Fino a neppure una settimana prima, la decisione di sua madre di andare a far visita a sua nonna insieme a suo fratello per qualche giorno, affidandolo a Fabrizio per sicurezza e per non farlo sentire troppo solo, avrebbe riempito Ermal di quell'eccitazione carica di aspettative che ha sempre accompagnato la prospettiva di passare del tempo da solo con lui.
Adesso si sente intrappolato in una situazione che non sa come affrontare, con la persona che rappresenta i suoi sogni più belli e al tempo stesso gli incubi da cui vorrebbe disperatamente svegliarsi.
"Sei proprio sicuro di non voler venire con noi? Alla nonna dispiacerà non riuscire a vederti neanche una volta fino a Natale."
Ermal annuisce vagamente, sorridendo a sua madre e cercando di ignorare la vicinanza tra il suo corpo e quello di Fabrizio.
"Tranquilla mamma. Starò bene."
"A lui ci penso io, non ti preoccupare. Mi assicurerò che faccia il bravo e che non muoia di fame."
Fabrizio sorride come ha sempre fatto, come continua a fare nonostante la tensione tra di loro che sembra sempre più vicina al punto di rottura dal quale non si potrà più tornare indietro. Gli scompiglia i capelli, con le sue dita calde e ruvide che gli massaggiano lo scalpo, e poi appoggia una mano alla base del suo collo per attirarlo di più a sè, in un gesto che vorrebbe essere rassicurante, ma che ad Ermal sembra quasi possessivo, in quel modo inconsapevole che è tipico di Fabrizio.
Si gode quel contatto anche se non dovrebbe, anche se si sente ancora ferito ed umiliato dal modo in cui Fabrizio l'ha trattato e dal modo in cui finge che tutto vada bene quando invece tutto attorno a loro sembra cadere a pezzi; non riesce ancora a guardarlo negli occhi o a parlare con lui, ma si sforza il più possibile di fingere che tra di loro nulla sia cambiato per non insospettire sua madre e farla partire tranquilla.
Ma cambia tutto quando si ritrovano da soli, senza nessuno a fare da cuscinetto protettivo tra di loro: Fabrizio sospira, cerca di fare qualche battuta che Ermal lascia cadere miseramente nel vuoto chiudendosi in un silenzio ostinato e offeso.
Lo sguardo triste che gli rivolge lo fa sentire quasi in colpa, ma si sforza di non cedere e di continuare ad ignorarlo, anche se comportarsi così non lo fa stare meglio: ma l'indifferenza è l'unica arma che ha in questo momento.
Va a sdraiarsi in giardino mentre Fabrizio cucina qualcosa per lui prima di andare a lavoro, cuffie saldamente piantate sulle orecchie per non dover ascoltare i suoi tentativi di conversazione.
Una volta avrebbe fatto qualsiasi cosa per passare più tempo possibile insieme a lui, per vederlo in una situazione intima e rilassata come questa: avrebbero parlato per ore, con Ermal seduto sul bancone della cucina intento ad ascoltarlo, a farlo ridere, a godersi l'illusione che il loro rapporto fosse sul punto di diventare qualcosa di meraviglioso ed indimenticabile.
Invece Ermal si chiude in sé stesso e lascia che la sua parte più infantile prenda il sopravvento e scavi un solco sempre più profondo tra di loro.
Fabrizio ricompare dopo un po', un'espressione quasi imbarazzata sul viso, come se non sapesse come approcciare Ermal, cosa dirgli.
"Ti disturbo? Volevo solo dirti che sto andando all'albergo e che c'è da mangiare nel frigo. Puoi usare tutto quello che trovi qui, ok? Fai come se fossi a casa tua."
Ermal non risponde subito: si prende il suo tempo, cercando di mantenere il suo viso neutrale e impassibile, riuscendoci solo a metà. Sospira e alza le spalle, mettendosi a sedere sulla sdraio e guardando Fabrizio dritto negli occhi.
È difficile sostenere il suo sguardo ignorando la stretta che sente alla bocca dello stomaco e il desiderio di allungare le mani verso di lui per toccarlo.

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il mare di carta
Hayran KurguL'estate dei diciassette anni di Ermal ha il sapore nostalgico e agrodolce della fine dell'infanzia. E del suo amore per Fabrizio. (Ovvero "Call Me By Your Name" AU di cui nessuno sentiva il bisogno).