14| Ma non potevi innamorarti di una persona normale?

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Idie si girò sul fianco, chiuse gli occhi come per rimettersi a dormire.
I capelli lasciati sciolti solleticavano le braccia nude di Paulo e puntualmente le sue mani arrivavano per spostarli e, all'occasione, tirarli un po' solo per darle fastidio.

Suo padre e Tatiana avevano anticipato il viaggio a Dubai ed erano via per il fine settimana, e Idie era così contenta che aveva deciso di non andare a scuola quel giovedì.

Paulo invece avrebbe avuto allenamento solo nel pomeriggio.

Il giorno prima c'era stata la partita da recuperare contro l'Atalanta e si era conclusa con un 2-0 a favore dei bianconeri.
Nessun goal di Dybala, ma a lui sembrava non importare più di tanto. Non aveva detto nulla al riguardo, e verso le nove di sera aveva chiamato Idie -sempre telefonate veloci- e l'aveva avvisata che sarebbe andato a prenderla.

Saltare scuola le era sembrato d'obbligo.

E quindi si ritrovava tra le coperte e il braccio di Paulo che -nonostante il fastidio dei capelli lunghi- continuava a stringerle il fianco.

«Sei sveglia?» domandò con la voce roca, alzando di poco il petto.

«'Sta zitto» replicò dandogli un pizzicotto all'interno del braccio, dove la pelle era più sensibile.

«Ai!- scattò subito -Mi fai male»

«Scusa, bimba» mormorò staccandosi di poco dal ragazzo.

Paulo alzò gli occhi al cielo e prima che Idie potesse allontanarsi di più, l'attirò a se con una mano.

«Come mi hai chiamato?» le chiese premendole una mano sulla gola.

Idie per poco non scoppiò a ridere «Smettila di fare il duro- disse, con gli occhi incollati ai suoi -Non ti viene bene la parte» lo provocò ancora, lasciandogli un bacio sul collo.

Paulo l'allontanò e riprese ad indurire i lineamenti del volto «Ah no?» chiese, stringendo la presa.

Idie non trovò nemmeno il tempo per replicare, che subito si trovò schiacciata tra il corpo tonico del ragazzo e il materasso morbido.

Ovviamente le loro labbra erano un tutt'uno.

Poi, il suono di un cellulare li fece staccare, anche se di poco.

«È il tuo» affermò con sicurezza Idie, ricordando di aver spento il suo.

Paulo sbuffò infastidito e si allungò per prendere il cellulare dimenticato sul comodino.

Rispose in spagnolo, e Idie automaticamente si allontanò: sapeva cosa significava quel cambio di lingua.

Dopo alcuni istanti passati ad ascoltare la risposta dell'interlocutore, Paulo si alzò dal letto e uscì dalla stanza chiudendo la porta scorrevole dietro di se.

Erano momenti come quelli in cui Idie si sentiva fuori dalla sua vita.
Non voleva di certo spiarlo o sapere tutto, ma le capitava di sentirsi all'oscuro, come se lei fosse una parte nascosta o come se ci fosse un'altra parte della vita di Paulo a cui non poteva accedere.

Aveva immaginato varie volte cosa poteva comportare vivere alla luce del sole. Aveva immaginato la faccia di suo padre, i titoli dei giornali, la faccia di Olga e di tutta la sua famiglia.

Aveva immaginato anche la faccia di Antonella.

E sapeva che non ci sarebbe mai stato tutto quello.

Sospirando si legò i capelli in uno chignon disordinato, prese il cellulare dal comodino e lo accese, sperando che la conversazione finisse il più presto possibile.

𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.DDove le storie prendono vita. Scoprilo ora