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Fabrizio mantiene la sua promessa, e due sere dopo la loro gita estemporanea si presenta a casa sua dopo il lavoro con la chitarra in spalla e un sorriso complice e divertito sulle labbra.

Ermal lo guarda confuso all'inizio, sentendosi timido tutto ad un tratto, provando un'improvvisa vergogna per il suo modo di suonare che non lo aveva mai nemmeno sfiorato durante tutte le sere passate con la chitarra in mano a suonare per lui seduto nell'ambiente protetto della sua stanza, a distanza di sicurezza da Fabrizio e dai suoi occhi.

Adesso si sente esposto e sotto esame.

"Dai vieni, ce ne andiamo in giardino finché c'è ancora luce e facciamo qualche pezzo insieme."

Ermal alza le spalle e cerca di svignarsela con qualche pessima scusa, nonostante la voglia matta che avrebbe di passare del tempo da solo con lui senza doverlo dividere con gli altri e dover sgomitare per ottenere le sue attenzioni.

Ma Fabrizio non vuole accettare un no come risposta.

Trascina Ermal in giardino, la sua mano calda e ruvida stretta attorno al suo polso, e restano lì seduti per quelle che sembrano ore a suonare, a ridere e a scherzare come se non esistesse nient'altro attorno a loro, e il mondo intero si fosse ridotto solo a loro due.

Più lo guarda, più ammira il modo in cui il suo viso cambia e si trasforma mentre canta e suona, quando gli parla, quando si ferma a guardarlo ed ascoltarlo assorto, con una sigaretta tra le labbra e gli occhi puntati su di lui, più Ermal sente la fugace infatuazione estiva che la sua attrazione per Fabrizio avrebbe dovuto essere trasformarsi in qualcosa di sempre più profondo.

Fabrizio gli parla con gli occhi, con le espressioni del suo viso, con i suoi sorrisi che sembrano risplendere più delle mille stelle sopra di loro, che gli riempiono lo sguardo di così tanta luce da lasciarlo quasi intontito. Ermal vorrebbe prenderlo per mano, stringerlo forte avvolgendosi attorno a lui, e chiedergli, anche supplicando, di non lasciarlo andare, perché questo sentimento così forte che prova per lui lo rende fragile, e senza le sue braccia a tenerlo insieme potrebbe rompersi in mille pezzi.

Ermal canta con voce quasi strozzata, stringe forte la chitarra contro il petto come se fosse uno scudo tra loro due, l'unica cosa ancora in grado di proteggerlo dai suoi sentimenti. Fabrizio lo guarda quasi incantato, così intensamente da fargli girare la testa.

Gli manca il respiro quando finisce la sua canzone.

"Sei bravo davvero. Le scrivi anche le canzoni o canti solo quelle degli altri?"

"A volte ci provo a scrivere qualcosa... ma non credo mi riesca molto bene."

"Mi fai sentire?"

Scuote la testa, senza incontrare il suo sguardo.

"Non mi va. Un'altra volta magari."

(Non riesce a dirgli la verità neanche adesso.

Ha scritto una canzone per lui dopo essere tornato a casa dalla città.

Con il corpo ancora in fiamme e la pelle che gridava disperata tutto il desiderio che gli infiammava le vene e le viscere si è seduto alla sua piccola scrivania, e ha messo in parole e in musica la sua passione, il bisogno viscerale di lui che sta diventando dolore.

Un dolore sordo che gli si propaga per tutto il corpo come una vibrazione che lo lascia spossato e privo di energie: ha vergato un foglio dopo l'altro di parole, note e lacrime. E di sogni che non si realizzeranno mai, di passioni che si trasformeranno in rimpianti.

Ermal ha pianto sotto la doccia, con l'acqua tiepida che gli accarezzava il corpo e una mano tra le gambe stretta attorno alla sua erezione, con la mente persa in immagini e speranze che si infrangeranno inevitabilmente contro il muro della realtà.

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