La tua musica

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Alcune note risuonavano in tutto il corridoio.

Quel giorno, Minho sarebbe uscito per la prima volta dopo la sua cattura, ecco perché c'era del silenzio in quella casa.
Semplicemente, era assente.

La povera Brenda si era offerta per fargli vedere un po' la città è portarlo alla partita di calcio che si sarebbe svolta la sera stessa.

Frypan era uscito con la sua ragazza, mentre Sonja è Harriet sarebbero tornate il giorno a seguire.

Non c'era nessuno.
Eccetto per Newt e Thomas.

Dopo quella serata, si erano evitati a vicenda in tutti i modi possibili, senza esclusioni.
Ovviamente i loro comportamenti non erano passati inosservati a nessuno. Tutti li trovavano quasi teneri.

Quel pomeriggio, Newt era sparito dietro la porta in cui Thomas ci aveva messo piede una sola volta, mentre il moro era chiuso nella sua stanza.

Sull'unica poltrona della stanza, c'era appoggiata la giacca del biondo, la quale emanava ancora il profumo dell'altro.

Thomas non l'avrebbe mai ammesso, ma stava iniziando ad esserne dipendente.

Gli auricolari, gentilmente prestati dalla bruna, erano attaccati ad un MP3 bianco, che sembrava avere una decina d'anni. Il volume lo teneva al minimo, così da godersi le note meravigliose ma allo stesso tempo essere sempre pronto a qualunque avvenire.

La canzone non l'aveva mai sentita. S'intitolava History Maker e, per quanto non rispecchiasse il suo genere, non era affatto male.

Il libro che teneva, invece, tra le mani, era abbastanza recente ed era del suo autore preferito: Stephen King.

Gli occhi continuavano a scorrere sulle parole in inchiostro, quando alcune note risuonarono nel corridoio, giungendo ai timpani del biondo.

Subito si mise a sedere, lasciando che il libro cadesse al suo fianco.
Si tolse gli auricolari.

Era a bocca aperta.
Non aveva mai sentito quel pezzo eppure, gli arrivava dritto al cuore. Quelle note riuscivano ad esprimere mille parole che nessuno sarebbe riuscito mai a pronunciare.

Lentamente, si alzò.
I piedi scalzi a contatto con il pavimento freddo crearono diversi brividi lungo la schiena del ragazzo.

Aprì leggermente la porta, così che solo la testa uscisse allo scoperto. Tutte le porte erano spalancate, eccetto per quella affianco alla stanza di Thomas.
La camera di Newt.

Proveniva da lì la musica.

Troppo curioso per stendersi di nuovo sul materasso, decise di avvicinarsi.
Le note, tutto d'un tratto, si erano fatte più accattivanti, quasi feroci.

La neve, al di fuori della struttura, aveva inziaiti a scendere sotto forma di piccoli fiocchi.
Tanto bella quanto silenziosa.

Ormai il moro era di fronte alla porta e, come una statua, non emetteva nessun movimento.

Appoggiò l'orecchio alla superficie legnosa della porta, così che la musica si sentisse ancora meglio.
Eppure non si accontentò.

Senza fare alcun rumore, abbassò la maniglia e aprì la porta abbastanza perché lui ci passasse.

Il ragazzo era di spalle, troppo concentrato a suonare, difatti non si era accorto dell'entrata di Thomas.

Il moro, nel mentre, aveva appoggiato la schiena contro il muro, mettendosi poi con le ginocchia piegate e i piedi sul pavimento.

Alcune gocce di sudore gli imperlavano la fronte e questo lo rendeva ancora più attraente di quello che già era.

Esatto, Thomas trovava attraente Newt. Ma non solo, visto che lo vedeva bello tanto quanto un angelo, il cui passato però era troppo oscuro da poter esprimere a parole.

Preso forse dalla passione, Newt si alzò dallo sgabello, iniziando a suonare in piedi.
Il viso era impassibile, quasi come una pietra, eppure non passarono inosservate le lacrime che rigavano le sue guance, a Thomas.

Il biondo si voltò, con gli occhi serrati e Thomas sentì il suo petto venir trafitto da mille aghi mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso triste.

Distolse gli occhi dal ragazzo sentendosi quasi male alla vista di Newt in quello stato.

La musica, però, cessò di colpo.
Subito il moro non ne capì la causa ma, quando alzò gli occhi, vide il ragazzo davanti a sé, tremare alla vista del suo "spettatore".

La chitarra era sul suo fianco e, finalmente, Thomas ne poteva osservare i dettagli: era nera e rossa, e il manico era così scuro, da pensare che fosse stato immerso in una botte piena di pece.

«T... Tommy? Cosa c...ci fai ne...nella mia camera? » Chiese lui balbettando, mentre le mani tremavano visibilmente.

«Ho sentito la tua musica e volevo vederla dal vivo. Non sapevo che sapessi suonare. » Commentò lui, con un sorriso sincero sul il volto.

Poteva sentire ancora il suo fiato sulle sue labbra.
Una sensazione che l'avrebbe perseguitato a vita se non se ne fosse dimenticato.

«Non sai nulla di me Tommy ed è meglio così. » Constatò lui, nascondendo poi lo strumento nel suo armadio.
Perché lo nascondeva? Forse se ne vergognava?

«E se ti dicessi che ti voglio conoscere? Sarebbe un problema?»

Newt si bloccò sul posto.

Shotgun /Newtmas' AU/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora