6. Red lips and wine sips

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La caffetteria dell'Università, gremita di studenti che aspettano la loro dose mattutina di caffeina, è il luogo dove mi piace tornare ogni tanto. Mi ricorda la vita di quando girava tutto intorno a caffè ed esami da preparare. È un posto che, per mia fortuna, apre molto presto. Il rumore degli studenti che si ritrovano dopo le vacanze pasquali è assordante e gli abbracci che si scambiano fanno tenerezza. Tra una sgomitata e l'altra riesco a ordinare la mia colazione fatta di cappuccino con cacao e brioche alla crema. Mi faccio largo tra la folla per prendere posto al mio tavolo nell'angolo dal quale riesco ad avere una visuale su chiunque passi qui dentro. Mi piace osservare le persone e le loro abitudini, i gesti. Lo so, fa molto stalker ma non è così! La luce artificiale del portatile mi distoglie dall'osservare in modo insistente i ragazzi per cercare di finire gli ultimi ritocchi alla parte di inventario che Crane mi ha affidato un paio di settimane fa. Mentre scorro le pagine intere che ho compilato mi accorgo che la casella delle mail segnala un messaggio in entrata, così, la apro ma non riconosco l'indirizzo mail. Potrebbe essere chiunque, persino Roger che ha estorto la mia mail a Ezra, ne sarebbe capace. Con il sorriso sulle labbra comincio a leggere.

"Da quando ti ho lasciato, sono sempre depresso. La mia felicità è essere vicino a te. Rivivo continuamente nella mia memoria le tue carezze, le tue lacrime, la tua affettuosa sollecitudine. Il fascino della incomparabile Josephine accende un bruciore e una fiamma incandescente nel mio cuore.

Napoleone"

È una lettera bellissima e, decisamente, troppo sdolcinata per Roger. Il rumore di una tazza che si infrange sul pavimento mi ridesta dalla mail e, alzando gli occhi dal portatile, il combina guai è il mio vicino di casa. Dannazzione! I nostri occhi si incrociano e sono lo specchio di quello che sta succedendo. La consapevolezza che ho vissuto un momento bello rovinato dall'arrivo di una moglie di cui non ero a conoscenza. La cognizione che, se non fosse tornata Jessica, quel momento si sarebbe potuto prolungare nel tempo. Ma le cose non vanno sempre come si immagina, no? Il suo volto da imbarazzato per quello che ha fatto, diventa una maschera di dispiacere e sconfitta. Probabilmente mi sentirei così anch'io se avessi mentito alla ragazza che ho cercato di conquistare da quando mi sono trasferito e nascondendo il mio passato. Passato che si manifesta dietro Will con tutto il fuoco dei suoi capelli. Un fuoco che sa benissimo quello che vuole e come riprenderselo. Il mio straniero, buffo chiamarlo ancora così, distoglie gli occhi dai miei per tornare alla sua tazza, alle scuse alla proprietaria e allo sguardo della moglie. Buffo che io li guardi e mi immagini di essere al posto di Jessica, buffo che abbiano deciso di comportarsi come una normale coppia sposata. Non saprei definire il loro atteggiamento ma non è un problema mio. Potrei fare la persona adulta e superare questo spiacevole intoppo con raziocinio ma più li guardo più mi sento strana. Mi fa male guardarli insieme, a scambiarsi gesti affettuosi, a stringersi la mano. Le persone adulte non scappano ma, in questo momento, sono una che fugge. Scappo perché sono in ritardo e Crane me lo farà notare con i suoi soliti modi cordiali. Arrivo di volata alla mia scrivania in tempo per stampare il lavoro e cominciare a fotocopiare quello che devo catalogare in archivio. 

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Scannerizzare i documenti presenti in questo archivio mi permette di non pensare troppo a quello che ho visto questa mattina e che vedrò tutte le mattine. In un attimo mi rendo conto che lei verrà a vivere affianco a me e, subito, le mie mani si bloccano. Lei si trasferirà. Non avevo considerato questa possibilità fino ad ora. Potrei doverla vedere ai convegni e alle manifestazioni ufficiali dell'Associazione ed io non ho modo di sviare questo genere di eventi. Pensandoci bene, potrei vederli ovunque, persino nei posti che frequento più assiduamente e non dovrebbe essere un problema mio. Sono loro che devono convivere con quello che è successo. Io mi sono trovata in mezzo ad un matrimonio ma non ho alcun diritto né di sentirmi a disagio né gelosa o triste. In fondo, cosa legava me e Will? Niente. Non c'è mai stato nulla oltre a quella notte. Nessun sentimento forte, nessun appuntamento alla luce del sole. Noi eravamo solo sguardi e frasi provocanti. Tra di noi non c'era nulla. Forse se continuo a ripetermelo mi sentirò meno a disagio, meno gelosa e meno ferita. Devo smetterla con questi pensieri e tornare al mio lavoro. Afferro il volume che avevo tra le mani e, come mio solito, mi ferisco con la carta. 

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