11. ᴄᴏʀʀɪ, ʟɪᴀ, ᴄᴏʀʀɪ

1.2K 66 11
                                    

Prima di lasciarvi al capitolo, voglio scusarmi per il ritardo e ringraziarvi per le mille letture. Ho deciso che pubblicherò ogni domenica, se ci saranno dei cambiamenti vi informerò :)

Mi girai di nuovo di scatto.

Questa volta la porta era aperta, aveva permesso a quella voce di andarsene con la stessa velocità con la quale era arrivata.

Per un secondo ero quasi convinta di aver visto qualcuno, ma quando strizzai gli occhi constatai di essere completamente sola.

Sola in quel freddo bagno buio e che, nonostante fosse stato di recente pulito dagli Spalatori, puzzava tremendamente.

Me lo ero immaginata?

Cattivo è buono

Cosí aveva detto la voce, che essa fosse reale o frutto della mia mente stanca. Che cosa significava? L'avevo per caso letto da qualche parte- prima di essere mandata nella Radura?

Forse avevo sentito male, eppure mi parevano proprio quelle le parole.

Cattivo é buono

Lo ripetei così tante volte nella mia mente che le parole stesse persero senso. Poi ripensai al giorno prima:

Aveva un corpo cilindrico d'argento di circa sette centimetri di diametro e venticinque di lunghezza, con dodici gambe articolate che correvano per la lunghezza del suo corpo. Non mi ricordavo di aver mai visto un animale simile; guardando più da vicino notai che era fatto di metallo e c'era una scritta sul suo dorso.

CATTIVO

"Cattivo é buono." sussurrai.

Forse era questo che stava dicendo la voce, mi stava dicendo di fidarmi di chi ci aveva esiliati tra quelle quattro mura.

Ma come avrei potuto fidarmi di qualcuno che mi aveva privata del mio passato, dei miei ricordi, della mia famiglia- avevo una famiglia?

Provai a pensare, a ricordare una qualsiasi persona che potessi aver considerato famiglia prima del mio risveglio nella Scatola, ma nulla.

Sapevo che mi stavo dimenticando di qualcuno di importante, di molto importante.

Ma di chi?

**********************************************************************

"Fai tre giri della Radura come riscaldamento. Poi torna qui e inizieremo il vero e proprio allenamento."

Era questo quello che mi aveva detto Minho. Aveva parlato di riscaldamento eppure già adesso, a metà del secondo giro, avevo voglia di gettarmi al suolo e rimanere lì.

Stavo cercando di ignorare le occhiate e i commenti provenienti dagli altri radurai e stavo provando a concentrarmi unicamente sul mettere un piede davanti all'altro a una certa velocità.

Oltre il mio atletismo, un grande problema erano anche i miei vestiti e i miei capelli. Dovetti continuare a tirare su i pantaloni perché non mi cadessero, e lo stesso si poteva dire per la stoffa con cui mi ero legata i capelli. Dopo il primo giro avevo rinunciato a tenere i capelli in una coda accettabile, ora il mio unico obiettivo era togliermeli dal volto sudato e arrossato.

Nevermore -NewtDove le storie prendono vita. Scoprilo ora