4. sᴘᴇᴄᴄʜɪᴏ sᴘᴇᴄᴄʜɪᴏ ᴅᴇʟʟᴇ ᴍɪᴇ ʙʀᴀᴍᴇ

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Mi ero legata i capelli con un pezzo di stoffa che avevo ottenuto strappando uno degli stracci già logori della cucina. Non era il massimo, continuava a sciogliersi, ma almeno avevo il volto e il collo liberi dai miei capelli. I ciuffi davanti non erano abbastanza lunghi da rientrare nella coda, ma per fortuna potevo metterli dietro le orecchie.

Dopo essere tornata negli Orti, il sole aveva davvero iniziato a farsi sentire. Inizialmente parlai con Zart e gli altri Scavatori, ma dopo mi limitai ad ascoltare perchè stava iniziando a mancarmi il fiato, la mia gola era secca. Quando finalmente finimmo di piantare le piante dei pomodori, ero fradicia dal sudore, ero sporca di terra e molto probabilmente il mio volto era rosso come le fragole che avevo raccolto dopo pranzo. Insomma, ero uno splendore.

"Ti sei divertita oggi, Fagio?" mi girai e trovai Newt che mi osservava. I suoi capelli erano leggermente scompigliati, ma per il resto non sembrava essere nelle condizioni disastrate in cui ero io.

"Ho davvero bisogno di farmi una doccia." risposi facendolo ridere.

"Immaginavo." disse afferrandomi il polso. "Dai. vieni."

Ero confusa, non avevo ancora finito di lavorare, dovevo andare ad aiutare i Cuochi a preparare la cena. "Devo aiutare Fry-"

L'occhiataccia che mi mandò mi zittì. Mi condusse a un lato del Casolare che non avevo ancora visitato dato che non avevo dormito lì dentro quella notte. Non pensavo che avrei dormito lì molto presto, non mi faceva impazzire l'idea di passare la notte affiancata da un branco di ragazzi che non vedevano una ragazza da mesi o da anni. Rabbrividii al pensiero.

"Aspetta qui." disse, lasciandomi nella stanza dove c'erano alcuni letti parzialmente sfasciati. Mi guardai intorno, c'erano dei sacchi a pelo ripiegati contro le pareti o appoggiati sui letti. C'erano diverse ragnatele negli angoli della stanza, soprattutto sul soffitto, alcune travi del pavimento erano rovinate o sollevate; era il contrario della cucina impeccabile in cui avevo lavorato quella mattina.

Newt tornò dopo un paio di minuti con dei vestiti puliti tra le mani.

"Ho cercato i vestiti più piccoli che potessi trovare. La maglietta non dovrebbe essere un problema, ma non sono sicuro che i pantaloni ti possano stare addosso, sai, uh- senza caderti." Si grattò dietro l'orecchio, leggermente imbarazzato.

"Li farò andare bene, grazie Newt."

I vestiti sono l'ultimo dei miei problemi in questo momento.

"Bene così." Uscimmo dalla stanza e ci dirigemmo verso le docce.

"Newt," dissi richiamando la sua attenzione "che cosa hanno deciso gli Intendenti ieri?"

Fece una smorfia, poi realizzò di cosa stessi parlando.

"Non preoccuparti." disse sbrigativamente. "Erano quasi tutti d'accordo che tu dovessi rimanere."

"In che senso rimanere? Pensavo che non ci fosse una via di uscita dal labirinto."

"Non ce n'è una, o meglio, non ne abbiamo ancora trovata una."

"Allora-"

"Gally, l'Intendente dei Costruttori, ha proposto di bandirti dalla Radura, mandarti nel labirinto appena prima della chiusura delle porte."

"Non potrei tornare il giorn-"

Mi interruppe di nuovo. Sarebbe stato un po' irritante se non mi fosse importato così tanto della sua risposta. "Tutto quello che devi sapere è che nessuno sopravvive a una notte nel labirinto."

Sospirò. "Al momento hai altro di cui preoccuparti, te lo dirò più avanti."

Provavo già paura, e qualsiasi cosa si trovasse nel labirinto, cementò questo sentimento.

Newt continuò. "Comunque, solo Gally ha dei dubbi su di te. Non riesce a capire perchè ti abbiano mandata qui."

"E tu perchè pensi che mi abbiano mandata qui?"

Alzò le spalle. "Non è importante. Non sappiamo perchè nessuno di noi sia qui, ma non per questo abbiamo mai pensato di mandarlo in contro a morte certa."

Ero sollevata dalla sua risposta, ma la parte sulla 'morte certa' mi fece rabbrividire.

Ci fermammo.

"Farò in modo che non entri nessuno." mi assicurò.

Alzai lo sguardo, non mi ero nemmeno resa conto che fossimo arrivati alle docce.
Annuii "Grazie, Newt."

Con un suo cenno della testa, sparii dietro alla porta del bagno.

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I miei capelli erano ancora leggermente bagnati, nonostante fossero passate un paio di ore dalla doccia. Mi ero legata 'l'elastico' intorno al polso e avevo passato le dita tra i capelli, cercando di pettinarli; non ebbi molto successo, finii solo per strapparne un paio.

Newt e Chuck mi avevano portato a mangiare fuori dal Casolare, ci eravamo seduti per terra, nello stesso punto in cui avevo passato le mie prime ore nella Radura con il ricciolino. Anche Minho si era unito a noi, ma per poco, aveva praticamente ingurgitato il suo cibo prima di andare a farsi una doccia.

Vedere Minho mi faceva domandare che cosa ci fosse al di là delle mura, come fosse il labirinto. Una parte di me aveva paura di sapere che cosa intendesse Newt, di sapere perchè nessuno sopravviveva a una notte nel labirinto, ma l'altra parte diceva che era davvero meglio non saperlo per la mia sanità mentale, ero già abbastanza spaventata da quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore.

"Chuck, perché non riporti i piatti in cucina?" gli chiese Newt, riportandomi alla realtà.

Quando il ragazzino si alzò, con un po' di fatica, gli passammo i nostri piatti e lui si diresse verso il Casolare.

"Perché l'hai mandato via?" chiesi all'inglese, arricciando il naso.

Newt alzò le spalle. "Frypan odia quando lasciamo i piatti in giro."

Feci un sorrisetto. "Certo, come no."

Avevo notato che molti 'pive'- non mi abituerò mai a usare il vocabolario dei radurai- lo trattavano male o comunque lo ignoravano. Non capivo perchè, era così dolce con me. Forse era perché era il più piccolo, sembrava che tutti gli altri avessero almeno quattordici o quindici anni.

"Newt, quanti anni ho secondo te?" gli chiesi improvvisamente.

Non c'erano specchi nella Radura e il retro del mio cucchiaio non era stato abbastanza per vedere bene la mia immagine.

Mi osservò per un momento prima di rispondere. "Quindici, forse sedici anni. E, prima che tu lo chieda, hai gli occhi e i capelli marroni, ma gli occhi sono leggermente più chiari."

Sapevo che la descrizione che mi stava dando non sarebbe stata sufficiente a capire che aspetto avessi. Era come se stessi leggendo la descrizione di un personaggio di un libro, creando un suo possibile volto nella mia mente, sapendo che la rappresentazione nel film sarebbe stata diversa da quello che avevo pensato. Lui stava guardando il film, io stavo leggendo il libro.

Newt sospirò prima di continuare. "Il tuo viso è abbastanza tondo, le tue guance sono rosse."

Non ero sicura che le mie guance fossero effettivamente rosse o se lo fossero per il caldo o per il modo in cui il ragazzo stava mantenendo contatto visivo.

Nevermore -NewtDove le storie prendono vita. Scoprilo ora