24. L'Assassino e la Duat

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«La morte del corpo non è la fine dello spirito, ma solo una tappa del viaggio»
- Louis Bromfield



Il quieto trottare dei cavalli in sottofondo divenne sempre più persistente, finché non scostai bruscamente il capo dal finestrino, risvegliandomi. Spalancai gli occhi, sfarfallando le ciglia per abituarmi alla penombra: ero in una lussuosa carrozza foderata di broccato rosso sangue, le tendine tirate, un solo spiraglio rivelava una coltre pesantissima di nebbia all'esterno, che nascondeva qualsiasi traccia di paesaggio.

«Ciao, amore mio.»

Sobbalzai, sollevando gli occhi verso i sedili imbottiti di fronte ai miei. Sgranai le palpebre e lasciai cedere la mascella, restando a bocca aperta. Una donna bellissima mi restituì lo sguardo, boccoli d'oro fuso le scivolavano intorno al capo, occhi di un delicato viola glicine sembravano scintillare in quell'atmosfera soffusa, come sospesa nel tempo. La snella silhouette mostrava uno degli splendidi abiti che indossava quando andava alle feste della grande società, sui toni del rosa cipria, perfettamente intonati all'incarnato.

Un refolo di respiro mi sfuggì dalle labbra, simile ad un singhiozzo, che mi permise di sussurrare: «Mamma..?»

«Sì.» confermò, piegando le labbra a forma di cuore, uguali alle mie, in un sorriso, gli occhi velati di lacrime. «Che bello poterti rivedere... Sei cresciuto talmente tanto.» Sospirò, inclinandosi in avanti per guardarmi meglio. «Fatti ammirare.» Allungò le braccia, sfiorandomi le mani con le sue, sottili e coperte da guanti di raso bianco.

Era tangibile. Reale. Tanto che la attirai a me e ci abbracciammo, stretti. Profumava di vaniglia, esattamente come ricordavo. Restai col viso sulla sua spalla e gli occhi chiusi ancora per qualche meraviglioso, incredulo secondo. Poi mi distaccai, lentamente, senza nessun desiderio di lasciarla andare.
«Dove siamo? Sto sognando?» chiesi, ancora ricordando la sensazione di quel buio dilagante che mi entrava nelle narici e nella bocca, come l'acqua, per soffocarmi. La caduta era sembrata eterna, dopo il salto, ma non ricordavo di essere atterrato. Ed Ezrael non era qui.

«No. Se fosse un sogno saremmo a teatro a guardare l'opera mangiando dolcetti al cioccolato.» emise una risata bassa e vellutata, che mi fece venir voglia di piangere nascondendo il viso fra le pieghe della sua gonna come un bambino. «Vedila come una breve visita durante l'intervallo di uno spettacolo.»

«Numi del cielo... Sei davvero tu...» sospirai, scioccato. «Ecco...» avrei voluto chiederle come stava, ma sarebbe stato paradossale, visto che era morta. «Sei felice? Sei... con Mel?» Non mi chiese come facessi a sapere di lei. Si limitò a sorridermi, le labbra tirate in un'espressione radiosa.

«Sono in pace... Con lei, sì.» rispose, riempiendomi di gioia e sollievo. Erano di nuovo unite, quindi, anche nella morte. Mi asciugai le lacrime che sentii rigarmi le guance con la punta del pollice, cercando di tornare serio e di scacciare il desiderio di restare lì con lei per sempre, ignorando ogni altra cosa.

«E' questo l'Oltretomba? Speravo di arrivare nel regno dei morti, quindi...»

«So dov'eri diretto, ecco perché sono qui.» strinse gli occhi, che brillarono per l'intensità fortissima delle parole che seguirono. «Non andare, Helias.» Scosse la testa ed i riccioli scivolarono morbidi intorno alle guance. «Una volta entrati non è un posto da cui si esce facilmente. Qualcosa in te potrebbe cambiare, potresti uscirne diverso. So che vuoi recuperare la spada, ma non è giusto che tu soffra per liberare il mondo dal Redivivo. Non ti ho dato la vita perché potessi perderla nel tentativo di uccidere quel mostro. Non voglio che tu abbia lo stesso destino di Mel, né il mio, né di molti altri straeliani.»

Mi sentii spezzare il cuore quando vidi le lacrime solcarle il volto ancora giovane come un tempo. Il senso di colpa mi invase l'animo per un lungo istante: quando avevo scoperto la verità avevo creduto che mia madre mi avesse fatto nascere solo per fare di me uno strumento con cui salvare la sua gente, ammazzando un mostro. Ma era evidente che non fosse così. Era orribile perfino che avessi dubitato di lei, nonostante fosse morta per proteggermi.

Le cronache dell'Assassino 2 - I Signori dell'Oltretomba | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora