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L'impasse in cui si è arenato il loro strano rapporto e da cui non sembrano essere in grado di tirarsi fuori si risolve in una calda e assolata mattina di luglio, così all'improvviso che Ermal si renderà conto che tutto è iniziato quel giorno solo molto tempo dopo.

(E' il giorno in cui cadranno tutte le difese che era riuscito faticosamente a costruire attorno al suo cuore e ai suoi desideri.)

Sono solo le dieci, eppure il caldo è già insopportabile ed appena Ermal mette il naso fuori dalla porta, viene assalito da una cappa d'afa asfissiante: sente la maglietta che indossa già umida di sudore sulla schiena, che si attacca addosso come una fastidiosa seconda pelle, nonostante il tragitto che deve fare per portare la bicicletta fuori dal garage e nel vialetto d'ingresso sia brevissimo.

Si rassegna all'idea di arrivare in città completamente zuppo e sospira, respirando aria bollente che sembra quasi bruciargli i polmoni.

È lì, intento a rinfrescarsi la testa col tubo dell'acqua, che lo trova Fabrizio quando rientra a casa dal lavoro, sigaretta tra le labbra e sguardo assorto.

Sembra distrutto dalla stanchezza: nel sole accecante che li circonda le borse che ha sotto agli occhi spiccano scure anche sulla sua pelle abbronzata; sua madre gli ha detto che insiste sempre per prendere i turni serali, che scivolano inesorabilmente in turni notturni, così che lei possa riposarsi ed essere a casa con loro la sera.

Fabrizio gli sorride quando lo vede, gli si avvicina e gli dà una pacca giocosa e amichevole sulla spalla, cerca di scambiare qualche parola con lui ricevendo in risposta i soliti monosillabi e le solite alzate di spalle che di solito riescono a scoraggiarlo e a farlo andare via.

Ma c'è qualcosa di diverso oggi nel suo modo di fare: invece di andarsene a dormire, come probabilmente non vede l'ora di fare, Fabrizio insiste, lo inchioda lì con le sue domande, con il suo sguardo così intenso, così concentrato solo e soltanto su di lui da fargli girare la testa.

Ermal cerca di incolpare il caldo: si sente sotto esame, con i capelli bagnati che gocciolano sul selciato e cerca di stringersi nelle spalle il più possibile per farsi piccolo e scomparire.

"Dove ce ne andiamo di bello stamattina? A fare una delle tue solite escursioni?"

Ermal scuote la testa, desiderando ardentemente di riuscire a trovare una scusa qualsiasi per potersene andare via, via da lui, dai suoi occhi, dalla sua presenza che riempie tutto lo spazio che li circonda, facendolo sentire in trappola.

"Vado solo in città per delle commissioni."

"E ci vai in bicicletta? Con questo caldo?"

Sembra sinceramente sorpreso e preoccupato: Ermal non riesce a non sentirsi stupidamente felice di ricevere le sue attenzioni, di essere al centro dei suoi pensieri e di farlo preoccupare per la sua salute.

"L'ho già fatto tante altre volte in passato, tranquillo."

Fabrizio ride sottovoce: il suo viso si anima ed Ermal resta incantato a guardarlo. Si passa una mano tra i capelli, sugli occhi gonfi e sospira. Non c'è nessuno nelle vicinanze a fare da cuscinetto tra di loro. Non sono mai stati così vicini e scambiato così tante parole da quando Fabrizio è arrivato in paese.

Ermal si sente al tempo stesso spaventato e felice.

Fabrizio lo considera per qualche minuto, sospirando nel silenzio denso e umido della calura.

"Dai, ti do io un passaggio. Se mi aspetti qua cinque minuti vado a bere un bicchiere d'acqua, a prendere le chiavi della macchina e poi andiamo."

La proposta è così inaspettata da lasciarlo completamente spiazzato: deve fare uno sforzo enorme per reprimere il suo primo istinto traditore di accettare immediatamente. Sa che deve tirarsi indietro, che deve ristabilire le barriere tra di loro che sembrano essersi pericolosamente assottigliate.

"Non ce n'è bisogno, davvero. Dovresti andartene a dormire; mamma mi ha detto che stai facendo anche i suoi turni di notte. Devi essere esausto."

Fabrizio lo guarda divertito per qualche secondo, senza dire niente. Nei suoi occhi c'è una luce strana, come se avesse appena capito qualcosa che prima gli sfuggiva, e questa nuova rivelazione sembra renderlo molto felice.. Ermal ha la spiacevole sensazione di essersi appena tradito con le sue parole, di aver fatto un passo falso pericoloso.

"Ti preoccupi per me e per la mia salute, Ermal?"

Il modo in cui dice il suo nome è meraviglioso: ha la delicatezza di una carezza che si fonde con l'apparente durezza del suo accento. Gli fa scorrere un lunghissimo brivido lungo la schiena anche in quel caldo bestiale.

Ermal arrossisce, distoglie lo sguardo e si stringe nelle spalle senza rispondere: si sente un idiota, un ragazzino ingenuo che si è fatto fregare nel modo più stupido possibile, che ha esposto una parte di sé che avrebbe dovuto tenere ben nascosta. Fabrizio sospira.

"Senti, non voglio né dormire malissimo pensando che tu possa avere qualche disgrazia sulla strada né averti sulla coscienza se dovesse succedere davvero, sapendo che avrei potuto evitarlo."

Il suo tono condiscendente lo irrita, lo fa sentire come un bambino capriccioso che deve essere ripreso; Ermal alza gli occhi per rivolgergli un'occhiata stizzita.

"Non capisco, perchè ti importa così tanto di quello che mi succede? Ci conosciamo appena io e te, a stento ci parliamo..."

Fabrizio non risponde subito e stavolta è lui a distogliere lo sguardo, a sembrare quasi imbarazzato e a corto di parole: improvvisamente si ritrova a non sapere cosa dire ed è una vittoria inaspettata che Ermal cerca di assaporare fino in fondo. È riuscito a prenderlo in contropiede e si gode il momento con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Fabrizio si riprende in fretta, riacquista tutta la sua calma, il suo fascino e lo guarda di nuovo dritto negli occhi, congelandogli in viso il sorriso.

"Tua madre è sempre gentile con me, quindi voglio restituirle il favore. Adesso stai fermo qua da bravo bambino e aspettami. O giuro che ti vengo dietro e ti trascino in macchina a forza. Ok?"

Il suo tono è scherzoso: cerca di disarmare l'improvvisa tensione che si è creata tra loro, ma senza riuscirci del tutto

Ermal annuisce istupidito, sgrana gli occhi dalla sorpresa e non ha nessuna reazione quando Fabrizio gli si avvicina per scompigliargli i capelli come ha fatto la prima volta che si sono incontrati.

La sua mente gli fa risuonare le sue parole nella testa come se fossero un mantra.

Arrossisce ferocemente al pensiero di essere afferrato e strattonato da quelle mani grandi e ruvide che riempiono i suoi sogni più di quanto osi ammettere anche a sé stesso, e essere maneggiato come una bambola di pezza senza volontà completamente alla sua mercè.

Si immagina tra le sue braccia, stretto contro il suo petto e la vertigine lo assale di nuovo.

Sale in macchina senza dire una parola quando Fabrizio si ferma davanti a lui, ancora perso nei suoi pensieri: gli rivolge uno sguardo confuso e riceve in cambio il sorriso più bello che abbia mai visto in vita sua.

Sospira e si gira verso il finestrino aperto per non doverlo guardare quando mette in moto e parte.

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