Colpo di frusta

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Quando il clown lo lasciò, sull'uscio di casa, Pitch ebbe una gradita sorpresa. Nascosta in un angolino, seduta su degli improbabili ciuffi d'erba, c'era Lady che aveva atteso il ritorno del ragazzo per tutto il tempo. Aveva l'aria colpevole, triste, e contenta tutta insieme. Arrossì quando lui le si avvicinò, con un accenno di sorriso sulle labbra.

"Mi dispiace. – Enunciò immediatamente la ragazza, stropicciandosi le dita delle mani. – Non avrei mai dovuto dire quelle cose. È stato..."

"La colpa è anche mia. – La interruppe Pitch, sedendosi vicino. – Forse hai ragione tu: sono un codardo. È solo che...sento di dover seguire una strada diversa, da quella di mio padre".

Lady sospirò, accentuando il velo di tristezza che le ombrava il volto, e lo Skeletron si sentì in dovere di domandare perché tanto interesse.

"Perdonami, è solo che la notizia mi ha scioccato e... non capisco come un ragazzo come te possa aver rinunciato a tutto per un sogno" la mano abbassò il manicotto sull'avambraccio sinistro, rivelando una macchia violacea. Un livido, come di un colpo di frusta o...di bastone.

"Come te lo sei fatto?" domandò Pitch, passando delicatamente la mano sulla parte.

"Sono caduta, passerà presto. – La ballerina ritrasse l'arto, e coprì il nerone. – È tardi, devo andare" affermò, e si ritirò in casa.

Per nulla convinto, lo Skeletron provò a bussare alla porta a fiori per avere ulteriori informazioni, ma nessun viso dolce si affacciò sull'uscio né alla finestra. La conversazione era finita lì.

Non avendo nessuna voglia di mettersi a letto, optò per una passeggiata. Attraversò tutta la città con le braccia incrociate, fermandosi qualche istante prima alla ruota panoramica e poi alla piazza dei trampolieri. Non riusciva a darsi pace, né una spiegazione a ciò che era successo in quel breve lasso di tempo: le ombre nel vecchio quartiere, le parole di Spaund e Saber, e lo strano comportamento di Lady. Inspiegabilmente, sembrava che tutto dovesse avere un filo logico comune; un mistero, che Pitch si sentì in dovere di risolvere.

Decise di andare a far visita a Ringmaster, per cercare alcuni indizi con la scusa di ringraziarlo per avergli dato man forte durante il litigio con i genitori. Arrivò fin davanti al cappello, ingoiò un po' di saliva, ed entrò.

Il Direttore non era seduto alla scrivania, come era suo solito in quell'ora della giornata. Era nella propria camera da letto, come Pitch potè dedurre dalla luce soffusa che proveniva da uno degli ambienti vicini allo studio. Si avvicinò, e spiando da uno spiraglio della tenda lo vide in un momento di intimità. In piedi, nudo, si stava rimirando davanti allo specchio. Il corpo pieno di cicatrici e la pelle, che in alcuni punti sembrava essere posta a casaccio, celavano una storia piena di mistero.

"Sei scorretto, ragazzo. – Lo canzonò Ringmaster, girandosi verso di lui senza alcun pudore. – Entrare così, in casa d'altri, senza annunciarsi come si deve".

"Mi dispiace" si scusò lo Skeletron, sbiancando un pochino in volto mentre entrava nel privè.

A dispetto del resto della casa, quella stanza aveva un tocco più femminile: pareti rosso scarlatto, candele, tende e ben tre specchi. Il letto king size, invece, era parzialmente nascosto da un telo nero.

"Si potrebbe dire, che ora siamo pari: anch'io ho fatto una cosa molto simile. – L'uomo si infilò una vestaglia a righe. – Cosa volevi dirmi?"

"Ringraziarti, per il tuo supporto durante lo show. E anche per dopo".

"Dovere, ragazzo mio, anche la maggior parte del lavoro l'hai fatto tu: con le tue abilità, e la tua battutina a tuo padre sugli spalti. – Il Direttore rise, ripensando ancora a quella scena. – Te l'ho detto: rimpiangeranno di averti permesso di andare via. Bruceranno d'invidia" fece un ghigno malizioso, che sottolineò l'imperfezione all'occhio.

"Grazie, di nuovo".

"Ti dispiacerebbe andare? – Chiese poi Ringmaster, approfittando del momento di silenzio. – Avrei bisogno di dormire un po', prima di pensare alla prossima esibizione".

"Certamente, perdonami per il disturbo" concordò il ragazzo, che così uscì dalla casa a cappello a mani vuote; anche se la vista di quel corpo gli aveva fatto venire non pochi dubbi. Le condizioni in cui riversava la pelle erano veramente strane, e non molto rassicuranti.

Un grido distolse Pitch dai suoi pensieri: la disperata richiesta d'aiuto del nuovo arrivato. Chissà come, era riuscito ad arrivare fino alla cima di uno dei pali che reggevano il filo su cui si spostavano gli equilibristi, restandone poi bloccato. Una gran folla si era radunata a guardare la scena, e il signor J si era offerto volontario per aiutare lo sfortunato.

Salito sui trampoli, l'uomo si era posizionato sotto il novellino. Gli intimò un paio di volte di saltare, e quando questi lo fece si ritrovarono entrambi col sedere a terra.

"PATAPUMFETE!" risero in coro gli spettatori.

Anche lo Skeletron rise, ma solo per un attimo: i suoi occhi si erano posati sul livido che un suo vicino aveva sul collo. Pitch girò la testa, e vide tanti altri lividi di cui mai si era accorto. Tutti uguali a quello che aveva Lady.

Si staccò dal gruppo, e con la testa che gli girava come una trottola si incamminò verso casa. Se prima aveva un qualunque dubbio, ora ne era certo: un grande segreto serpeggiava tra gli abitanti di Circus-Town.

"Segreti" pensò, e qualcun altro gli fece eco ad alta voce.

Zoltar, l'indovino meccanico che abitava nel cortile della casa del fachiro.

"Cosa, scusa?" domandò il ragazzo, parlando a voce bassa in modo che l'altro inquilino non sentisse.

"Il segreto dei segreti. – Ripetè l'indovino, con la tipica voce robotica. – Il mistero e la maledizione della città" la luce si spense, e l'automa non parlò più.

The Nightmare before Christmas . Circus-TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora