Capitolo 39

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-Pronti sulla griglia di partenza- dice una voce  con forte accento australiano, che sento vagamente lontana.

Sono concentrata nella mia bolla, sento semplicemente chiamare il mio nome e alzo la mano, per confermare la presenza, come al solito, per poi tornare a focalizzarmi sulla pista.

Ho visto il percorso, è abbastanza lungo con alcuni salti insidiosi e curve molto chiuse.

Ho il cuore che batte a mille dall'emozione, non mi sento per niente pronta ma ormai sono qui, tanto vale provarci.

Il suono di inizio mi stordisce le orecchie, ma non ho nemmeno il tempo di pensarci, che il mio piede sinistro è già sulla pedalina e sto dando gas per partire.

Non so in che posizione sono, so solo che sono dietro a uno dei due francesi in gara, che a sua volta ha davanti un bel numero di persone.

Inizio a farmi strada, stringendo le curve, cambiando e dando gas dove possibile.

C'è un po' di fango, niente che non si possa gestire o alla quale non sia abituata.

Dopo diversi giri noto di essere notevolmente più avanti di prima, sto recuperando tempo e le persone davanti a me sono sempre meno.

Non voglio illudermi, ma spero di avere comunque una buona classifica alla fine di tutto questo.

Nonostante sia abbastanza freddo fuori, sono sudata dall'adrenalina e lo sforzo.

Tenere la moto in alcune curve devo dire che è davvero difficile, soprattutto perché le mie gambe stanno per mollare.

Mi fa male tutto, ma manca solo più un giro, l'ultimo.

Supero lo spagnolo e l'italiano in un colpo solo, cerco di recuperare più tempo possibile, sto raggiungendo anche il cinese, ma una curva, in cui la mia gamba sinistra sta per cedere, mi fa rallentare.

Così, mi mordo l'interno di una guancia, per il male alla coscia sinistra e continuo, accelerando per affrontare il salto.

Davanti a me vedo solo più il cinese e uno degli australiani, non voglio illudermi ma è più forte di me, vorrei davvero essere a podio.

Finisco il giro, dando più gas possibile all'ultima curva e appoggiando un ultima volta la gamba destra per terra, che tira tutta e mi brucia.

Stringo i denti, arrivo al traguardo con la bandiera a scacchi.

Freno bruscamente un po' più davanti a me, mi guardo intorno subito dopo e vedo altre quattro persone ferme.

Il russo e il giapponese che si sono già tolti i caschi e festeggiano, con anche la ragazza olandese, che è corsa a prendere la sua bandiera.

Realizzo subito dopo che sono fuori podio, sono arrivata quinta.

Il cinese, come me, non si è ancora tolto il casco e si guarda attorno, mentre tutti urlano di felicità o aspettano di vedere chi sarà il prossimo ad arrivare.

Decido di uscire dalla pista, tremante per il freddo una volta ferma e per i dolori muscolari.

Non appena arrivo al mio van, vedo Max, i ragazzi e i tecnici venirmi incontro, urlanti di gioia e battendo le mani.

-Sunny,Sunny, Sunny- dicono mentre mi tolgo il mio casco e sorrido,felice di vedere questa atmosfera.

-Sei arrivata quinta, sei la quinta migliore al mondo, a soli sedici anni!- dice incredulo Max, venendo ad abbracciarmi, cosa che io ricambio subito.

Appena realizzo le sue parole, comincio a piangere a dirotto.

È vero, non ho vinto il campionato del mondo, ma sono quinta a soli sedici anni, contro persone molto più mature di me e con più esperienza.

Fango, Ruote e AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora