Ermal si sveglia il giorno dopo controvoglia, come quando da bambino sua madre veniva a chiamarlo presto la mattina e lui per tutta risposta si girava dall'altra parte e cercava di ignorarla, e con la luce accecante del sole che si gli riflette sul viso stanco: ha lo stomaco ancora in subbuglio ed un dolore sordo si irradia dalle sue ginocchia sbucciate e coperte da croste rosse di sangue raggrumato.
Un conato di vomito improvviso gli preme con forza contro la gola, minacciando di farlo star male di nuovo, ma riesce con uno sforzo immenso a ricacciarlo indietro, respirando pesantemente come se gli mancasse l'aria.
Sospira quasi dolorosamente, sentendosi stanco e svuotato.
Vorrebbe sprofondare di nuovo nelle nebbie benevole del sonno, perchè dover aprire gli occhi e riprendere a funzionare normalmente dopo la notte appena trascorsa gli sembra quasi una crudeltà.
Fa una smorfia quasi disperata e affonda di nuovo il viso nel cuscino, cercando di farsi così piccolo da scomparire e non dover affrontare quello che lo aspetta al di fuori di quella piccola camera da letto: si sente ancora confuso, di un umore indecifrabile e moroso dal quale non riesce a districarsi, che gli fa venire voglia di lasciarsi andare ad un lunghissimo pianto liberatorio.
L'adrenalina, la rabbia e tutte le emozioni provate solo qualche ora prima sembrano aver lasciato il posto ad una strana calma prima della tempesta: Ermal si sente quasi svuotato, intrappolato tra gli eventi della sera prima, la sua litigata con Fabrizio, la fuga, i ricordi confusi dall'alcol di quello che è successo dopo, e quelli della notte passata tra le sue braccia.
Se chiude gli occhi, riesce ancora a sentire le braccia di Fabrizio attorno al suo corpo, il suo odore è ovunque attorno a lui, gli invade le narici quasi con violenza anche se lui non è più sdraiato lì nel letto accanto a lui: quel ricordo resterà lì per sempre, impresso a ferro e fuoco nella sua memoria insieme al profumo del mare e della sabbia, alla sensazione del sole bollente sulla pelle in un pomeriggio di luglio, e al suono della voce di Fabrizio che sussurra il suo nome.
Non vuole e non riesce a credere che la notte che hanno passato stretti l'uno tra le braccia dell'altro possa non contare niente, che Fabrizio possa riuscire a tornare alla sua vecchia indifferenza senza pensarci due volte: si sono detti troppo, hanno aperto il loro cuore in modo troppo profondo per tirarsi indietro adesso.
Gli equilibri tra loro sono cambiati: il modo in cui Fabrizio lo guardava, come posava le mani sul suo corpo e lo attirava a sé come se da quel contatto dipendesse tutta la sua vita ha rivelato tutti i suoi veri sentimenti, quelli che ha disperatamente cercato di soffocare, ma che hanno resistito sotto la loro pelle, aspettando solo di poter venire fuori.
Eppure Ermal si ritrova ancora ad aver paura di dover affrontare l'ennesimo rifiuto: quella paura gli attraversa il corpo come una scarica elettrica così intensa da fargli male e da paralizzarlo, facendolo sentire incredibilmente solo.
Non riesce a non pensare che, se dovesse succedere, stavolta finirebbe tutto davvero: il tira e molla disperato tra indifferenza e totale dipendenza l'uno dall'altro da cui non riescono a liberarsi arriverebbe alla fine e quel pensiero è quasi impossibile da sopportare.
Perchè l'idea di dover essere costretto a rinunciare a Fabrizio per sempre dopo che per la prima volta in tutta la sua vita si è sentito così accettato e amato da un'altra persona è orribile, è una punizione che non sente di meritare.
Quando Ermal chiude gli occhi e ripensa agli eventi dell'ultima settimana, dal loro incontro nella grotta, alla notte passata da Fabrizio con quella ragazza, dalle loro liti furiose, a come è stato dormire tra le sue braccia, con il calore del suo amore impresso sulla pelle. Fabrizio gli appare come una divinità enigmatica, capace di essere benevola e crudele al tempo stesso, che tiene tra le mani il suo cuore e che potrebbe decidere di distruggerlo per sempre in qualunque momento.

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il mare di carta
FanfictionL'estate dei diciassette anni di Ermal ha il sapore nostalgico e agrodolce della fine dell'infanzia. E del suo amore per Fabrizio. (Ovvero "Call Me By Your Name" AU di cui nessuno sentiva il bisogno).