Fabrizio si insinua nel delicato equilibrio delle loro vite con una facilità impressionante, che lascia Ermal completamente spiazzato: è arrivato solo da pochi giorni eppure sembra che sia con loro da sempre.
Parla poco, se ne sta quasi sempre in disparte, come se non volesse occupare troppo spazio o dare troppo nell'occhio. Eppure sa sempre dire la cosa giusta al momento giusto; sa conquistare chi gli sta attorno con i suoi modi sbrigativi e semplici, con le sue battute taglienti e sarcastiche che riescono sempre a tirarlo fuori da qualsiasi impiccio.
Se all'inizio può intimorire con i suoi tatuaggi, il suo look trasandato ed una velata aggressività nei modi che mette quasi in soggezione, basta rivolgergli la parola per cadere preda del suo fascino. Nel giro di una settimana tutto il paese sembra aver perso la testa per lui.
Compresa sua madre, che gli riserva attenzioni quassi materne: lo invita a mangiare da loro, a prendere il sole nel loro giardino tra i turni di lavoro e lo accoglie nella loro casa come se fosse un lontano parete su cui riversare coccole e cortesia.
Sua madre è abituata a sentirsi la straniera, l'ultima arrivata: vuole che Fabrizio abbia un approdo sicuro, qualcuno con cui parlare, a cui appoggiarsi e il suo istinto di protezione prende il sopravvento.
Fabrizio ricambia tutte le sue attenzioni con una gentilezza tutta speciale che dedica solo a lei.
Ermal, invece, fatica ad accettare la presenza di quell'estraneo, che sembra così fuori posto nel suo piccolo universo estivo perfetto e sempre uguale a sé stesso, dove le facce sono sempre le stesse e nessuno esce mai dai binari prestabiliti.
Fabrizio è come una macchina su di una tela bianca; stona nell'ambiente che lo circonda con le sue camicie stropicciate e i suoi jeans usurati, con il suo accento romano, con le sigarette che fuma seduto sulla sabbia.
Ermal fatica a distogliere lo sguardo da lui: è come un magnete che attira a sé i suoi occhi e da cui lui cerca invano di liberarsi, ma senza riuscirci. È come un grosso livido che non riesce a smettere di toccare e tormentare, che brucia e pulsa sotto la pelle.
È una sensazione che lo spaventa, perché non gli era mai accaduto prima in tutta la sua vita di sentirsi così schiavo della presenza o assenza di un'altra persona, di sentire un'attrazione così intensa da provocargli quasi del dolore fisico. Soffre quando è lì con loro, quando sua madre lo invita a pranzo o a cena e deve dividere con lui lo spazio angusto della cucina, quando lo incontra, quando Fabrizio gli rivolge le sue attenzioni e i suoi sorrisi.
Così, almeno all'inizio, se ne tiene a distanza: lo osserva sedurre involontariamente o quasi chiunque incontri. Sviluppa un'invidia feroce nei suoi confronti, perché a lui niente risulta così semplice, così immediato. Men che meno le interazioni sociali.
A Fabrizio basta passarsi una mano tra i capelli neri e sorridere al suo interlocutore per averlo completamente alla sua mercé. Ermal si sente ancora sgraziato e a disagio nel suo stesso corpo, fa a pugni con la propria autostima ogni giorno e quasi sempre ne esce sconfitto, costretto a rintanarsi dentro sé stesso e a nascondersi dagli altri per non rimanere scottato o deluso da rifiuti che gli sembrano inevitabili.
Lo invidia per la sua sicurezza.
Arriva quasi ad odiarlo.
Vorrebbe essere lui.
Vorrebbe essere l'unico oggetto delle sue attenzioni.
(Non c'è solo l'invidia.
C'è anche la gelosia, più subdola e insidiosa di qualunque altro sentimento. Si fa strada dentro di lui lentamente, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, fino a diventare un mostro informe e impossibile da distruggere.
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il mare di carta
FanficL'estate dei diciassette anni di Ermal ha il sapore nostalgico e agrodolce della fine dell'infanzia. E del suo amore per Fabrizio. (Ovvero "Call Me By Your Name" AU di cui nessuno sentiva il bisogno).