18. Dancing in the moonlight

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" If you love me

for what you see,

only your eyes would be

in love with me.

If you love me

for what you've heard,

then you would love me

for my words."

Mi lascio cullare dal movimento delle braccia di Will. Solo la luna, con il suo pallido bagliore, è testimone di quello che sto facendo. Non so cosa fare. Resto e vedo dove mi porta tutto questo o lo allontano e torno da Roger. Roger. Cosa direbbe se mi vedesse in questa situazione. Come potrei ancora solo pensare di trovare una scusa a quello che sto facendo. Eppure. Eppure, in questo momento, la mia mente non è a Roger. La mia mente è persa in un limbo dal quale non sa come svegliarsi. Con gli occhi chiusi e la testa appoggiata alla spalla di Will. Sotto il mio volto, sento i suoi muscoli tendersi. Come se l'elettricità stesse lasciando il suo passaggio. L'unico suono che sento, oltre al suo cuore, sono le onde del lago che, indisturbate, sono le sole testimoni di quello che sto facendo. Testimoni silenziose che mai potranno riferire quello che stanno vedendo. In un momento di lucidità, davanti a me si manifesta una chioma rossa fuoco. Lei è lì. Dietro Will con una sguardo che potrebbe trapassare qualsiasi cosa. La sua figura non è perfettamente a fuoco. Non riesco a vederla bene, come fosse protetta da una nebbiolina. Tende un braccio nella nostra direzione. Nella mano, apparentemente vuota, che stringe con forza, delle piccole gocce di sangue cadono sul terreno. Mentre le gocce toccano il terreno, le sue labbra si piegano in un sorriso sadico. Pochi secondi dopo, Jessica sparisce nella nebbia così come era comparsa. Mi risveglio dal mio stato di incoscienza e mi sollevo di scatto dalla spalla di Will. Come scottata. Non so dove guardare. Non so cosa sto cercando. Continuo a guardarmi da una parte all'altra mentre mani serrate mi stringono le braccia per trattenermi. Per ancorarmi. Non ho bisogno delle tue. Ho bisogno delle sue. Non sono pronta per questo. Non voglio esserlo. Sollevo lo sguardo verso Will che, concentrato su di me, cerca un qualsiasi segno nei miei occhi.

"Scusa...devo andare. Io...io, non posso" -raccolgo di velocità la pashmina e lo lascio lì. Lo lascio con la mia sagoma a riempire un vuoto. Mi copro le spalle ma so che il freddo che sento lungo la schiena non ha nulla a che vedere con le temperature. Il brivido che ho sentito è per il sangue. Per lei. Per il suo sorriso che mette i brividi. Non so esattamente quello che ho visto. Non sono sicura nemmeno di aver visto davvero qualcosa. Forse era solo una sensazione. Forse me lo sono immaginato. Forse. Prendo il telefono, con le mani che mi tremano, e compongo il numero della persona che può rispondere alle mie domande.

*

Sono minuti che percorro, avanti e in dietro, la mia camera. All'orecchio, la voce di Sally, calma e pacata, che cerca di capire, esattamente, quello che ho visto. Cosa stavo facendo. Come si è manifestata. Il telefono, ormai, è caldo.

"Nonna te l'ho detto. All'improvviso ho visto, dalla nebbia, l'immagine di questa donna che stringeva il pugno e da esso cadevano piccole gocce di sangue" -dall'altro capo, un sospiro. Non è nulla di buono. I sospiri mi fanno paura - "Sally, cosa significa?"

"Non lo so cara. Da come me lo descrivi, sembra una premonizione ma non posso assicurartelo. Sei ancora troppo inesperta, fiorellino. Potrebbe essere anche, solo, frutto della tua immaginazione"

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