Capitolo 25

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Entriamo nel locale e, anche se mi costa ammetterlo, non è chic come pensavo, anzi, tutt'altro.
È molto alla mano e pieno di giovani, con i camerieri con i testa dei sombreros, cosa che mi fa sorridere.
Devo dire, un locale molto alternativo per essere in una delle zone più in di Denver.
Derek, parla con un cameriere, per chiedergli di portarci al tavolo che aveva già prenotato.
Lo seguiamo e noto che ci porta in una parte più calma del ristorante, dove ci sono altre coppie e le noto vestite decisamente in maniera più formale.
Non sono mai stata ad un appuntamento, il massimo di uscita con un ragazzo è stato per un gelato, quindi, non so se definirlo davvero appuntamento.
Arriviamo al nostro tavolo, finemente apparecchiato.
Ci sediamo e io continuo a guardarmi intorno, per vedere i dettagli del ristorante, che rispecchia davvero molto i miei gusti.
-Avevo ragione sul fatto che non ti saresti dovuta preoccupare?- chiede compiaciuto il moro e io, anche se riluttante, sbuffo un si annoiato, non mi piace dargliela vinta.
Lo vedo ridacchiare di gusto, cosa che fa sorridere anche me.
Prendo il menù, per vedere cosa mi ispira e sicuramente prenderò dei nachos con doppio formaggio, sono qualcosa di buonissimo e poi una tapas, senza salsa piccante.
Chiudo il menù è guardo il ragazzo davanti a me, che sta ancora scegliendo ed ha il viso tutto concentrato, cosa che me lo fa trovare buffo e tenero.
Ma, appena alza lo sguardo io non riesco a distoglierlo in tempo, così mi becca in pieno.
Fantastico, è la seconda volta in un giorno che ti fermi a fissarlo, sei una grande.
-Secondo me tu hai il vizio di fissare le persone con molta poca discrezione- dice divertito il moro, posando il menù accanto a sé.
Io alzo gli occhi al cielo, sbuffando di nuovo e cercando di non farmi prendere dall'imbarazzo.
-Fisso ciò che trovo interessante- dico subito, ma capisco poco dopo la mia frase e mi batto con una mano sulla fronte.
Sto nettamente peggiorando la situazione.
Il ragazzo sembra sorpreso e ha ragione ad esserlo. Non ostante io abbia detto la verità, perché lui davvero mi incuriosisce in una maniera strana e diversa, credo non siano state le parole adatte da dire.
-Mi trovi interessante?- chiede e io divento improvvisamente rossa, ma perché mentire? Meglio dirgli subito la verità, dopo tutto la risposta sarebbe un ovvio si alla domanda.
-Un po', più che altro mi incuriosisci, so davvero poco di te - dico e punto i miei occhi nei suoi caramello. Sono vivaci e attenti in questo momento, ma noto anche il suo viso pensieroso.
Sembra essersi irrigidito sulla sedia, prima di farmi un sorriso molto tirato.
-Non c'è molto da sapere su di me- dice, continuando a sorridere e muovendosi a disagio sulla sedia.
Credo proprio che questo ragazzo odi aprirsi e permettere alle persone di conoscerlo.
-Io invece credo di sì- dico, assottigliando gli occhi e notando il suo disagio crescere.
Non voglio fargli passare una brutta serata, non è per niente mia intenzione, ma la mia curiosità è troppa.
-Cazzo,cosa sei? La CIA?- chiede, quasi in un ringhio e io lo guardo stupita per la sua reazione.
Ammetto di esercizio rimasta un attimo male ma capisco di aver esagerato, me ne parlerà quando sarà il momento.
Distolgo lo sguardo e lo punto su un cameriere che sta venendo nella nostra direzione, credo per prendere le ordinazioni.
Ordiniamo e dopo di che, cala il silenzio.
Un silenzio abbastanza imbarazzante ma che io non so come colmare, non so niente di lui, come posso intrattenerci un discorso?
Decido di prendere il mio telefono e vedere se c'è stata qualche novità su qualche social.
Non è la serata che immaginavo, per nulla, ma ora sono qui e magari tra un attimo la situazione si sblocca.
-Sono nato in una casa di persone benestanti- inizia a raccontare, io alzo gli occhi e lo guardo, mentre lui sorride in maniera quasi timida.
-Ho una sorella, si chiama Kylie, ha tredici anni- continua a dire, sorridendo in maniera più convinta, credo stia ripensando a sua sorella.
-Siamo di New York, ma io ho sempre vissuto qui, da che ne ho ricordo.
Il Tiger è di proprietà di mio padre, per questo per ora lavoro lì. Ma spero presto di avviare una mia attività- continua a dire, guardandomi, mentre io lo fisso e sorrido, sono contenta che abbia deciso di aprirsi finalmente.
-Ho iniziato con le moto per caso, un mio amico delle superiori ne aveva una da vendere e io, per fare il galletto ho deciso di prenderla ma, dopo, me ne sono davvero innamorato e le ho fatte conoscere anche a Rob- dice, sorridendo e con gli occhi lucidi, guardando un punto indefinito del tavolo.
Sembra essersi perso nei suoi ricordi e questa cosa mi piace, vuol dire dare voce a sé stessi e farsi conoscere in tutto e per tutto.
-Rob è il mio migliore amico, era il mio vicino di casa, siamo cresciuti insieme, abbiamo fatto qualsiasi cosa spericolata possa venire in mente.
Poi ci siamo dati una calmata- dice, ridacchiando tra se e se, cosa che fa sorridere anche me.
-Sono andato via di casa perché avevo dei disaccordi con mio padre.
Lui voleva che andassi a studiare per diventare un businessman, invece mi sono voluto prendere del tempo per cercare la mia strada- dice, stavolta con il viso più cupo e triste.
Il mio sorriso si spegne con il suo e vorrei potergli dire qualcosa, ma non saprei minimamente cosa.
-Comunque si, sono un figlio di papà e posso permettermi certe cose, anche se cerco di non farlo mai notare a te come agli altri, perché dopo tutto sono una persona normale, non me ne vanto e non voglio darne sfoggio, non è una qualità, è semplicemente uno stato di essere sociale- dice, tornando a guardarmi, io rimango allibita dalle sue parole.
Ho sempre saputo che non fosse uno stupido, ma non immaginavo queste due parole e questa sua presa di coscienza.
Io sorrido per la sua affermazione dopo un attimo, perché è molto veritiera e mi fa riflettere.
-Comunque sono io, uno stronzo, bipolare, permaloso e la mia storia- dice ridacchiando e io non posso fare a meno che fare lo stesso.
È consapevole di più cose di quante non ne sia io su di lui.
Mi piace questa cosa, oddio, non in quel senso, almeno spero.
Sono abbastanza confusa in questo momento, ma la mia confusione potrà attendere sta sera.
-Di te ,invece, che mi dici?- chiede, mentre il cameriere ci porta le ordinazioni.
Finalmente, avevo una fame che voi non avete idea.
I miei nachos sono squisiti, poi, dopo la distrazione del cibo, noto il ragazzo guardarmi, così, decido che anche lui meriti la mia storia.
-Sono nata e cresciuta a Denver con la famiglia Ross.
Sono stata adottata da piccolissima e non ricordo nulla, ho due fratelli più grandi, rompipalle galattici, te lo assicuro- dico, ridendo e lui mi segue, annuendo, come a confermare la mia frase.
-Vado in moto da quando ho sei anni e sono andata via di casa perché non sopportavo più, nemmeno io, mio padre.
Di conseguenza sono finita sulle croste a voi- dico, guardando il ragazzo che mi fissa ammaliato, peccato abbia finito la storia.
Sorrido imbarazzata e mi porto una ciocca di capelli che mi è caduta davanti al viso, dietro all'orecchio.
-Meglio se finiamo di mangiare, prima che si raffreddi- mi dice, indicando la mia tapas e i miei nachos.
Io mi limito annuire e inizio a mangiare, restando in silenzio.
Restiamo in questo silenzio finché non finiamo di mangiare.
-Vuoi ancora qualcosa?- mi chiede, pulendosi la bocca con il tovagliolo e io scrollo la testa in segno di negazione.
Non ho molta voglia di un dessert, tipo una torta, con questo caldo, preferirei di gran lunga un gelato.
Il ragazzo mi sorride e si alza, con il portafoglio in mano, così io mi alzo e mi affretto a seguirlo.
Magari non pagherò tutta la mia parte, ma qualcosa da bere si, non costerà tutto tanto, spero.
Ma, appena mi affianco al ragazzo, il cassiere sta già estraendo la carta e io alzo gli occhi al cielo.
Maledette le gambe lunghe di Derek e la mia bassezza, magari sarei riuscita ad arrivare prima con qualche centimetro in più.
Detesto quando mi pagano le cose, dopotutto non è che non posso pagare perché sono donna.
Salutiamo il cassiere e andiamo fuori, nella via piena di gente e con il tipico traffico del sabato sera.
-Dove vuoi andare? Sono solo le nove e mezza- mi comunica, guardando l'orologio che ha al polso.
Mi guardo intorno e vedo una gelateria, una catena delle mie preferite, con il tipico nome italiano "Peppino".
Prendo per una mano il ragazzo, confuso dal mio gesto e lo porto a grandi passi, per quanto possano essere grandi i miei passi, davanti alla gelateria.
-Qui offro io e tu non discuti- gli dico, seria e sorridente allo stesso tempo, guardando il ragazzo che ride per la faccia seria che di serio aveva poco.
Entriamo nel negozio e salutiamo la ragazza che c'è dietro, che ci accoglie sorridente.
Io decido di prendere un cono cocco e vaniglia, mentre Derek prende un cono cioccolato e banana.
Dopo essere stati serviti e io essere contenta per aver pagato, ci dirigiamo verso un parco li vicino, per fare una passeggiata.
-È davvero buono il gelato, hai avuto davvero una buona idea- dice, finendo il gelato il moro, in parte sporco di cioccolato.
-Io ho sempre buone idee- commento, sicura di me, continuando a leccare il cocco, prima che coli del tutto.
-Non direi, visto che non hai ancora voluto affrontare il discorso riguardante ieri sera- dice, facendo un ghigno divertito e sapendo di avermi colpita e affondata.
Fantastico, lui si ricorda, ha solo fatto finta di non ricordare per tutto il giorno, perché ha visto che ero in ansia, di conseguenza ha preferito mettermi a mio agio.
Davvero un cavaliere devo dire, soprattutto perché adesso cosa gli dico.
-Di cosa dovremmo parlare?- chiedo, facendo la finta tonta, cosa che devo dire mi riesce anche bene, visto che il ragazzo sembra sorpreso dalle mie parole.
-Forse del fatto che ci siamo baciati? E che ti ho detto che sei una ragazza bellissima? - dice, gesticolando quasi quanto Ginevra quando è infuriata.
-Oh, si, di quello- dico, continuando a concentrarmi sul mio gelato.
Sto cercando di capire dove voglia arrivare, cosa voglia sapere o almeno, ottenere.
Non dimentico le parole di sta sera di Roy e quelle di Tom di qualche settimana fa, devo fare attenzione.
-Qui? Cosa ne dici?- mi chiede e io non so davvero cosa rispondere.
Mi fermo in mezzo al parco, smetto di leccare il gelato e guardo i suoi bellissimi occhi color caramello.
-Dico che è stato un momento perché tu eri ubriaco. Perché dovrebbe importati davvero di me?- chiedo, guardandolo e vedendolo scurirsi in volto.
Sta cambiando totalmente atteggiamento, ma dopo una domanda del genere era facilmente intuibile.
-Mi importa si, perché se no, non andrei a dormire quando ci vado per farti la colazione Sunny! Non avrei menato a gratis Joachim, per evitare che gli altri sapessero che eri stata adottata.
Non sarei rimasto sveglio con tuo fratello quando sei scomparsa e non ti avrei cercata con Roy.
Sei una dannata testarda ma a me questa cosa piace- dice a gran voce, lasciando cadere quel che rimane del gelato e posando le sue mani sulle mie spalle.
Rimango esterrefatta, mi ci vuole un attimo per mettere a fuoco tutti i ricordi nella mia testa.
Sorrido, perché nessun ragazzo mi aveva mai detto che tutti quelle cose le facesse per me, perché ci teneva.
-Non possiamo stare insieme D! Sii realista, anche tu mi intrighi e non riesco a restare calma quando ti ho vicino.
Ma siamo due mondi completamente differenti- dico, guardandolo intensamente negli occhi, ma non lo vedo scoraggiato, anzi, mi sorride compiaciuto.
-Allora permettimi di entrare nel tuo mondo, permettimi di conoscerlo e saperci convivere, così come farò io con il mio, ti permetterò di scoprirlo- dice, continuando a sorridere e io capisco che lui voglia provarci davvero, voglia davvero frequentarmi.
Sono immobile da qualche minuto e noto lo sguardo di Derek inziaire a preoccuparsi, ma io scrollo la testa ritornando indietro dai miei pensieri, ma senza una risposta.
Potrei dirgli di si, ma ho ancora in mente le parole di Roy e Tom.
Solo, che in questo momento, non mi sembra il ragazzo di cui loro hanno paura, mi sembra il vero lui, con il suo cuore in mano, pronto a donarlo.
-Possiamo provare a frequentarci per un periodo e conoscerci meglio.
Per qualche appuntamento non è mai morto nessuno- dico, sorridendo e vedo gli occhi del moro illuminarsi felici e in quel momento mi sento felice anche io.
Credo di aver risposto nella maniera corretta, credo che si, voglia provarci anch'io a frequentare questo ragazzo bipolare.

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