«Il bacio è il contatto tra due epidermidi e la fusione di due fantasie.»
- Alfred De Musset
Appostamenti.
Alaister Noir mi aveva insegnato che restare fermi ed immobili, con le ginocchia urlanti per il prolungato sforzo di restare piegate ed il corpo provato dalla fatica, dalla fame e sì, anche dal bisogno di dover andare in bagno, non poteva essere che un'arte. Incompresa, mascherata come un'operazione noiosa, necessaria ma noiosa. Fastidiosa. Invece era lì che un assassino poteva dirsi abile, infallibile, completo. Imparare l'arte dell'appostamento.
Prima ancora di vedere la luce della vittima spegnersi nei suoi occhi, prima di sentire il coltello affondare nella carne del nemico fino all'elsa, prima di assaltarlo. Bisognava restare fermi a fissarlo, con gli occhi di un nibbio sapiente che non si lascia perdere neanche un dettaglio. Neanche. Un. Singolo. Dettaglio. Dovevi semplicemente dimenticare di esistere. Dovevo dimenticarmi di chiamarmi Helias Bloomwood, di essere il sicario più abile della gilda e il ragazzo dal volto più grazioso di tutta Skys Hollow, e diventare chi stavo guardando. Occhi azzurri fissi su quell'individuo. Mente svuotata completamente, sintonizzata sul medesimo rumore di passi dell'obiettivo. I nostri respiri che entravano in collisione, lasciandomi stabilire la frequenza con cui il suo cuore batteva, contare il numero di volte in cui le sue palpebre si chiudevano e aprivano.
E poi, quando finalmente avevo capito tutto, quando finalmente ero entrato in completa simbiosi col verme che dovevo fare fuori... In quel preciso istante mi distaccavo dall'ombra e colpivo, beandomi del sangue sulle mani e della soddisfazione di aver spento una vita marcia. Ma adesso no, adesso non era ancora il momento giusto per muoversi.
Perciò restai fermo, le palpebre strette come feritoie, gli occhi come frecce pronte a colpire il bersaglio che le mie pupille tenevano sotto tiro. Le dita che premevano da dieci minuti buoni contro alla corteccia di un pino facevano male, lasciavano scanalature nella pelle già provata dallo stress della prigionia. Ma dieci minuti, rispetto alle ore che un tempo passavo a guardare qualcuno, non erano niente. Nemmeno premere le ginocchia contro i rami appuntiti per diversi minuti era davvero terribile. Non battei ciglio. Mi limitai a tenere la pianta del piede ben appoggiata su un ramo più massiccio, ambo i talloni sollevati per mantenere l'equilibrio, polpacci e cosce attaccate in una posizione accovacciata, muscoli contratti. Coltello minuziosamente intrappolato fra i denti, come un pirata in mezzo alla giungla, sebbene questo fosse un bosco decisamente diverso. Entrambe le mani strette all'albero, senza la paura di cadere, al contrario pronte ad avere l'appiglio per darmi lo slancio verso il basso.
Lì dove stavano accadendo buona parte degli avvenimenti delle ultime ore. Ezrael era stato catturato ed era stato subito identificato come l'aiutante del pericolosissimo fuggitivo. Ceppi gli erano stati legati ai polsi e una lunga catena scorreva sia davanti, afferrata da un terzetto di guardie a cavallo, che alle sue spalle, tenuta stretta da un'unica guardia a piedi. Proseguivano a passo costante, senza velocizzare né rallentare, gli occhi che luccicavano di trionfo per quella semplice cattura.
Nonostante il cielo si stesse chiazzando d'arancio come il manto maculato di un animale, il sole che spariva oltre la curva appuntita di pini e abeti riusciva a rischiarare un po' la scena che si parava sotto ai miei occhi, ed io continuavo a seguirli saltando da un albero all'altro con un'agilità che credevo d'aver perso, e invece mi aiutava anche ora a restare in equilibrio, senza muovere un singolo muscolo, con il rischio di far scricchiolare l'albero, emettendo un rumore di troppo.
«Dobbiamo avvisare il resto del gruppo di ricognizione.» tuonò uno dei soldati a cavallo, facendo un cenno al prigioniero dalle ciocche d'argento, che arrancava, tirato da ogni lato. Eppure, a quelle parole, il suo viso scattò verso l'alto, gli occhi viola s'incupirono come attraversati da un'ombra di paura e le labbra sottili si strinsero in preda ad uno spasmo interiore.
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Le cronache dell'Assassino 2 - I Signori dell'Oltretomba | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |
FantasiaCOMPLETATA (45/45) || BOYXBOY - R18 || [#2] SEQUEL de "Le cronache dell'Assassino - Sfavillo" Dalla storia: «A cosa stai pensando così intensamente?» sussurrò, la voce bassa e profonda esattamente come la ricordavo, capace di riempire una stanza, n...