New Year's Eve - pt. 1

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Quella mattina, lui e Anita furono svegliati dal trillo del campanello.

Si stropicciò un occhi, trattenendo a stento uno sbadiglio, poi si decise a uscire dal letto.

Un piccolo brivido gli scosse le spalle quando con i piedini toccò il pavimento gelato, così si affrettò a mettere le pantofole. I suoi genitori in fondo glielo dicevano sempre: non si va a piedi scalzi per casa, altrimenti si rischia un raffreddore.

Sbadigliò di nuovo, prima di ciabattare verso la cucina, da cui sentiva provenire parole sussurrate.

Appena entrato nella stanza vide suo padre seduto al tavolo, sua madre invece stava preparando il caffè per entrambi.

Rimase un attimo sulla porta, sentendo un improvviso calore al centro del petto. Quella scena lo rimandava a quando vivevano tutti sono un unico tetto e la domenica mattina li trovava a scherzare a bassa voce per non disturbarli. Gli mancava quella routine: gli mancava stare la sera sul divano a guardare un film insieme, gli mancava il modo in cui si dimenticava di svegliarlo per mandarlo a scuola e anche i suoi ritardi quando doveva andarlo a prendere. Semplicemente gli mancava suo padre. Per fortuna, però, quel giorno lo avrebbero avuto tutto per loro, glielo aveva promesso il mese prima. Aveva promesso di portarli ovunque loro volessero e non solo di aspettare con loro il nuovo anno, ma addirittura che sarebbe rimasto a dormire da loro, nella camera degli ospiti.

Con quel pensiero in testa gli fu impossibile sorridere prima di salutarlo.

«Papà!»

Fabrizio si voltò di scatto verso di lui e il suo viso assunse un'espressione dolce.

«Vieni qua, campio'.» disse, mentre apriva le braccia.

In pochi secondi si trovò il figlio che circondava il suo collo. Gli lasciò un bacio tra i capelli, prima di guardarlo negli occhi.

«Come stai?» gli chiese.

Nonostante ci fossero le vacanze a scuola, aveva visto poco i suoi figli. Avevano passato il Natale insieme, poi però i genitori di Giada li avevano invitati da loro per qualche giorno e lui li aveva lasciati andare. Lei aveva invitato anche lui, ovviamente, ma come al solito si era trovato a rifiutare. A loro non era mai andato a genio quello che era successo con la figlia – e lui certo non poteva dargli torto – eppure non era per quello che ogni volta si tirava indietro, era per lei. Lei, che nonostante tutto aveva continuato a difenderlo anche a costo di litigare con i suoi e lui, che sapeva cosa significava avere problemi con i suoi genitori, questo non poteva permetterlo. Gli piaceva vederla felice, sorridente, non con il cuore a pezzi perché era costretta a dividersi tra le sue due famiglie.

«Benone. Dai nonni ci siamo divertiti tantissimo!»

Gli sorrise di nuovo, prima di scompigliargli i capelli e fargli cenno di sedersi al suo fianco.

«Dai, raccontami tutto quello che avete fatto.»

«L'altro ieri ci hanno portato a fare colazione fuori, poi ci hanno portato al Luneur. Era sabato, quindi apriva di mattina e avevamo più tempo per le giostre.» iniziò a raccontare Libero, gli occhi brillavano alla luce «Per colpa di Anita so' andato a sbatte' nella casa degli specchi! Oltre che ha fatto un macello con lo zucchero filato.»

«Posso testimoniare, è riuscita a farlo finire persino tra i capelli, non mi chiedere esattamente come.» rise Giada e lui, all'immaginarsi quella scena, si trovò a imitarla.

Certo, era triste di non essere stato lì, con loro, eppure bastava vederli felici per relegare in un angolino il suo dolore per dar loro anche la sua gioia.

Tra le luci di Roma | MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora