"As I move my feet towards your body, I can hear this beat, It fills my head up and gets louder and louder "
"Mentre muovo i miei piedi verso il tuo corpo, riesco a sentire questo battito, mi riempie la testa e diventa sempre più forte"
- Florence and the machine -
Quella sera ti ho visto lì, seduto al bancone del bar, in compagnia di una birra. Eri seduto su di uno sgabello, mentre guardavi i video delle canzoni che passavano in tv. Con quella camicia nera, quel jeans stretto, con quegli occhi scuri, persi nel vuoto. Avevo subito capito che non era stata una bella giornata, bastava guardare il mondo in cui avevi messo la giacca sulla sedia accanto. Avrei potuto immaginare il modo in cui ti eri recato al bancone e avevi ordinato la birra. Avrei potuto descrivere il modo in cui eri entrato nel locale come una di quelle scene da film americano dove l'uomo d'affari si ferma ad un bar per affogare i propri problemi in un boccale di birra. Sapevo anche che, se eri di umore storto, non ti si avrebbe potuto fare nessun tipo di battuta o domanda sulla giornata, sul lavoro o semplicemente su cosa avevi mangiato a pranzo. Ti conosco talmente bene che, appena ti ho visto, mi sono solamente avvicinata, mi sono seduta sullo sgabello alla tua sinistra, ho ordinato un drink e sono stata lì in silenzio a guardare la tv con te. Ti conosco talmente bene che sapevo benissimo quando avrei potuto aprire bocca, cosa avrei dovuto dire e quali argomenti avremmo potuto affrontare. Ma soprattutto, sapevo che non avrei potuto iniziare nessun tipo di discorso prima di aver avuto la tua silenziosa approvazione, quando ti saresti girato nella mia direzione e avresti sfoderato uno di quei timidi sorrisi. Sapevo benissimo che quello sarebbe stato il segnale, il tuo segno di approvazione. Quando mi sorridevi era come se, in quel momento, annullassi tutto quello che avevi intorno e nella mente. Quella sera però mi sono accorta che, quel sorriso, era più tirato del solito. Quella sera infatti decisi di non parlare, mi accontentai di rispondere al tuo sorriso tirato con un sorriso "d'incoraggiamento", come se volessi portarti a parlare, a dirmi come stavi e cosa era successo di così grave che ti avesse portato a finire una birra in poco meno di dieci minuti. Senza fare nessuna domanda, finì il mio drink e ne ordinai un altro. Sapevo che la serata sarebbe stata molto lunga e tu non avevi la minima voglia di rendermi partecipe dei tuoi problemi. Volevo parlarti e dovevo dirti quello che mi passava per la testa in quei giorni, avevo paura di darti fastidio ma dopo tre drink, come ben sai, quel filtro tra cervello e bocca era del tutto sparito. Senza neanche muovermi ti ho detto che se avevi intenzione di startene zitto tutta sera, mi sarei alzata e me ne sarei tornata a casa da sola. Mi hai guardato. Ti ho guardato. Siamo rimasti in silenzio per qualche minuto, occhi negli occhi, mentre la musica iniziava ad alzarsi, le persone iniziavano a dirigersi verso la pista da ballo. Mi hai preso per mano, mi hai fatto alzare e, tenendomi forte la mano nella tua, mi hai portato in mezzo alla pista. Abbiamo iniziato a ballare, uno davanti all'altra. Era molto tempo che non mi sentivo così bene con una persona, soprattutto con te. Ti guardavo ballare, come ti muovevi. Sotto le luci del locale risaltava la tua carnagione abbronzata dodici mesi all'anno, risaltavano i tuoi occhi scuri, il tuo sorriso bianchissimo. Vederti ballare così sciolto ha portato me a lasciarmi andare. Abbiamo ballato tutta la notte. E le ore non sembravano tali, non ci siamo nemmeno accorti che il locale stava chiudendo. Tra un drink e l'altro, tra un ballo e l'altro ci siamo fatti prendere e non abbiamo tenuto d'occhio l'orologio.
Erano le quattro, quando il barista ci avvisa che stavano per chiudere. Eravamo seduti a un tavolino a ridere delle performances appena fatte in pista. Stavamo bene insieme. Ci siamo rivestiti e, appena fuori dal locale ti sei offerto per riaccompagnarmi a casa. Siamo saliti in macchina. Durante tutto il tragitto non abbiamo detto mezza parola, non ci siamo neanche guardati, siamo rimasti in silenzio ad ascoltare le canzoni che passavano alla radio. Una volta sotto casa ho fatto per salutarti e scendere dalla macchina. Mi hai messo la tua mano sulla mia. Mi hai guardato negli occhi, ti sei avvicinato frettolosamente al mio viso, lasciando solo pochi centimetri tra i nostri due nasi. Mi hai guardato negli occhi, mi hai preso il viso tra le mani e mi hai sussurrato dolcemente "ti amo". Ed è stato lì che mi si è fermato il cuore. Giusto quei dieci secondi, quel minuto , quel secolo. Ti ho sorriso, non sapevo cosa risponderti. Ti ho semplicemente preso e baciato. Mi hai colto di sorpresa. Era da un pò di tempo che volevo parlarti di me, di quello che mi stava succedendo ma mai mi sarei aspettato che tu provassi questo per me. Senza dire altro ti ho preso per il colletto della camicia, ti ho attirato a me e ti ho baciato con più passione. Quando ci siamo staccati c'è stato quello sguardo complice, senza che nessuno dei due dicesse nulla siamo usciti dalla macchina e siamo saliti in casa mia. Ti ho aperto la porta dell'ascensore, nel quale abbiamo continuato a baciarci. Neanche il tempo di prendere le chiavi dalla borsa che già mi ero tolta il giubbotto e i tacchi. Ci siamo lasciati travolgere da quella voglia repressa che ci tormentava da quasi sei mesi. Erano sei mesi che avevamo iniziato questa "relazione" ma più che qualche bacio a stampo non c'era mai stato. Erano sei mesi che avevo voglia di sentirti sulla mia pelle, di fare aderire ogni centimetro della mia pelle con la tua. Erano sei mesi che aspettavo di poterti invitare in casa mia senza avere un piano per la serata, o per lo meno che non avevo programmato una serata tranquilla sul divano film e pop corn. Aspettavo questo momento da tempo ed ora che stava succedendo non ci stavo neanche credendo.
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Dear Diary
RomanceCiao a tutti, ho deciso di racchiudere tutti i "testi" che pubblico su Tumblr anche qui su Wattpad. Vi avviso già che molte di loro hanno come "introduzione" delle frasi di canzoni note. Proprio da quelle frasi parte il mio "racconto". Da lì nasce t...