È passato meno di un mese dal suo arrivo nelle loro vite, eppure Fabrizio passa con loro così tanto tempo da dare l'impressione ad Ermal di essere diventato parte della loro famiglia: sua madre lo invita a mangiare da loro ogni volta che ne ha la possibilità, lo coccola e lo vizia come se fosse davvero un terzo figlio appena adottato.
Fabrizio si aggira per casa loro con familiarità, a volte si addormenta sulle sedie in giardino mentre prende il sole o sul divano del salotto, con Ermal che cerca di non passare troppo tempo a fissarlo imbambolato: gioca con suo fratello, aiuta sua madre nelle faccende, e si comporta come se fosse lì da sempre, un lontano parente appena ritrovato e che non vede l'ora di rendersi utile dopo tanti anni d'assenza.
Ermal si abitua così tanto ad averlo intorno da vivere la sua assenza come una privazione crudele: le sere in cui Fabrizio lavora fino a tardi sembrano non passare mai e le ore si trascinano all'infinito.
"E' proprio un bravo ragazzo" gli dice sua madre con un sorriso benevolo sulle labbra, mentre gli passa le dita delicate tra i capelli e guarda Fabrizio intento a riparare la bicicletta di suo fratello.
"Sono contenta di vederti passare tanto tempo con lui."
Ermal sorride quando vede sua madre scherzare e ridere con lui, perchè si merita quei momenti di leggerezza e di serenità, si sforza di ignorare le sporadiche e false malelingue paesane su di loro e, soprattutto, tenta in tutti i modi di farsi bastare il rapporto fraterno che si è instaurato tra loro, di non desiderare niente di più.
A volte si illude di riuscirci, di essere in grado di nascondere i sentimenti che prova per lui così bene da dimenticarsi che siano lì, in agguato sotto la sua pelle e nella sua mente. Accetta gli scherzi di Fabrizio, il suo modo bonario di prenderlo in giro e di ridere insieme a lui, lo accompagna nelle sue passeggiate quando il ragazzo più grande gli chiede di andare con lui, si lascia toccare e strattonare proprio come farebbe un fratello minore.
Se questo è tutto quello a cui può aspirare, l'unico modo che ha per ricevere le sue attenzioni e stare da solo con lui allora se lo farà andare bene, anche se la frustrazione che cresce dentro di lui è quasi insopportabile.
Suonano insieme, si sdraiano l'uno vicino all'altro in giardino o sulla spiaggia con il sole a picco sui loro corpi seminudi, passano ore ed ore a chiacchierare di qualsiasi cosa passi loro per la testa: a Ermal non piace parlare di sé, aprirsi con gli altri e lasciare intravedere stralci del suo mondo interiore. Eppure con lui è tutto così facile... fin troppo facile.
Gli sembra naturale.
Ermal gli racconta della sua infanzia in Albania, del suo arrivo in Italia, condivide con lui ricordi così intimi da farlo sentire nudo davanti a quei grandi occhi scurio. Sente nelle narici gli odori familiari del suo passato quando rivive insieme a lui frammenti e momenti che gli sembrano lontani anni luce ormai, e quando li descrive a Fabrizio, l'altro lo guarda con un affetto profondo e quasi devoto. È come tornare indietro nel tempo e accarezzare i suoi ricordi ad uno ad uno insieme a lui.
Gli insegna parole in albanese che Fabrizio pronuncia così male con quel suo accento pesante ed ingombrante nella voce da farlo morire dal ridere. Gli parla dei libri che legge, della musica che ascolta e Fabrizio lo sta sempre a sentire con un'attenzione totalizzante che lo fa sentire importante come non gli era mai successo prima.
Con Fabrizio si sente al sicuro.
Ma alle sue domande, Fabrizio oppone uno strano muro di reticenza. Non parla mai della sua famiglia, della sua vita a Roma: gli racconta la città con gli occhi che gli brillano di nostalgia, del suo lavoro, delle sue passioni. Ma non scende mai nel personale come invece fa lui.

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il mare di carta
FanfictionL'estate dei diciassette anni di Ermal ha il sapore nostalgico e agrodolce della fine dell'infanzia. E del suo amore per Fabrizio. (Ovvero "Call Me By Your Name" AU di cui nessuno sentiva il bisogno).