Amami il triplo che è un momento critico.
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Il lunedì successivo alla partita fu ancora più traumatico di quanto non fosse già effettivamente il lunedì.
A casa, quella mattina, c'era un silenzio molto diverso dal solito.
Era più una sensazione che qualcosa di effettivo, ma Idie percepiva lo stesso quell'aria di vuoto infilarsi tra le ossa e strisciare fino ad arrivare allo stomaco.
Non aveva dormito per nulla la notte precedente: si era rigirata tra le lenzuola, con il cellulare tra le mani e due paia di occhi -nella mente- che la scrutavano senza pietà.
Era troppo stanca anche per mettere insieme qualcosa di sensato da dire, si limitò a bofonchiare un "Buongiorno" e sì accomodò a tavola.
Suo padre era già uscito -l'aveva sentito salutare Gianni e subito dopo era arrivato il rombo della Jeep che si allontanava- e di Tatiana nemmeno l'ombra.
C'era solo Olga, con i capelli legati in una crocchia scomposta e l'espressione pensierosa.
Dopo che sua nonna l'aveva -letteralmente- trascinata via da Paulo e da tutti quelle occhiate indiscrete, era ritornata a casa con la testa che pulsava.
Nessuno aveva detto niente, durante il ritorno a casa, nemmeno Carolina che aveva il volto contratto in una smorfia preoccupata, e Idie non sapeva bene se fosse per la sconfitta o per quello che era successo fuori dagli spogliatoi.
Solo sua nonna aveva continuato a fissarla a lungo, a sospirare e poi aveva mormorato un "Stai attenta" quando si erano salutare.
Suo padre si era mostrato molto nervoso, ma solo per l'esito finale dello scontro diretto.
Nulla di cui preoccuparsi.
Se l'era ripetuto più volte quella notte e davvero non riusciva a capire perché Paulo non rispondesse a nessuna delle sue chiamate o ai suoi messaggi.
Capiva la rabbia, ma non capiva cosa centrasse lei in tutto quello.
Si strinse i lacci delle Dr. Martens basse, e afferrò il pacco dei biscotti al burro.
Tatiana, quella mattina, entrò in casa con il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla, i capelli acconciati in una piega elegante e l'espressione preoccupata.
Sbatté con veemenza un fascicolo di documenti sul tavolo, facendo uscire uscire il latte dalla tazza, che andò a finire sulla tovaglietta plastificata.
Idie quasi non ci fece caso, continuò a mordicchiare il biscotto con la testa bassa e in testa il ritornello di una canzone dei Måneskin di cui non ricordava il titolo.
«Cosa?- urlò la donna dopo aver ascoltato l'interlocutore -cosa significa 'abbiamo le prove'?»
Dopo alcuni istanti, Tatiana stava ancora urlando, aveva solo cambiato lingua e ora imprecava in inglese.
Olga uscì dalla cucina con in mano il bollitore dell'acqua e la fronte aggrottata.
«Cosa succede?» chiese rivolgendosi alla ragazza.
Idie alzò le spalle, borbottò un veloce "Non ne ho idea" e il cellulare sul tavolo prese ad illuminarsi per l'arrivo di una notifica.
Da: Carolina
Leggi il giornale, veloce, subitoIdie ignorò anche quello, si pulì la bocca con un tovagliolo e poi era pronta per alzarsi e lasciare casa.
Tatiana urlò ancora, le spalle rivolte verso le due donne e poi chiuse velocemente la chiamata.
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𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.D
FanfictionYou were red and you liked me because I was blue. But you touched me and suddenly I was lilac sky. Then you decided purple just wasn't for you. PD10