Incubo

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Mi sono svegliata puntualmente alle 03:15.

Questa non è una poesia, bensì un incubo che vaga su alberi notturni la notte. Camminai giù per una via, una via illuminata da una fioca luce del lampione. Non era da sola, ero in compagnia del mio ragazzo quando mi sedetti su un gradino.
Ascoltai il silenzio del vento e il rumore delle stelle, non vidi stelle cadenti, né nuvole in contrasto con il cielo, né nebbia. C'era una casa abbandonata di fronte a noi, due alti balconi e due grandi finestre con le persiane completamente aperte.

Le cose bisogna provarle sulla propria pelle per capirne il significato.
Cercai di giocare con le palpebre, di prendere coscienza ma quella bimba stava lì.
Chiusi le palpebre, rimasi in quel modo per qualche secondo e dopo li riaprii.
Stava lì. Cazzo com'era reale.

Una bambina morta mi guardava.
Aveva un vestitino rosa pallido, i capelli biondi e il viso... Il viso non lo vedevo, era offuscato, appannato.
Il viso di un fantasma.
Le sue dolce manine erano pallide, com'era pallido il suo viso. Stringeva il braccino di una bambola di pezza e mi fissava.
Non aveva altro di meglio da fare? Perché scelgono proprio me? Perché li? Perché io?

<< L'hai vista anche tu?>> Chiesi al mio quattordici accanto.

<< Chi , cosa?>> Disse distratto il mio ragazzo mentre era concentrato a chiudermi un trinciato di sigaretta.

<< Oh, non importa!>> Dissi ritornando a guardare la bambina, ma non c'era più.

Questa era la parte che più mi tormentava. Quando non c'erano più stava a significare che erano andati da un'altra parte e potevo anche vederla seduta accanto a me sul nostro gradino preferito.

Consumai la sigaretta.

<< Devi smettere di fumare!>> Disse il mio ragazzo aspettando che finissi per rientrare in casa.

<< Dai fumo poco, ultimamente non puoi lamentarti!>> Cazzo volevo consumare la mia sigaretta e perdermi nel denso fumo della notte.

Volevo combattere i miei pensieri, abbattere gli stranieri , cercare di migliorare, di fingere.

Cenere dopo cenere volò via e fui soddisfatta da quella merda nei polmoni.

<< Possiamo andare se vuoi!>> Dissi alzandomi e gettando la cicca della sigaretta ormai finita.

Ci avviammo verso casa.
Salii cinque gradini, piano piano. La cosa che più notavo quando salivo era la porta della camera da letto posta di fronte a me (la camera di mia suocera), metteva ansia quella stanza.  Quella porta.
Svoltai a destra ed entrai nella camera del mio quattordici.

<< Allora? Cosa mangiamo stasera... Pizza o panino?>> Domandò Salvatore.

Distrattamente mi voltai , mi guardai le spalle.
Ed ecco. La bambina cazzo.
La bambina stava appoggiata contro la porta della camera da letto.

<< Oh cazzo!>> Uscì spontaneo.
Rideva la bimba e si avvicinava.

03:15 avevo sete, molta sete.
Avevo l'ansia, stavo strana.

Le 03:15 sono le ore più buie, sono le mie ore. Ore che raccontano di (me)?
È l'ora degli incubi.

00:06

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