Sogno - pt. 2

1.3K 90 41
                                    

Fabrizio lasciò scorrere lo sguardo su Ermal, scoperto fino alla vita. Si era svegliato da una decina di minuti e non aveva neanche dovuto guardare l'orario per capire quanto fosse presto: non c'era luce ad annunciare l'alba, come ogni altra mattina.

Però per una volta non aveva intenzione di alzarsi, non ancora. Voleva godersi il suo riccio per un altro po'.

Accarezzò la sua pelle nuda, che nella notte precedente aveva costellato di segni rossi, prima di passare ai capelli sparsi sul suo petto. Sorrise senza neanche accorgersene.

Appena arrivati a casa si erano amati, con dolcezza, con lentezza, per unire le loro anime più che i loro corpi. Era stato bello, dopo tutto quel tempo si erano finalmente sentiti completi.

Strinse ancora di più a sè l'uomo poi, con un bacio lieve sulla sua testa, si congedò.

Si alzò dal letto, si mise un paio di boxer addosso e andò verso lo studio.

Non chiuse la porta, non aveva intenzione di mettersi a suonare. Aveva intenzione di scrivere, invece. Nonostante il momento di pace sentiva incombere su di loro l'imminente partenza, che percepiva quasi come il doloroso risveglio da un bellissimo sogno, e quello era stato l'unico modo che conosceva per scacciare la nostalgia che aveva già iniziato a farsi strada dentro di lui.

Si perse tra le parole, tra la sua grafia storta e ne riemerse solo due ore dopo, quando un leggero tossire lo distrasse da quello che stava facendo.

Si girò a guardare e sorrise.

Ermal era fermo sulla soglia, ancora a petto nudo, i capelli disordinati, il volto assonnato.

Piegò i fogli che aveva utilizzato, allontanandoli un po' da sé, poi fece un cenno per farlo entrare. L'altro lo raggiunse con poche falcate. Si chinò sul suo volto a baciarlo profondamente, per prendere posto davanti a lui subito dopo.

«'Giorno.» biascicò, la voce impastata e ancora graffiata dal mal di gola. Fabrizio intrecciò una mano tra i suoi ricci e gli baciò uno zigomo.

«Buongiorno.»

«È strano vederti sveglio prima di me 'Brizio.» continuò, le labbra del suo uomo erano ancora sulla sua pelle. Le sentì distendersi, mentre una piccola risata si liberava nella sua gola.

«C'ho fatto l'abitudine ormai.» disse divertito, prima di lasciarlo andare.

La reazione non si fece attendere: l'albanese fece un mugolio contrariato, prima di appoggiare la fronte contro la sua spalla. Fabrizio gli circondò un fianco con il braccio, lasciandogli l'ennesimo bacio tra quei fili neri di cui era tanto innamorato.

«Che stavi facendo?» chiese contro il suo collo.

«Lavoravo a 'na canzone.» mentì.

«Mi fai sentire?»

Il romano annuì. Lo rimise dritto e si andò a sedere davanti alla tastiera. Iniziò a suonare quello che aveva messo a punto la mattina precedente. Nonostante avesse già iniziato a buttare giù il testo non lo cantò, preferì tenerlo fisso solo nella sua mente e intonò solo la linea vocale.

Quando finì si voltò solo per essere accolto da un dolce sorriso.

«Mi piace.»

«Grazie.» gli rispose, ricambiando il gesto, poi si alzò «Ma c'è ancora da lavorare.» aggiunse, grattandosi un po' la barba.

Gli fece cenno di seguirlo e si spostarono in cucina, dove Fabrizio accese il fuoco sotto la macchinetta già pronta.

«Dormito bene, Erm?» gli chiese, appoggiandosi al piano cottura. L'altro annuì mentre abbozzava un sorriso. Non c'era bisogno di aggiungere che avrebbe sempre dormito bene al suo fianco, entrambi ne erano coscienti.

Tra le luci di Roma | MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora