Capitolo 33

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<<Era ora! Il mio osso sacro ne risentirà dopo tutto questo tempo passato stando seduta su un sedile scomodissimo!>>

Urla Karol.
Ormai quasi tutti si sono girati dalla nostra parte, e mi verrebbe voglia di far finta di non conoscerla, ma ahimè è la mia migliore amica e mi spetta sopportarla.
La tiro per un braccio fuori dall'areoporto e faccio fermare un taxi.
Mentre sto per chiudere la portiera, Ethan la blocca salendo anche lui in quella macchina gialla.
Indichiamo all'autista l'indirizzo dell'hotel e partiamo.

Quando il taxi si ferma scendiamo e pago l'autista essendo che sia Karol che Ethan sono volati giù dalla macchina. Molto solidari.

<<Emily andiamo in stanza? Ho bisogno di chiudere occhio>>

Dice Karol.
Sinceramente non ho voglia di dormire, ma di vedere la camera si.

<<Ok>>

Le rispondo.

<<Ci vediamo dopo>>

Dico rivolgendomi a Ethan che annuisce.

Arrivati in camera poso la valigia accanto all'armadio e mi butto su peso sul letto.
La stanza è comodissima. Le pareti sono bianche, soltanto quella dietro ai letti è rosa chiarissimo e al centro dei due letti, c'è un quadro con un aeroplanino bianco.
C'è un armadio enorme e una scrivania, anche se non so a cosa posso servirci.
Anche il bagno è enorme ricoperto di mattonelle bianche.

Karol è già crollata, quindi mi alzo dal letto e mi dirigo verso la porta aprendola.
Decido di andare verso la piscina per vederla.

È davvero enorme. È divisa in due parti. La prima dove l'acqua è profonda, e la seconda dove ci si può toccare e c'è anche l'idromassaggio.

Mi giro per andare a visitare l'albergo quando mi piomba davanti Ethan.

<<Abbiamo una conversazione in sospeso, non so se ricordi...>>

<<Si>>

Dico passandomi una mano tra i capelli. Oltre al viaggio stressante ci mancava soltanto Ethan a rompermi le scatole. Da un lato è un bene, perché devo affrontare questa conversazione.

Si appoggia alle ringhiere di acciaio che evitano l'ingresso in piscina e guarda l'orizzonte. Nel dubbio decido di fare la stessa cosa.

<<Sai perchè ti ho lasciato? Perché avevo paura di farti del male. Paura che dopo aver passato il San Valentino con quella vipera mi odiassi per sempre. Paura di perderti per aver fatto degli errori, anche se alla fine ti ho perso ugualmente, e per colpa mia.
Dirti quelle parole probabilmente è stato lo sbaglio più grande di tutta la mia vita.
Quando ti vedo con Jack fuori dalla scuola, quando vedo che ridi con lui, il sangue mi rimbollisce nelle vene, e avrei voglia di prenderti e di portarti via da lì, di portarti in un posto dove possiamo stare da soli. Non voglio scollarmi le colpe di dosso dandole ad Evelyn, ma sappi che la mattina di San Valentino, fece finta di vomitare, così mi preoccupai per lei e le rimasi accanto. Altro sbaglio enorme.
Forse il più grande...>>

<<No, il più grande non è stato quello, è stato lasciarmi. Avremo potuto parlarne e la questione si sarebbe risolta, invece no, hai preferito fare di testa tua, lasciarmi come un cane. Credevo che mi avessi lasciato per Evelyn, ma forse credevo male. Sei un coglione Ethan. Fattelo dire.>>

<<Hai ragione, e vorrei avere una macchina del tempo per tornare indietro. Purtroppo non ce l'ho. Non ti chiedo di tornare ad essere la mia ragazza, nonostante ti ami più di prima.
Ti chiedo solo di sciogliere questa tensione tra di noi. Magari tornare ad essere amici... Ti va?>>

Chiede. Non è una cattiva idea, potremo ricominciare da capo.
Annuisco e mi incammino verso l'hotel.
In fin dei conti parlare con Ethan mi ha fatto bene. Almeno spero.

La ragazza mezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora