4. La cena per farli conoscere

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L'ultima luce della biblioteca si spegne sopra la mia testa ma mancano ancora tutte quelle dell'archivio. Questa sera sono andati a casa tutti prima di me e Crane mi ha lasciato il compito di fare chiusura. Prima di spegnere le luci devo passare in sala fotocopie per staccare tutte le spine delle macchine. Mi ha sempre inquietata un po' questa stanza, una finestra che fa entrare poca luce e scaffali pieni di faldoni con documenti di prestiti e registri di libri acquistati. Per fortuna le prese sono tutte staccate, devo solo chiudere a chiave la spessa porta antipanico. Mentre do l'ultimo giro di chiave sento qualcuno che si schiarisce la voce dietro di me.

"Quindi, adesso ti fai ritrarre senza veli da uno sconosciuto?" -Will è appoggiato al muro opposto alla porta antipanico con le braccia incrociate al petto e uno sguardo scuro in volto.

"Non sono affari che ti riguardano" -già non volevo farlo ma che mi venga rinfacciato da una persona che, per avere questa informazione, ha origliato una conversazione privata mi rende un pochino acida. Tolgo la chiave dalla serratura e comincio a spegnere le luci man mano che procedo verso l'uscita.

"Non mi riguarda...invece è affare mio non ritrovarti la mattina nel letto per poi scoprire che nel tuo appartamento c'è un ragazzo mezzo nudo?" -ahia.

"Allora eri tu che hai suonato?" -probabilmente la mia faccia è molto simile a quella del gatto Tom quando spalanca gli occhi.

"Esattamente" -i suoi occhi acquistano una sfumatura scura che non so attribuire ad un'emozione.

"Anche se non ti devo nessuna spiegazione, quel ragazzo è mio fratello. È tornato per chiedermi un favore ed io ho accettato. Non so nemmeno perché mi sto giustificando con te, non ho fatto nulla di male" -effettivamente è vero. Ho accettato di posare solo perché Ezra mi ha pregato di farlo e non sapevo assolutamente che il suo assistente, forse non solo assistente, mi avesse scattato la foto.

"Allora parliamo del bacio!" -sono costretta a fermarmi sui miei stessi passi. Non sono pronta per affrontare questo discorso ma non ho altra scelta.

"Cosa vuoi dire?"

"Dimmi che ti è piaciuto quanto a me" -ora sono letteralmente fregata. Certo che mi è piaciuto e anche tanto. Forse troppo. Non so come rispondergli e l'unica cosa che riesco a fare è aprire la bocca un paio di volte senza far uscire alcun suono.

"Io...io devo...devo andare" -il balbettio è la conseguenza di quello che sto provando, confusione. Tanta confusione. Cerco di uscire dall'archivio ma il mio braccio viene strattonato ed io vengo girata di scatto.

"No...tu non vai da nessuna parte" -le sue labbra si scaraventano sulla mia bocca con urgenza e bisogno. In un primo momento rimango immobile, poi, sovrastata dalle sensazioni che provo, dischiudo le labbra. La sua lingua comincia ad esplorare, di nuovo, il mio palato, come se non lo conoscesse già, ed io lo lascio fare. Non sono nelle condizioni mentali per frenare tutto questo impeto. Le sue mani mi circondano il viso e cerca di spingermi verso gli scaffali. Non posso fare altro che seguirlo e, così, mi ritrovo schiacciata tra il legno e gli addominali del corpo di Will. I baci aumentano il ritmo quando sento la spallina del vestito che cade sulla mia spalla, seguita a ruota da quella del reggiseno. La sua bocca si sposta nel mio punto più sensibile, quel piccolo spazio tra l'orecchio e l'inizio del collo. Comincio a sospirare e il mio ventre a contrarsi. Mi sento sollevare da terra e le mie gambe sono costrette, oh che peccato, ad allacciarsi alla sua vita. E in questo movimento i nostri bacini vengono a contatto, i nostri baci si fermano per qualche secondo nei quali non facciamo altro che guardarci negli occhi e respirare all'unisono. Lui continua a tenermi saldamente contro di lui mentre io, presa da chissà quale momento di blackout, sposto le mie mani dalle sue spalle verso il colletto della camicia e slaccio il primo bottone. Il secondo, il terzo, e lui continua a guardarmi negli occhi. Arrivo fino alla fine della camicia senza che Will tenti di fermarmi. Completo il mio attento lavoro e mi ritrovo contro un addome scolpito, ma non eccessivo, e caldo. Comincio a disegnare figure immaginarie sulla sua pelle, sento il suo respiro farsi più pesante finché non arrivo ai bottoni dei jeans. Le mie dita si bloccano, non perché non voglia continuare in questa discesa, che porterà all'inferno, lo so, ma per le sue mani che dalle mie cosce di spostano sulle natiche e le stringono così da portare il mio centro ancora più vicino al suo. Oh. Ancora ansante infilo una mano tra di noi e comincio ad accarezzarlo. I tratti del suo viso si induriscono ancora di più e i suoi occhi si chiudono. Anche con questa espressione è un piacere guardarlo. Il seno viene scoperto completamente, massaggiato e io perdo il controllo di quello che stavo facendo per ansimare senza ritegno. Le sue labbra si affiancano al mio orecchio, il suo respiro è spezzato come il mio.

Flowers, sweets and secretsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora