17| Com'era Madrid?

2.3K 88 21
                                    









Girò le chiavi nel quadrante dell'auto e si slacciò velocemente la cintura.

Non aveva molto tempo, sua madre lo aspettava per andare a cena fuori ed aveva ancora il borsone con cui aveva fatto allenamento nel bagagliaio.
Aveva avuto però il tempo necessario di mandare un messaggio vocale ad Idie nel quale diceva che sarebbe passato sotto casa sua.
E quindi si ritrovava ad aspettarla abbastanza distante da Casa Agnelli per non destare sospetti, anche se con quell'auto non era sicuro che passare in inosservato.

Idie aveva risposto con un secco "Va bene" pochi minuti dopo e Paulo non ci aveva pensato un istante in più: aveva premuto il piede sull'acceleratore per arrivare a destinazione.

Lo sportello dell'auto fu aperto senza fretta, e Idie si accomodò incrociando le gambe come se nulla fosse stato.

Il suo profumo invase l'abitacolo e fece forza su se stesso per non tentare di baciarla ed evitare tante parole che non avrebbe voluto dire.

Respirò piano, stando attento anche al suo stesso movimento del diaframma.

Aveva quasi dimenticato l'effetto che gli procurava tutte le volte che erano vicini.

Si era preparato un discorso, in qualche angolo della sua mente. Aveva stilato una lista delle cose da dire e le cose da non dire, ma aveva scordato tutto.

E Idie continuava a fissarlo, con la testa appoggiata al seggiolino e un'espressione apatica sul volto, e non era facile prendere parola -o coraggio?-
era più abituato a mostrare quello che provava piuttosto che dirlo a parole.

«Quindi» iniziò e il suo pomo d'Adamo continuò ad oscillare su e giù.

Idie la sentiva sulla pelle quella tensione, era palpabile come lo era la voglia che aveva di sentirlo vicino, di sentire il suo sapore e sapere che non era nulla cambiato.

«Era bella Madrid?» chiese con tono sarcastico e sapeva che lui non avrebbe apprezzato, ma non le importava.

Paulo sospirò, ma cercò di essere rilassato «Sì, molto. Ci sei mai stata? Ti ci porto se vuoi»

«No, grazie» gli rispose sorridendo in modo palesemente finto.
Paulo lo capì subito, le lanciò una lunga occhiata, ma servì solo per prendere tempo.

«Ti direi che mi dispiace, ma so che non ti basterebbe» si leccò le labbra in modo nervoso mantenendo il capo basso e questo la mandava letteralmente fuori di testa.

Voleva che la guardasse, che le dicesse -occhi negli occhi- che tutte le paranoie che aveva in testa erano dovute alla sua pazzia e non alla realtà.

«Ci sono cose che non riesco a spiegarti, cose che non hanno a che fare con te ma che comunque influenzano quello che..siamo»

Schiuse le labbra per continuare a parlare, ma Idie fu più veloce «Non riesci a spiegarmi..o non vuoi?»

«Entrambe- rispose -Ti ho chiesto di fidarti di me ma so che non ti fidi»

«Mi fido di quello che sento per te, non del resto»

Paulo alzò il capo per l'intensità con cui aveva pronunciato quella frase e avrebbe voluto solo prenderle la mano -che continuava a sfiorare la sua involontariamente- ma non lo fece.

Scelse le parole da pronunciare con cura, cercando i suoi occhi scuri e lei si accarezzò impercettibilmente le labbra piene con la lingua «Ti devi fidare di quello che ti dico e anche di quello che non ti dico»

𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.DDove le storie prendono vita. Scoprilo ora