35. L'Assassino e i segreti svelati

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«Questo è l'amore: donare tutto,
sacrificare tutto senza aspettarsi niente in cambio.»
- Albert Camus


Sfavillo. Schiavo. Fuggiasco. Re dei Pirati. Figlio del Redivivo. Principe di Astrea.

Una sibilante litania di tutti i miei nomi e i miei epiteti mi strisciò nelle orecchie, mentre mi chiedevo se uno solo di quei titoli mi rappresentasse veramente. Perfino "Helias Bloomwood" non era la verità, ma un altro accessorio che abbelliva le bugie in cui avevo creduto per anni.

La prima risposta che mi venne in mente fu semplice, semplice quanto il blu negli occhi dell'uomo che avevo ritrovato, semplice come i miei desideri.

Qualcuno che ama fino alla morte, e anche oltre.

Ricordai il momento - e mi sembrò lontanissimo nel tempo, ma non lo era - in cui mi ero rifugiato nella casetta di una ribelle, poco dopo essere fuggito da Ender. Avevo raccontato a quella donna che avevo perso ogni cosa e avevo creduto che non avrei mai più rivisto Yul. Ancora non sapevo di poter raggiungere l'Oltretomba e, anche se tutto pareva perduto, avevo visto le stelle e su due piedi avevo accettato di sopravvivere. Perché potevo sempre usare la mia vita come un mezzo per vendicarmi, anche se dentro di me brulicava un minuscolo spiraglio di speranza.

Adesso, quale che fosse il mio nome, il mio passato o il sangue che scorreva nelle mie vene, avevo capito che la mia speranza era stata ben riposta. E dentro di me non c'era solo quella, ma il desiderio di ascoltare i sogni che avevo avuto troppa paura di assecondare, terrorizzato che credere alla felicità potesse di nuovo portare alla rovina.

Invece, guardando le labbra del rosso, piegate in un sorriso, tutti quei sogni ritornavano a galla. Sogni di giustizia e di pace, del corpo di Yul premuto contro il mio, del matrimonio a cui avevo assistito nella visione che Lyle mi aveva mostrato, della casa che, chissà come e chissà quando, io e Yul avremmo potuto condividere. E dei cambiamenti che avremmo visto - e provocato - nel Continente Magico.

«Credo che non mi riabituerò mai alla tua brutta faccia da schiaffi.» esclamai, spingendo un dito nella fossetta che si stava disegnando sulla sua guancia. Mi afferrò la mano per tenerla ferma e mi mordicchiò il polpastrello, con un sorriso da stregatto.

«Nemmeno io al tuo culetto rosa.» sghignazzò, mentre io avvampavo e alzavo gli occhi al cielo. «Non ti preoccupare, alla mia faccia ti ci farò addirittura annoiare.» continuò, baciandomi il palmo della mano, lasciando che l'espressione sardonica facesse un passo indietro davanti alla dolcezza e alla devozione nei suoi occhi.

«Questo è impossibile.» risposi, imbarazzato per la mia sincerità ma emozionato al tempo stesso. Dopo aver passato un anno intero nella convinzione delirante che fosse ad Ender con me - qualcosa che non gli avrei mai rivelato - e dopo aver passato l'anno successivo ad inseguire la speranza quasi impossibile di riaverlo con me, adesso che c'ero riuscito, sapevo che non mi sarei mai stancato di averlo accanto.

Avrei sacrificato ogni cosa pur di non essere mai più diviso da lui. Se un tempo sapevo di volere una vita agiata, credendo di avere il lusso di poter pretendere tutto ciò che volevo, adesso sapevo che l'unica cosa di cui avevo realmente bisogno era la sua presenza.

E se il mondo, in futuro, non ce l'avrebbe permesso, al diavolo, avrei fatto in modo che lo facesse.

«A cosa stai pensando così intensamente?» sussurrò, la voce bassa e profonda esattamente come la ricordavo, capace di riempire una stanza, non per austerità, di quella non ne aveva nemmeno un grammo, ma per il fatto che fosse così pieno di animo, di personalità, un uomo assolutamente vibrante di vita, con la sua dannata arroganza e i suoi sorrisi beffardi.

Le cronache dell'Assassino 2 - I Signori dell'Oltretomba | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora