La sveglia del lunedì mattina, il segnale che una nuova settimana comincia, nel mio caso segnata sicuramente da almeno dieci tentativi di suicidio. Mi impongo di sgusciare fuori dal piumone perché, altrimenti, non riuscirei a godermi la mia crostata di ieri sera. Con tutta la lentezza che contraddistingue un bradipo, mi trascino fino alla cucina. Preparo il latte per il mio cappuccino mentre aspetto che il caffè esca dalla caffettiera. Sì, sono decisamente una persona da cappuccino caldo alla mattina. Con cacao. Seduta al tavolo della mia cucina, mi perdo tra il velo di cacao e il profumo della lavanda mischiata alla cioccolata -ieri sera ero talmente su di giri che ho finito la crostata con la ganache. Prima di sprofondare in sogni ad occhi aperti guardo l'orologio che mi ricorda che devo assolutamente andare a preparami. Un rituale essenziale prima di uscire è truccarmi. Oltre a vedermi più bella, mi sembra di indossare uno scudo. Quindi, via libera a fondotinta, blush, mascara e rossetto. Anche se continuo a sembrare come Biancaneve. Pantaloni a vita alta, maglioncino nero e Oxford. Adesso sono pronta per affrontare la giornata. Cappotto alla mano, borsa e ombrello, perché mai fidarsi con il meteo di Oxford- bella è bella, ma piove almeno una volta al giorno. Un po' di sole no eh, siamo praticamente in primavera.
Dopo aver sventato un incidente con l'autobus che passa sotto casa mia, una slogatura sul ciottolato e un rendez-vous della mia faccia con i gradini delle scale dell'università, arrivo alla porta d'ingresso della biblioteca Bodleiana. La mia seconda casa. Appena si entra non si può non sentire il profumo – che poi, solo per me è un profumo. Per il resto del mondo è odore di muffa- di libri. Appollaiato alla mia scrivania come un condor trovo il signor Crane. I suoi occhi sono sempre pronti a giudicarti e il suo accento gallese non aiuta per niente a renderlo più dolce. Più che un bibliotecario assomiglia a un becchino.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" – mi fissa con insistenza. Un padre che aspetta che la bambina confessi la sua marachella.
"No, se non contiamo il minuto e mezzo del tuo ritardo – ma sei serio?!- prendi questi libri e sistemali. Su, perché continui a rimanere imbambolata?
Lancio la borsa vicino alla scrivania e mi metto subito al lavoro. Se non altro i libri che devo sistemare sono nella sezione di letteratura inglese. Cerco di prenderne il più possibile e attraverso il corridoio che mi porterà alla sezione giusta. Da poco superate le nove del mattino alcuni tavoli ospitano studenti che non aspettano l'inizio della sessione estiva per preparare i propri esami. Mi fanno tenerezza. E pensare che fino al mese scorso ero esattamente come loro. Una studentessa. Un timido sorriso fa capolino sul mio viso.
Le mie dita scorrono lentamente su ogni costa di libri. Imprimo nella mente come sono fatti, i colori e le sensazioni che mi trasmettono. Prendo la scala con le rotelle appoggiata al legno che usiamo per riporre i libri nei ripiani più alti. Per una che soffre di vertigine è proprio il sogno della vita. Fortuna vuole che i manuali debbano essere posizionati uno vicino all'altro. Tremando e trattenendo il fiato oltrepasso uno scalino alla volta, fino ad arrivare alla cima. Inserisco i volumi e poi scendo, con più cautela di prima, la scala infernale. Ripercorro il corridoio nella direzione opposta per prendere la rimanenza ma una voce mi fa arrestare sul posto. Cacchio, non è possibile. Lo straniero di ieri. Sta chiedendo qualcosa al signor Crane che lo abbandona alla reception per andare chissà dove. D'istinto mi nascondo dietro uno scaffale. Non voglio che mi veda. La tentazione di vedere la sua figura intera però è troppo forte. Prendo un libro a caso da davanti a me, lo apro e faccio finta di leggerlo. Ogni tanto alzo lo sguardo per vedere lo straniero. Alto, troppo, fisico asciutto, camicia bianca, jeans e tracolla di pelle. Mannaggia a te e alla tua camicia. Dovrebbe essere una legge scritta tra i sarti che le camicie bianche così sciancrate per far risaltare gli addominali appena accennati non dovrebbero essere messe in commercio. I capelli sono corti e biondi, ma quel biondo con dei riflessi rossicci. Niente accenno di barba, male stiamo perdendo punti. Si gira nella mia direzione e io, troppo in fretta per il mio corpo, mi eclisso nuovamente dietro allo scaffale. So benissimo che non posso restare qui per sempre ma ci rimarrò tutto il tempo necessario affinché la mia gola non sembri il Sahara. Ok, conto fino a tre e poi torno al mio lavoro. Uno, due, tre. Niente, sparito. L'accoglienza è, felicemente, vuota, ad eccezione di Crane. Mi permetto di sospirare e torno al mio lavoro.
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Flowers, sweets and secrets
RomanceElizabeth White, 26 anni, è pronta ad affrontare una nuova parentesi della sua vita. Dottoranda di archivistica, romantica, gentile, goffa. Profuma di lavanda e rosa, una passione per la pasticceria e le erbe che conserva fin da bambina. Vive tranq...