Il vecchio quartiere

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La silhouette di una fiamma argentata, e una gemma di acquamarina brillante al suo interno. Il gioiello della famiglia Skeletron che riluceva nella sua mano. Pitch guardava il regalo della madre ogni mattina, appena sveglio. Lo teneva gelosamente nascosto nel cassetto accanto al letto, come a nasconderlo da un nemico immaginario, per tirarlo fuori alla minima necessità.

A distanza di qualche settimana, lo Skeletron non si sorprendeva se ogni tanto provava un po' di nostalgia. Tra tutti, quello che gli mancava di più era Jack e il suo spirito fresco e vivace. L'unico che riusciva a rendergli tollerabile il 31 Ottobre. Per sentirne meno la lontananza, lo aveva disegnato su una delle pareti dopo aver creato uno sfondo arancione su una delle pareti. Quando aveva voglia di chiacchierare, pur senza uscire di casa, si metteva davanti al muro e cominciava a raccontare la sua giornata. Gli diceva ogni cosa, persino i suoi sospetti su quell'ombra. Non la vedeva da un po', eppure qualcosa gli diceva che avrebbe fatto meglio a ricordarsene.

Ma in quel giorno di riposo dagli studi, anche le belle chiacchierate divennero noiose, e Pitch decise di andare a prendere un po' d'aria. Uscito dalla tenda, decise di esplorare quella parte di Circus-Town in cui ancora non aveva messo piede. A primo acchito, quella strada sembrava molto più triste e grigia. Il giovane Skeletron pensò che dovette dipendere dalla mancanza di giostre, colori sgargianti e case particolarmente bizzarre, probabilmente perché lì abitavano i circensi più "anziani". Non c'erano clown, o acrobati, ma veri e propri fenomeni da baraccone: personaggi il cui corpo era affetto da serie malformazioni, che sedevano davanti alle loro case come pezzi da museo.

Vide un uomo, le cui dita si erano fuse a mo' di chela, fumare placidamente la pipa sulla sua sedia a dondolo mentre parlava col vicino. Questi non era seduto, bensì sdraiato su un materassino, e nell'istante in cui si alzò Pitch ebbe un fremito: gli arti di quell'uomo erano al contrario, costringendolo a camminare come un cane.

In un angolino, c'erano anche i gemelli siamesi, la cui condizione (erano attaccati per il busto) li costringeva a ciondolare a destra e sinistra pur di restare in equilibrio-

"Che ci fai qui?" gli chiese una ragazza, Lady.

In quel vicoletto triste, ella sembrava l'unica fonte di luce. Era accompagnata da una fanciulla, più o meno coetanea, vestita in abito bianco e calze a rete nere. Nei suoi lunghi capelli castani, lisci come seta, Pitch riconobbe Fanny che ogni giorno lo osservava entrare e uscire dalla propria tenda.

"Sta...stavo facendo un giro. - Rispose il ragazzo, tornando a guardare la ballerina. – Voi, invece?"

"Stiamo andando a farci fare i capelli, per lo spettacolo di questa sera. – Dichiarò Fanny. – Vuoi venire con noi?" chiese, e nonostante l'espressione di dissenso di Lady, Pitch accettò di buon grado. Non voleva continuare la perlustrazione da solo.

La casa della parrucchiera era l'unica, in tutto il quartiere, che avesse un po' di colore; anche se la struttura in sé restava molto impersonale. Una semplice casetta di legno, dipinta di un azzurro ormai sbiadito, con dei piccoli fiori alla finestra. Una volta giunte davanti alla porta, le ragazze bussarono. Non prima di aver avvertito Pitch di non fissare troppo il viso della proprietaria della casa. Il ragazzo capì solo quando la porta si aprì.

"Buon pomeriggio, tesori miei!" esclamò a braccia aperte la donna, smuovendo un po' la lunga barba nera acconciata a treccia; ciò a cui si erano riferite le ragazze poco prima. Francis, la donna barbuta, era una signora corpulenta abbigliata con un vestito rinascimentale azzurro, con ornamenti in oro. Dopo le dovute presentazioni, e senza dar troppo peso alla presenza del ragazzo, invitò tutti e tre ad entrare.

Anche l'interno della sua casa si rifaceva all'abito: un'elegante carta da parati, forse un po' troppo vissuta, un letto a baldacchino e un grande specchio. Sui mobili, un'intera collezione di pettini ed altri attrezzi da parrucchiere.

C'era anche un grande lampadario a goccia, la cui luce illuminava tutta la camera. Quando Pitch ci passò sotto, i suoi capelli di neve risplendettero e gli occhi di Francis uscirono dalle loro cavità.

"Ma che splendido candore. – Strillò, ponendo le sue grassocce dita sulla testa del ragazzo. – Sono così belli! Mi raccomando, non rovinarli per nessuna ragione al mondo".

"Sissignora" promise Pitch, imitando divertito il saluto militare.

"Potremmo cominciare, per favore? – Si intromise acida Fanny. – Se continuiamo a parlare, non saremo mai pronte per tempo. Stasera, NOI, dobbiamo esibirci".

A sentire quella parole, Lady sbuffò infastidita e lo Skeletron intuì immediatamente come mai ci fosse dell'attrito tra le due. Erano troppo diverse. Persino il lieve "Oh" di Francis, un po' seccato, disse che la donna era d'accordo con la ballerina. Tuttavia, molto professionalmente e senza rispondere all'insinuazione, preparò due sedie accanto al lavabo. Si prese anche cinque minuti per mettersi a portata di mano tutti gli strumenti necessari, e anche per sistemarsi la barba in modo che non la intralciasse.

"Non ti dispiace se comincio io, no?" chiese Fanny, già in procinto di sedersi. Nell'atto, scostò l'orlo dell'abito e Pitch si accorse che quelle che aveva scambiato per normali calze a rete erano, in realtà, un tatuaggio.

Dall'inizio della sua seduta, la ragazzina non smise mai un attimo di parlare di sé così Francis, forse per reale interesse o solo per farla star zitta, domandò a Pitch di raccontarle un po' di sé. Il ragazzo non avrebbe voluto, ma dato che erano solo loro quattro accettò. Parlò della sua città di origine, Halloween-Town, descrivendone ogni minuzioso dettaglio; dei personaggi che la abitavano e della festa che tanto odiava. Naturalmente dovette dire qualcosa anche della sua famiglia, pur senza mai menzionare il fatto che fossero i regnanti. Disse di suo padre, il grande e spaventoso spaventapasseri; dell'elegante e gentile madre e di Jack. Di lui, soprattutto, parlò moltissimo.

"Certo che siete proprio strambi" commentò Fanny, alzandosi dalla sedia ridacchiando.

"Non meno di te, tesoro" osservò divertita Francis, poco prima di iniziare ad occuparsi dei capelli di Lady.

Mancavano ancora un paio di ore allo spettacolo, quando il trio salutò Francis e il quartiere vecchio. Fortunatamente Fanny li lasciò poco dopo, con la scusa di doversi preparare.

"Perché quel quartiere non è, come..." iniziò Pitch, pur non sapendo come concludere la frase.

Tuttavia Lady, che aveva intuito cosa intendesse dire, gli dette subito risposta.

"Quando loro hanno iniziato a fare spettacolo, non c'erano tutti i balocchi di adesso. – Si fermò, e invitò l'amico a sedersi su un muretto. – Il loro circo era, ed è ancora, basato sul fatto che non sono...esattamente normali. Sono i primi Freak, e non amano molto gli spettacoli che facciamo noi".

"Questo non crea contrasti?" continuò il ragazzo, sempre più curioso.

"Per ora no. Facciamo spettacoli separati, e a parte alcune eccezioni è difficile che ci parliamo".

"Non è una bella cosa" osservò Pitch, deluso nel sentire che, anche in quella città, le persone si evitavano per una diversa mentalità.

"Hai ragione. – Lady sospirò, e pensò di dover dare un consiglio al ragazzo. – Faresti meglio a non passare più in quella zona. Perlomeno, non da solo" si morse un labbro, come se volesse nascondere qualcosa.

"Nemmeno per andare a trovare Francis? – Domandò Pitch. – Lei è simpatica" aveva capito il timore della ragazza, ma gli sarebbe dispiaciuto non vedere più la donna.

"Quando vorrai, chiama me o Spaund. – Sentenziò la ballerina, prima di alzarsi e ripetere il suo monito. – Non andare da solo, è pericoloso" si incamminò verso casa, sotto gli occhi trasognati dello Skeletron.

Due ore dopo, in un'arena gremita di persone, lo spettacolo cominciò. Anche quella serata non avrebbe partecipato, poiché ancora troppo principiante e, soprattutto, ancora non si era specializzato in nessuna disciplina. Sarebbe rimasto a guardare dietro la tenda, per dare una mano a far uscire i circensi nel giusto ordine. Nella sua mente ancora aleggiava il monito di Lady, ma dato che non ne capiva il motivo pensò di chiedere a Ringmaster.

"Hanno una mentalità vecchia. – Rispose il Direttore, sbirciando da dietro il sipario l'andamento dello show. – Alcuni sono un po' troppo...fuori di testa. Meglio che ne stai alla larga".

Al termine di tutto, il ragazzo aveva più dubbi di prima.

 


The Nightmare before Christmas . Circus-TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora