4. L'Assassino e l'espediente

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«
Ogni concetto è un espediente»
- Paul Valery


«Non vuoi mangiare, Helias?»

La voce di quel misterioso uomo mi rimbombò dentro alle orecchie, riecheggiando infinite volte, senza però che io lo ascoltassi. Rimasi semplicemente a guardare il minuscolo fuocherello che aveva acceso, niente che potesse proteggerci dal freddo autunnale, ma abbastanza per poter cuocere qualsiasi cosa avesse infilzato nello spiedo. Non poteva ravvivarlo in alcun modo: diversamente, ci avrebbero scoperto a causa del fumo fra gli alberi.

Ma non mi importava in quel momento. Riuscivo soltanto a fissare le fiamme, aranciate, vorticanti, voraci. Senza preoccuparmi delle guardie. Come se non m'interessasse più nulla. Il mio trucco, adesso, non era più la pazzia. Il nuovo espediente era lasciarsi scivolare ogni cosa addosso. Sì, guardavo il fuoco e basta.

Una volta Yul mi aveva aiutato ad appiccare un incendio: la sera del ballo dell'Orchidea, la notte in cui un branco di nobili pervertiti stava per acquistarmi all'asta come una specie di schiavo, chissà poi per quale ragione perversa. Quella volta mi aveva salvato, ed io avevo dato fuoco a tutto quanto, mentre il caos imperversava intorno a noi. 

Quello stesso giorno c'eravamo baciati per la primissima volta, nascosti dal buio della nostra carrozza, riscoprendo il piacere di stare l'uno nelle mani dell'altro. Così mi ero reso conto di quanto potessero essere belle le sue carezze. Se mi concentravo, potevo ancora sentire quelle sue labbra calde che premevano contro le mie. Potevo ancora percepire il sapore di menta e caramello contro il palato e il fuoco vivo che mi aveva arso dall'interno.

Un'altra volta eravamo scampati ad un incendio: la nostra ultima missione per la Gilda degli Assassini, quando Alaister ci aveva imbrogliati e raggirati, ed io avevo finito per uccidere uno dei pochi cittadini facoltosi di Darlan schierato contro la tratta di schiavi. Quella notte eravamo davvero fiduciosi. Non importava del sangue che colava dal taglio sul braccio di Yul, non importava la consapevolezza che si faceva strada nella mia mente, mentre comprendevo l'inganno che avevano intessuto tanto bene intorno a noi. Guardavamo le lingue di fuoco che lambivano il cielo, e sapevamo che Alaister Noir e i suoi stupidi assassini non ci avrebbero più avuto in pugno. Ricordavo perfino che cosa dissi allora.

E' finita.

Era iniziato tutto dal nostro primo incarico insieme, per la Gilda; era iniziato da quell'incendio al ballo dell'Orchidea. Ed era finita con l'ultima missione; l'incendio nella tenuta di Joseph Martin. Quando c'eravamo guadagnati la libertà, senza sapere che cosa ci aspettava. Senza minimamente sospettarlo, troppo abbagliati dalla felicità che credevamo c'aspettasse dietro l'angolo.

"Patirai il più grande dei dolori"

Qualcuno me lo aveva detto. Non ricordavo più chi fosse. C'erano solo le parole che mi entravano nella testa e vorticavano insieme al fuoco, bruciandomi dall'interno, lasciando di me soltanto rovine carbonizzate. Il sapore di quel mondo arso dal fuoco del dolore mi impregnava le labbra tutt'ora.

Era vero. Il dolore era così tremendamente vero che mi chiedevo come potessi essere ancora vivo. Non esisteva agonia più grande di vivere e sapere che io, adesso, stavo lottando per guadagnarmi quello che più di tutti avrebbe dovuto avere lui. Lui che mi aveva spinto a guardare oltre, a non accontentarmi dei regali, del lusso, dei vestiti, perché potevo essere libero, assieme a lui.

Un dolore lacerante mi esplose all'altezza del petto e lasciai andare un silenzioso mugolio pregno di sofferenza. Non avrebbe mai smesso di far male. Neanche guadagnandomi quella libertà per cui il mio rosso si era battuto tanto. Tutto ciò che era finito era il mio futuro con lui. Ma dovevo ignorarlo. Dovevo ignorare il dolore, lasciarlo ad inondarmi, così che poi avrei finito per dimenticarlo, fino a farlo diventare una parte di me. Lo stratagemma era ignorare tutto.

Le cronache dell'Assassino 2 - I Signori dell'Oltretomba | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora