"È tornato", dice nervosa mia sorella Kia, guardando la casa in fondo alla strada.
"È tornato chi?", rispondo confusa.
"Lui, lo Straniero!", sbotta un po' stridula.
Alzo gli occhi al cielo. Ancora quella storia! Perché nonna le racconta ancora questa storia spaventosa?
Lo Straniero è una sorta di "uomo nero" e Kia, come tutte le bambine, ci crede ciecamente. Di conseguenza, ha visto una macchina accostarsi alla casa e adesso teme che "lo straniero" sia tornato.
Sospiro, le prendo il viso fra le mani.
"Tesoro, ancora quella vecchia storia? Lo capisci che nonna te la racconta per farti andare a letto senza fare storie?", sorrido dolcemente, lasciandole un bacio sulla fronte.
"Mala, ti dico che è lui, l'ho visto! È sceso dalla macchina, si è girato e, quando mi ha visto, mi ha fatto l'occhiolino, salutando con la mano".
Mi acciglio. Non mi piace che un uomo adulto si prenda tale confidenza con una bambina. Mi rendo conto di essere un po' paranoica, ma l'ultima volta che una donna si è sentita dare di paranoica in questa città, è sparita sua figlia, seguita da altri sette bambini.
Quindi ho tutta l'intenzione di essere paranoica. Ora e per sempre.
"Facciamo così: ora entriamo in casa, facciamo merenda e poi cerchiamo di scoprire se quell'uomo sia lo Straniero", sorrido prendendole la mano. Lei tentenna un po', poi però annuisce.
"Brava tesoro, andiamo".
Ci dirigiamo verso casa e, con la coda dell'occhio, mi sembra di cogliere un movimento. Mi fermo e fingo di raccogliere qualcosa sul vialetto di casa. Ancora lo stesso movimento, avevo visto bene.
"Tutto bene, Mala?", chiede mia sorella.
"Certo amore", dico alzandomi "mi era caduto un orecchino, ma l'ho trovato".
"Bene!", esclama saltellando verso casa.
Sia benedetta l'innocenza degli undici anni.
Entro in casa e vengo accolta dall'inconfondibile odore di caffè.
"Nonna, siamo tornate!", urlo entrando, sapendo benissimo che non ce ne sia bisogno, mia nonna ha l'udito di un elfo. Ci avrà già sentito parlare in strada.
Eppure, nessuno risponde. Mi acciglio, andando in cucina con Kia.
Il caffè è sul fuoco, ancora fumante, quindi è stato spento da poco. I biscotti sono sul tavolo, accanto al latte di Kia. Sospiro.
"Kia, tesoro, tu inizia a fare merenda, io cerco nonna".
"È in studio", asserisce per poi tuffarsi sui biscotti. La guardo di traverso, sa che non voglio che usi il dono con leggerezza, lei arrossisce.
"Vieni, Mala, sono in studio", ci interrompe nonna. Kia sorride furba e io scuoto la testa, sorridendo.
"Se ci avevi sentite, perché mai non ci hai risposto?", dico entrando nello studio.
"Sapevo che Kia mi avrebbe cercato e poi, Mala, lasciala sbizzarrire, almeno in casa".
"Avevamo concordato che dovesse imparare a controllarsi. Deve capire che non può usare il dono con leggerezza. Se lo facesse e ci fosse un Giudice del Concilio?", dico severa.
"Sei così rigida a volte, Mala", dice dolcemente. Serro la mascella.
"Non sono rigida, sono prudente. L'ultima volta che una di noi non è stata rigida, ho perso mia madre e tu una figlia ed io non voglio perdere Kia, né te!".
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Concorsi, OS e Storie brevi
Short StoryRaccolta di varie One-shot didiversi generi e diversi periodi, sia per le challenge di Wattpad, sia per puro piacere personale :D Le ho raccolte tutte qui, anche se per un po' saranno ancora sul profilo "sciolte" Baci baci