20| Non è mai una buona idea

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Sarai il motivo che fa del dolore un carburante


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Idie appoggiò le labbra sulle ginocchia nude, si passò la mano ancora sporca di carboncino tra i capelli e si rese conto di aver perso più tempo del previsto per disegnare un agglomerato di emozioni che non aveva senso.

La stanza era, stranamente, in ordine e il pacchetto di sigarette era mezzo vuoto.

Lo squillo del cellulare arrivò a disturbare una quiete che sembrava quasi irreale.

Era un numero sconosciuto quello che la stava chiamando.

Rispose con incertezza nella voce «Pronto?»

C'era un baccano allucinante dall'altro lato della cornetta.

«Idie? Sei diventata famosa!» esclamò la voce sconosciuta.

«Chi parla?»

Una risata fragorosa le arrivò alle orecchie e sentì una voce parlare in una lingua che non conosceva.

«Sono Gonzalo!- esclamò urlando-davvero sono così poco importante per te? Wow, mi ferisci nel profondo»

La ragazza si trovò vagamente a disagio, e subito nella sua mente si formarono varie domande che non avrebbero ricevuto risposta.

«Scusa è che..»

«Non importa -l'interruppe come se avesse fretta -senti, hai da fare? Tipo, ora?»

Gonzalo parlò così velocemente che Idie non riuscì a stargli dietro, e si perse più volte dietro a tutti gli argomenti che tirò in ballo.

Idie si mordicchiò il labbro, guardò l'orario sull'orologio al polso: 23:30 «C'è qualcosa che non va?»

«No! No, no..è solo che, beh, sei a casa tua? Faccio passare un autista a prenderti e vieni qui»
Doveva essersi allontanato da tutto quel casino, perché Idie sentì il rumore affievolirsi sempre di più.

«Qui dove?»

Gonzalo ignorò la domanda, «Quindi posso far venire qualcuno? Puoi scappare di casa?» rise.

«Gonzalo, non mi sembra una buona idea» ribatté nervosamente.

L'argentino rise ancora, per poi farsi serio «Non è mai una buona idea..ma devi sapere una cosa»

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Il retro della discoteca era -fortunatamente- deserto.
Gonzalo aveva chiamato l'autista non appena lui e Douglas erano riusciti a rimettere in piedi Paulo e non era stato facile, anzi. Lui non ne voleva sapere di collaborare, ovviamente: aveva la camicia bianca sbottonata sul petto e continuava a biascicare parole un po' a caso e a fare battute a cui loro si rifiutarono di ridere.

E quando lo spinsero nell'auto nera, Paulo ci mise un po' per capire che Idie era seduta accanto a lui. Poi, quando si rese conto, scoppiò a ridere.
E quando effettivamente capì che lei era lì, si voltò di scatto verso Gonzalo, ancora fermo vicino allo sportello aperto.

«Ce la fai? Devo venire anche io?» domandò l'argentino, ignorando lo sguardo del compagno di squadra.

Idie scosse il capo «Ce la faccio da sola»

𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.DDove le storie prendono vita. Scoprilo ora