Urban Legend 1- Sotto il tetto dell'Ombra

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Mi sarei tagliata un braccio, piuttosto che seguire mia sorella in quel posto dimenticato da dio, a quella festa piena di dementi, che scambiano fenomeni paranormali con visioni date da alcol e funghetti di sospetta provenienza.

Ma.

Secondo voi, posso mandare mia sorella, appena diciottenne, da sola a quella dannata festa insieme alla sua amica fuori di testa?

Essere una sorella maggiore fa schifo.

Comunque, non si sa per quale astruso motivo, mia sorella Anna, decide di seguire l'amica Sabrina e io mi trovo a sperare di non doverla difendere. Di nuovo.

L'ultima volta un tipo mi ha intimato di allontanarmi dalla "dea dell'amore", strappandomi Anna dalle braccia.

Ora sta bene.

Entriamo in questo assurdo posto e capisco che la festa è iniziata da un po'. Lo intuisco da un tipo che mi si lancia addosso. Ubriaco.

"Quanto tempo!".

Eh, saranno un paio di reincarnazioni.

"Oddio, guarda!", urlo.

Si gira, squittisce e scompare. Ridacchio.

"Ok ragazzi!", esordisce una voce autorevole, attirando la mia attenzione. Il ragazzo avrà più o meno la mia età. Riduco gli occhi a due fessure.

"Sappiamo tutti perché siamo qui".

Ah, sì? – guardo mia sorella, che arrossisce.

"Sappiamo tutti, che qui si è rifugiata, più di vent'anni fa l'Ombra".

E chi non lo sa?

"Stasera noi siamo qui per fermarla".

Mi giro verso mia sorella.

"Andiamo via", dico strattonandola. Emette un verso di stizza, che attira l'attenzione del molestatore.

"Tu, giovane donna!", mi giro con sguardo omicida "tu non credi".

Ma dai?

"La congiunzione astrale è favorevole", dice serio come la morte.

Astrale?

"L'ombra reclamerà il suo nutrimento. Noi, la rimanderemo a casa, ivi relegandola per sempre".

Ivi...anche meno.

Lo fisso. Mi fissa.

"Scherzi?", ringhio.

"Cercherà di afferrare le nostre anime. La tua per prima", mi indica impietoso. Alzo un sopracciglio.

"Noi scettici siamo più succosi, mhm?", dico sarcastica.

"Se non temi, perché fuggi?".

"Perché non permetterò a mia sorella di partecipare a questa pagliacciata!", sibilo.

"Ma se non è vero...", mi punzecchia.

Spero mangi te per primo -penso perfida.

"E sia, guru", mi giro verso mia sorella "stammi appiccicata o non vedrai a lungo la luce del sole". Annuisce.

Aspettiamo in cerchio - in cerchio! - che arrivi l'ora prestabilita e, quando niente accade, un sorrisetto trionfante si dipinge sulle mie labbra.

Ma subito sparisce.

Il pavimento trema. Le pareti si muovono.

Mhm.

Incrocio lo sguardo terrorizzato del guru. Avevo ragione, era una farsa.

Era, appunto.

All'inizio sembra un sibilo. Poi un respiro rauco. Infine, sembra che tutto inizi a scricchiolare. Il primo ad essere tirato dentro la parete è il guru.

L'avevo detto io! -poi ragiono- dentro dove?

Mi alzo di scatto, afferro mia sorella. Uno dei ragazzi tenta di urlare, ma è come se anche il suono sparisse con lui. Trascino mia sorella lungo un corridoio, Sabrina dove è? Anzi...tutto dove è?

Sento la mano di mia sorella, lei c'è. Conta solo quello. Vedo l'uscita, stringo la mano di mia sorella più forte, per un secondo pensavo di aver perso la presa. La strattono, incitandola mentalmente, troppo occupata a respirare per parlare.

Ecco la porta! Sì!

Ma Anna si impunta. Tira. Strattona all'indietro.

Cosa sta facendo? Manca pochissimo! Mi giro per dirle qualcosa.

Per essere mia sorella, quella cosa è un po' troppo sfocata, sembra un po' troppo fumosa e non sono sicura che stia sorridendo con la bocca, che nelle persone, solitamente, sta sotto il naso e non sopra.

Sorride di più – se possibile – e mi tira indietro con uno strattone.

<<Dovresti essere contenta, piccola Mala. Ti ho fatto felice. Ho mangiato lui per primo e, avevi ragione, era stopposo>>

Vorrei ridere, ma sono troppo impegnata a sperare di avere un infarto prima di essere mangiata.

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