Sanremo - pt.1

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Fabrizio avrebbe dovuto comprendere che il rapporto tra lui ed Ermal era diverso dai soliti quando aveva parlato con Anita davanti ai suoi occhi, quando si era preoccupato di lui in studio pur avendolo visto tre volte in croce o quando Giada gli aveva fatto notare che si lasciava chiamare Fabrì senza creare problemi. O ancora, quando solo per farlo contento aveva portato i bimbi in studio e non era stato geloso di come la sua principessa aveva coccolato l'altro cantante.

Invece fu solo tempo dopo, con la chiamata di Baglioni, che lo capì. Dopo aver sentito l'uomo e la sua volontà di averli a Sanremo non aveva neanche guardato Giada, che stava davanti a lui. Si era invece alzato ed era corso a chia­mare Ermal. E questo, in una qualsiasi altra situazione, lui non lo avrebbe mai fatto. Avrebbe guardato la sua compagna e le avrebbe raccontato tutto con un dolce sorriso, solo dopo avrebbe chiamato il suo compare e soprattutto, lo avrebbe fatto davanti a lei. Invece no. Si era chiuso nel suo studio, la sua fortezza.

Aveva ascoltato il cellulare squillare, tre, quattro, cinque volte. Poi la voce dell'albanese lo aveva raggiunto curiosa e lui lo aveva sommerso con un fiume di parole.

Non sapeva neanche lui perché non riusciva a essere il solito sé, perché si dimostrava cosi eccitato per una cosa che aveva fatto ormai molte volte. Eppure la sola idea di poter solcare quel palco con la loro canzone lo rendeva euforico.

Ermal comunque sembra­va essere felice quanto lui di quell'idea. Cosi, avevano deciso di rivedersi a Roma per poterne parlare a voce. Solo dopo avere chiuso la chiamata, durata mezz'ora aveva, parlato con Giada di quella possibilità, ricevendo come al solito tutto il suo supporto.

Poi lui e l'albanese aveva accettato, si erano ritrovati più volte con i loro avvocati, per essere sicuri che la loro canzone potesse essere ammessa in gara nonostante il ritornello di silenzio, e alla fine, dopo aver quasi imparato a memoria il regolamento, si erano ritrovati lì, nella città del festival.

«Oh, ce l'hai fatta!» fu la prima cosa che disse Fabrizio, quando vide il suo collega entrare nell'hotel che gli era stato assegnato.

«Scusa, il treno ha fatto ritardo.»

«Sì, sì, incolpa gli altri.» ridacchiò e l'altro gli lanciò un'occhiataccia.

«È davvero colpa del treno.» si difese.

«Ed ecco perché me movo quasi sempre in macchina.»

Ermal gli fece il verso e lui sorrise.

«Mi sei mancato anche tu.» scherzò.

Ermal sbuffò, aggiustandosi i capelli che il vento aveva scompigliato, poi guardò la reception.

«Vado a sistemarmi in camera, ci vediamo dopo.» lo salutò e Fabrizio guardò la sua schiena allontanarsi dopo un ultimo cenno.

Tornò a sedersi con i suoi colleghi, che parlavano dei motivi per cui avevano deciso di partecipare al festival. Non che in realtà li stesse ascoltando.

Le motivazioni, alla fine, erano sempre le stesse. Il mettersi in gioco, il tornare alla ribalta quando c'era un po' di ombra a offuscare la propria carriera, oppure semplicemente il divertirsi su un palco importante come quello dell'Ariston.

«E tu Fab?»

Non sapeva neanche chi glielo aveva chiesto, in realtà. Forse era stata Noemi, forse Annalisa, che lo guardavano curiose, o forse chiunque altro stesse lì con loro. Non gli importò capirlo. Scosse le spalle e abbozzò un sorriso.

Tra le luci di Roma | MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora