16. ʟᴀ sᴄᴀᴛᴏʟᴀ

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Mi rigirai diverse volte quella notte, in parte per via del sogno che feci, in parte per il calore del corpo di Newt che era così vicino al mio da quasi sfiorarlo.

Nonostante fosse notte faceva così caldo che ci eravamo semplicemente sdraiati sui nostri sacchi a pelo, aprendoli in modo da avere più spazio.

Il calore si era solo intensificato quel mattino, perciò non appena arrivammo nel Casolare per la colazione, chiesi a Frypan un bicchiere d'acqua, che trangugiai nel giro di qualche secondo.

Poi mi tolsi i capelli dal viso e dal collo, fermandoli con il mio nastro.

"Hai dimenticato una ciocca." disse Newt, sfiorando con la punta delle sue dita i capelli fuggitivi in questione.

"Oh, grazie." mormorai iniziando a sistemarli, per poi aggiungere scherzosamente. "Sai, dovresti essere il mio parrucchiere personale."

Alzò le spalle in risposta. "Magari così sarebbero decenti."

Spalancai la bocca. "Ma sei stato impossessato da Minho o qualcosa del genere?"

"No." Il ragazzo sorrise. "Minho avrebbe detto una cosa del genere: 'almeno i tuoi capelli potrebbero essere fantastici quanto i miei' e si sarebbe passato una mano nei suoi con uno sguardo truce."

Mantenne un'espressione seria per qualche secondo, poi scoppiò a ridere, presto seguito da me.

Mangiai il più lentamente possibile le mie uova, cercando di rimandare il momento in cui sarei dovuta uscire sotto quel sole cocente. Ero così pallida che molto probabilmente mi sarei scottata.

Ero stata incaricata da Zart di strappare delle erbacce e successivamente sarei dovuta andare a cercare del fertilizzante per le piante di pomodoro che stavano iniziando a spuntare dal suolo.

Per la prima mezz'ora mi ero fermata diverse volte a togliere la terra da sotto le mie unghie -mi faceva sentire più sporca del sudore che mi stava incollando i vestiti addosso- ma avevo presto deciso che stavo solo perdendo del gran tempo.

Ero rincuorata dal fatto che, con un po' di fortuna, sarebbero arrivati dei vestiti della mia misura, e possibilmente degli elastici per i capelli, anche se non ci speravo molto.

Avevo appena iniziato a impilare insieme tutte le sterpaglie che avevo raccolto quando iniziò a suonare la sirena.

Mi sembrò quasi di essere tornata nella Scatola. Era divertente, quanto fosse cambiato in una settimana.

Sette giorni fa ero persa e confusa.

Ora lo ero ancora, certo, ma di meno e mi stavo abituando alla vita nella Radura.

Anche se non conoscevo tutti i radurai, sapevo che lavoro svolgeva ognuno di loro, o quasi.

Una cosa era certa.

Non mi ero ancora abituata al modo in cui tutti mi fissavano ogni volta che passavo.

Sapevo che il mio arrivo era stato una sorpresa, però avevo sperato che si sarebbero abituati alla mia presenza.

E forse lo stavano facendo, se prima i loro sguardi mi seguivano senza sosta, ora lo facevano per una manciata di secondi, però era allo stesso modo alquanto irritante.

Quando arrivò la Scatola, avevo infilato tutte le erbacce in un sacco di iuta che uno degli Spalatori portò celermente via.

Seguii i miei compagni che avevano appoggiato i loro utensili ed erano andati verso la fonte della sirena, che si fermò solo una volta che la Scatola si aprì.

Un costruttore saltò giù nella Scarola e iniziò a passare gli scatoloni con le provviste ai ragazzi in alto.

Dopo qualche minuto si fermò.

Aveva una scatola di legno, di dimensioni medie, stretta tra le sue mani. C'era un foglio di carta attaccato al coperchio e anche da dove mi trovavo riuscii a mettere a fuoco le tre lettere che vi erano scritte.

LIA

"Questa è per la Fagiolina."

Passò la scatola a un ragazzo mingherlino davanti a me, che a sua volta la passò a me.

Era più leggera di quanto mi aspettassi.

Mi allontanai un po' dalla massa di gente per aver spazio di appoggiarla a terra e aprirla.

"Ehi, cosa pensi di fare? Dobbiamo vedere cosa c'è dentro. Metti che ci sono delle armi e ci uccidi tutti." disse una voce familiare facendomi alzare gli occhi al cielo.

Gally.

"Tranquillo, se ci sono delle armi qui dentro lo saprai subito, sarai il primo contro cui le userò." dissi, solo in parte scherzando, per poi riportare la mia attenzione sul contenitore.

Sollevai il coperchio della scatola e rivelai dei vestiti. Sollevai il primo indumento che trovai. Era una maglietta marrone chiaro -non era certamente tra i miei colori preferiti, ma sarebbe dovuta andare bene.

Poi c'erano due paia di pantaloni che erano identici fatta eccezione per la loro lunghezza. Il primo paio era più corto, probabilmente mi sarebbe arrivato al ginocchio, mentre il secondo paio arrivava fino alle caviglie.

Sotto i vestiti, c'era, con mio immenso sollievo, dell'intimo di ricambio. Avvolti in un fazzoletto di stoffa c'erano anche degli elastici per i capelli e una spazzola di plastica blu.

Non avrebbero potuto inviare queste cose con me?

Poi, sul fondo della scatola, qualcosa colse la mia attenzione. Era un foglietto di carta, ripiegato su sé stesso.

Mi guardai intorno. Gally, una volta essersi accertato che non ci fossero effettivamente delle armi nella scatola aveva smesso di fissarmi. E a nessun altro sembrava interessare molto il suo contenuto.

Aprii il foglietto.

Non parlare con nessuno dei tuoi sogni o te ne pentirai.

Nevermore -NewtDove le storie prendono vita. Scoprilo ora