Nessun posto è casa mia

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"Nessun posto è casa mia, ho pensato andando via. Soffrirò nei primi giorni ma so che mi ci abituerò (...) E i posti sono semplicemente persone"

- Chiara Galiazzo -

Un giorno ho deciso di partire, andarmene e trasferirmi in un città che non conoscevo e che avevo visto due volte in tutta la mia vita. Era un pò di tempo che avevo in mente di andare via, lasciare tutto e andare talmente tanto lontano, da mettere talmente tanti chilometri in mezzo tra me e casa, da scoraggiare chiunque ad affrontare quel viaggio. Volevo solamente provare a mettere in pratica il detto "occhio non vede, cuore non duole" ed ho appurato che è vero ma che all'inizio sicuramente fa parecchio male. I primi giorni sono stata parecchio male, i primi mesi piangevo, ma dopo quasi due anni posso dire che il cuore si è abituato. Dopo due anni, riguardo indietro e mi convinco di aver fatto la scelta più giusta. Avevo bisogno di allontanarmi da casa, dalle amicizie e da quegli amori che mi promettevano il mondo ma alla fine sono finiti in un nulla. Avevo bisogno di allontanarmi per capire chi realmente mi vuole bene e chi invece ha semplicemente finto, avevo bisogno di capire a quali persone tenessi davvero e a chi invece volevo bene per "abitudine", avevo bisogno soprattutto di mettere alla prova me stessa e capire se mai avessi potuto fare qualcosa di utile a me stessa e al mio futuro. Così ho preso in mano una valigia, un borsone, l'iscrizione all'università, un biglietto del treno e mi sono trasferita. Non nego che vedere mia madre piangere, per un momento, abbia messo in discussione quello che stavo facendo. Non nego che leggere i messaggi della buonanotte invece che sentirselo dire a voce, mi hanno messo un pò in crisi. Ma non nego neanche che, da quel giorno, sono cresciuta molto, soprattutto sono maturata. Ho dovuto farlo. Ero sempre stata abituata a fare le cose perchè mi venivano chieste, avere sempre le cose pronte, avere sempre il cibo in frigo. Da quel giorno ho dovuto capire che potevo contare solo su me stessa, sulle mie forze e sulla mia capacità di organizzarmi. Da quel giorno ho dovuto capire che il tempo è importante, soprattutto quando devo fare le faccende domestiche, quando devo studiare e fare la spesa tutto in un pomeriggio. Mi sono resa conto che, tornare a casa da lezione e trovare un piatto di pasta pronto, mi manca parecchio. Mi manca anche il fatto di avere sempre il letto caldo, di avere qualcuno che mi mettesse la borsa dell'acqua calda sotto le coperte mezz'ora prima di andare a letto per far si che non andassi a dormire in un "freezer". Mi manca soprattutto il mettere piede in casa e avere sempre qualcuno che, dal fondo della casa, mi salutasse con tutta la voce che aveva in corpo. In sostanza mi manca la mia quotidianità.

Ho preso, ho lasciato amici e falsi amori. Ho lasciato soprattutto amici che conoscevo da una vita. Ho lasciato persone che stavo conoscendo e con cui mi sarebbe piaciuto approfondire la conoscenza. Ho lasciato amori che avrebbero potuto sbocciare in qualcosa di bello, in qualcosa di memorabile. Ho lasciato amori che probabilmente avrebbero solo portato tanto dolore, più di quello che già avevano fatto. Ho lasciato persone con le quali non avrei potuto costruire nulla. Ho lasciato persone con le quali avrei potuto costruire molto. Ho lasciato parenti che si preoccupano per me. Ho lasciato cugini che inizieranno a parlare senza di me. Ho lasciato cugini che avranno la loro prima fidanzata e non potranno presentarmela di persona. Ho lasciato nonne che si sentono abbandonate da me e che non capiscono che di questo, egoisticamente, ne avevo particolarmente bisogno per stare bene. E di tutto questo non me ne pento. Non mi pento di quello che ho fatto perché so che, chi mi vuole bene, capirà le motivazioni per le quali ho fatto quello che ho fatto. Sono sicura che chi mi vuole bene non mi volterà le spalle il giorno in cui tornerò a casa. Sono sicura che quel giorno troverò tutti quelli a cui voglio bene, lì a braccia aperte.

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