa con piscina- dice il biondo, massaggiandosi le tempie.
-Lo so, ma queste case sono piccole per noi due. - dico esasperata.
Lui sbuffa sonoramente appoggiandosi alla moto e incrocia le braccia al petto.
-Facciamo così, la zona l'abbiamo vista e ci piace, cominciamo a trasferire le moto da una pista all'altra, organizziamoci per quello. Il resto lo vedremo- dice infine e io annuisco.
Torniamo a casa e Jonah corre in camera sua a cercare un camion che possa trasportare le moto, mentre io decido di prepararmi qualcosa di caldo in cucina.
Sento il campanello suonare, così, sbuffando scocciata mi avvio verso la porta in legno e la apro, senza guardare chi ci fosse dall'altra parte e davanti a me vedo un ammasso di muscoli.
Alzo di poco lo sguardo e riconosco un viso a me molto famigliare, Joachim.
Lo abbraccio velocemente senza dire una parola e lui ricambia ridendo.
-Piccola Yamaha- dice, come saluto, il soprannome che mi ha affibbiato quando eravamo insieme in pista.
Ero e sono, tutt'ora, bassa e la Yamaha, quando mi ha conosciuto lui, era alta per me, non che adesso non lo sia, così mi diede quel soprannome e inizialmente non mi piacque, ma dopo un po' ci feci l'abitudine.
Ma non pensate, io e Damian, che da sempre ci alleniamo insieme, avevamo un soprannome per Joachim e gli altri della sua crew.
Io ero piccola Yamaha e lui portento Suzuki.
Era davvero bravo, come lo è ancora adesso ed ecco spiegato il nome.
-Ciao Jo, posso offrirti qualcosa? - chiedo, appena lo lascio entrare in casa e lui scuote la testa, in segno di dissenso.
-Allora, come stai?- mi chiede, venendosi a sedere dal bancone della cucina.
-Sto bene, tu? Il college come va?- chiedo sorridente, bevendo una tazza di tè che mi ero appena fatta.
-Tutto bene dai, non c'è male. Le piste al college non sono come quelle di qua, la terra e il fango sono pesanti e la mia KTM fa fatica a volte, ma come posti da enduro, beh c'è davvero da divertirsi- dice sorridendo e io lo guardo ammaliata.
Che bel posto quello in cui è andato Jo, può continuare ad allenarsi perché hanno le piste e li aiutano con la manutenzione delle moto, credono tanto nella loro squadra.
-Credo che dovresti venire a vederla una volta! Fatti portare da Jonah, ti piacerebbe molto.- dice, rubandomi poi un sorso di tè dalla tazza.
-Ehi, ma hai detto che non volevi nulla!- dico indispettita e lo vedo sorridere.
Io e lui abbiamo un rapporto molto fraterno e siamo stati talmente tanto insieme, che ormai è di famiglia.
-Ma mi era parso di sentire la voce di quel coglione di Jo- dice mio fratello sulla porta, andando verso il suo migliore amico.
-Ma guarda chi c'è, il fratello maggiore che non avrei mai voluto in tutta la mia vita- dice ridendo, battendo sulla spalla di Jonah.
Lo prende spesso in giro nel ruolo di fratello maggiore, a volte mi chiedono anche un parere su chi sarebbe migliore dei due.
Rido per l'affermazione del moro.
-Sunny, allora? Contenta dell'idea di tuo fratello?- mi chiede Joachim, tornando a guardarmi e io annuisco, dando un sorso al mio tè.
-Si, sono molto contenta. Il fatto è cambiare la pista, quello mi spaventa un po'- dico, facendo una risatina nervosa.
-Oh, stai tranquilla, ho saputo che trasferiranno anche Max! Non è da poco la fortuna che hai di poter stare con chi ti ha allenata da sempre- dice lui, sorridendomi.
Lo guardo bene e noto che nel suo sguardo c'è tristezza e malinconia, in parte.
-Jo? Che c'è ?- chiedo, mettendogli una mano sulla spalla.
-Nulla, perché dovrebbe esserci qualcosa?- chiede, scrollando le spalle e tornando a sorridere.
Io scuoto la testa e torno verso la mia tazza, per metterla in lavastoviglie.
Non credo al fatto che stia bene, ma se non vuole dirmelo, beh, scelta sua.

Fango, Ruote e AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora