Parlare con lui diventa facile una volta che il ghiaccio si è rotto e che gli ultimi veli d'imbarazzo e timidezza sono stati finalmente tirati via: Ermal si rilassa contro il sedile, sorride, risponde alle sue domande e ribatte alle sue battute con la stessa ironia di Fabrizio, ricevendo in cambio i sorrisi e le risate più belli che abbia mai visto.
Di tanto in tanto Fabrizio allunga la mano per arruffargli i capelli, dargli una spintarella giocosa o una pacca sulla spalla, come farebbe con un amico o un fratello minore: Ermal vorrebbe prendere la sua mano tra le sue, stringerla forte e baciare la punta delle sue dita una ad una.
Vorrebbe appoggiare la sua mano sul suo cuore per fargli sentire come batte.
Sospira, cercando di non svelare quello che prova davvero, di non esporre troppo il proprio cuore allo scrutinio degli occhi attenti di Fabrizio.
Si affaccia fuori dal finestrino per sentire il vento e il sole sul viso, chiude gli occhi per godersi quell'attimo di pace: la macchina trema sotto di lui mentre viaggia sulle strade piene di buche, e persino il suono inquietante del motore sgangherato riesce ad essere confortante e familiare. Ormai si è abituato anche a quello: come ha fatto con l'odore di Fabrizio, col suono della sua risata.
Sono piccole cose di lui che gli sono diventate familiari: lo cullano dolcemente come un abbraccio.
Si assopisce per qualche minuto senza neanche accorgersene, e strabuzza gli occhi nella luce accecante del mezzogiorno quando si risveglia, stropicciandoseli e sbadigliando: il mondo ci mette qualche secondo a tornare perfettamente chiaro ai suoi occhi.
Fabrizio sta canticchiando qualcosa a bassa voce, tenendo il tempo picchiettando le dita sul volante: ad Ermal viene quasi da ridere.
"Non riaccendi la radio?"
Fabrizio sbuffa, ridendo divertito.
"Non ne vale la pena: tanto ci sarà solo musica di merda come sempre. E come se non bastasse, tutte le mie cassette migliori le ho prestate a te."
"Non ti ho mai neanche ringraziato per quello... scusami."
Sorride, voltandosi per un attimo verso di lui.
"Non ci pensare. Piuttosto, potresti cantare tu qualcosa, con quella bella voce che ti ritrovi. Sei veramente bravo, lo sai?"
Ermal distoglie lo sguardo per non dover incontrare gli occhi di Fabrizio e nascondere l'improvviso rossore che accende il suo viso: sente quella familiare stretta allo stomaco che arriva puntuale ogni volta che Fabrizio gli concede il suo tempo e le sue attenzioni esclusive, che gli fa un complimento inaspettato, ma che adesso è amplificata dalla vicinanza che si è creata tra loro. Un tempo lo avrebbe semplicemente ignorato e si sarebbe rintanato nella sua piccola bolla, fuori dalla portata delle sue parole. Adesso il loro significato lo investe in pieno, facendogli mancare il terreno sotto i piedi.
Ermal alza le spalle, cerca di sembrare il più disinvolto possibile, ma fallisce miseramente. Riesce solo ad apparire ancora più impacciato e ragazzino del solito, e l'imbarazzo che si fa strada dentro di lui è insopportabile: gli fa venir voglia di scomparire.
"Lo dici solo per essere gentile; so di non essere niente di che."
Fabrizio non dice nulla per qualche secondo, ed Ermal non riesce a resistere alla tentazione di sbirciare l'espressione sul suo viso: c'è un sorriso appena abbozzato sulle sue labbra mentre scuote la testa.
"Ti sottovaluti sempre. E non dovresti farlo. Hai una voce particolare, e anche alla chitarra non sei proprio niente male, considerando che sei ancora così giovane. Quando torno a casa la sera e ti trovo seduto sul davanzale della tua stanza a suonare, mi piace sempre stare ad ascoltarti. Era da un po' che volevo dirtelo e guarda che non sono affatto gentile di natura e non racconto mai cazzate. Se dico una cosa allora la penso davvero."
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il mare di carta
FanfictionL'estate dei diciassette anni di Ermal ha il sapore nostalgico e agrodolce della fine dell'infanzia. E del suo amore per Fabrizio. (Ovvero "Call Me By Your Name" AU di cui nessuno sentiva il bisogno).