«Mercoledì giochiamo contro il Tottenham» le disse in un sussurro, con la voce roca che riusciva ancora a farla tremare.Sentì il suo cuore battere a ritmo regolare, e in realtà aveva sentito solo quel rumore per tutto il tempo.
Paulo aveva il respiro leggero, le mani calde e non smetteva mai di accarezzarla, come se ne avesse bisogno per sentirla lì, vera e reale.
Avevano le coperte tirate fin su la testa -un'idea di Idie- e non sapevano assolutamente che ore fossero e forse non importava nemmeno.
«Lo so» rispose sussurrando, mantenendo tutto più intimo.
«Vorrei che ci fossi- sospirò sentendo il cuore farsi più pesante -lo so che non puoi, ma lo vorrei»
Idie si perse un attimo di più ad osservargli il torace scolpito, la linea della mascella, il modo i suoi muscoli si muovevano, il tatuaggio sul costato, e quello intorno al braccio.
Voleva ricordare tutto, tornare a casa e sentirsi ancora sua.
Le sembrò stupido dire "Ci sarò anche se non fisicamente" quindi non disse niente, lei che di parole ne faceva sempre overdose, restò in silenzio.
Si limitò ad avvicinarsi e a farsi stringere un po' di più.Tatiana appoggiò la borsa di Chanel sul bancone della cucina, emettendo un sospiro stanco morto. Si spostò dal volto una ciocca di capelli color cioccolato, mise le mani sui fianchi e arricciò le labbra. «Odio i paparazzi» dichiarò esasperata.
Idie emise un respiro di sollievo; era rientrata da poco, con ancora la felpa e l'odore di Paulo addosso e aveva pregato che non ci fosse nessuno in casa.
Si era buttata sul divano nero in pelle ed era rimasta lì a fissare lo schermo della televisione spento e a sospirare di tanto in tanto.Olga le aveva lanciato un'occhiata di sbieco, lasciandole intendere che voleva sapere dove era stata e con chi.
Idie invece sapeva di dover mentire, e fingere di aver dormito a casa di Nicolò.«L'hanno ancora seguita?» chiese la donna mentre passava uno straccio umido sul bancone.
«Oh sì! - sbuffò arrabbiata -Non riesco più a fare nulla di normale! Sono dei maleducati senza rispetto!»
Idie non disse nulla, il cuscino premuto contro la pancia e le ginocchia strette al petto. Se lo sentiva ancora in bocca il sapore di Paulo, e le sue mani addosso.
Si sentì patetica, ma felice.«Oh! -esclamò Tatiana -Idie! Sei qui»
La ragazza alzò lo sguardo verso le due donne, mordendosi un labbro.
«Sono sempre stata qui» rispose sorridendo.
Olga la guardò ancora nello stesso modo di prima: la conosceva troppo bene e sapeva che qualcosa doveva essere successo. Perché non era normale che Idie -a mezzogiorno- sorridesse in quel modo ad una perfetta sconosciuta come Tatiana.
«Bene cara, io e tuo padre domani partiamo per Londra- iniziò a parlare muovendo le mani curate -sai, per la partita, tu comportati bene e nel caso di..»
«Perché non me le dice mio padre queste cose?» la interruppe buttando il capo all'indietro e guardandola sottosopra.
Tatiana rimase immobile alla domanda, si girò con gli occhi spalancati verso Olga, cercando un aiuto implicitamente.
Gli occhi a mandorla di Idie erano belli, ma la spaventavano quando l'osservavano in quel modo: la mettevano a disagio, la facevano sentire poco degna, di essere la moglie di suo padre, poco degna di essere in una famiglia così importante.
Poco degna di poterle parlare, eppure non la conosceva e non avevano mai parlato nel vero senso del termine.
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𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.D
أدب الهواةYou were red and you liked me because I was blue. But you touched me and suddenly I was lilac sky. Then you decided purple just wasn't for you. PD10