Famiglia

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Da quando Ermal aveva presentato Fabrizio a sua madre, il tempo quasi sembrava essersi fermato. Tutto era immobile.

Doveva ammetterlo, anche se non se ne pentiva, non sapeva cosa gli fosse preso: gli era venuto spontaneo agire in quel modo e solo dopo si era reso realmente conto della sua azione.
Vero, era quello che voleva fare da quando erano entrati in casa, ma certamente non lo aveva immaginato in quel modo.

A sentire quelle parole, sua madre aveva sbarrato gli occhi e aveva continuato a guardarli a turno, come se si aspettasse di vederli scoppiare a ridere, facendo passare tutto come uno scherzo – cosa che ovviamente non avvenne – mentre sua sorella Sabina era momentaneamente entrata in uno stato catatonico. E ci stava, considerato che non era stato molto delicato con la sua confessione, ma dopo ormai dieci minuti di completa stasi stava iniziando a preoccuparsi.
Sapeva benissimo che le due donne erano persone prive di pregiudizi, ma la sua mente stava iniziando a esplorare pensieri che non avrebbe voluto avere.

Così il romano, pur sentendosi quasi un intruso, si decise a rompere quel silenzio opprimente perché non riusciva più a vedere il suo uomo agitarsi così tanto.

«Sempre molto gentile, Meta.» commentò con tono sostenuto, ma il sorriso che aveva messo su tradiva i suoi veri pensieri, e poi si voltò verso le due donne «Scusate l'irruenza, credo, non era così che avevamo programmato di dirvelo.» ammise, grattandosi la nuca, un po' imbarazzato.
Subito dopo Ermal gli posò una mano sulla coscia e lui non era sicuro se lo avesse fatto per dargli supporto o riceverlo. Come ogni volta cercava di fare la persona forte e ci riusciva, ma nascondeva dietro una maschera tutta la sua insicurezza, la sua paura.
Intrecciò le loro dita e le mantenne lì, ferme, per ricordargli che ogni cosa l'avrebbero affrontata insieme, proprio com'era successo a Sanremo, proprio come sarebbe successo sempre.

Fatmira guardò i due uomini un po' imbarazzata, come se avesse preso coscienza solo in quel momento di come la sua mancata reazione potesse aver messo in ansia i due, così si schiarì la voce con un colpo di tosse.

«No, anzi, scusate me. Sono solo sorpresa...» e delusa, ma questo non lo aggiunse perché sapeva che suo figlio avrebbe frainteso. Anzi, stava già fraintendendo.

Abbozzò un sorriso, il più vero che potesse fare in quel momento, e aggiustò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Sono felice per voi.» disse, cercando di assumere un tono dolce. I lineamenti contratti del suo primogenito le fecero capire che il risultato non era esattamente quello voluto, ma era sincera.

Ermal aveva sofferto così tanto negli anni precedenti che si meritava finalmente la felicità e a lei, da madre, non importava vicino a chi l'avesse trovata. E poi lui e Fabrizio avevano dimostrato subito un affiatamento non indifferente: discutevano, ma erano sempre vicini; si offendevano l'uno con l'altro, ma i loro occhi non smettevano mai di cercarsi. «Benvenuto in famiglia, Fabrizio.» sorrise, sforzandosi un po' di più.

Sabina dopo aver notato l'evidente difficoltà della madre, decise di sollevarla da quel discorso e prese lei la parola.

«E così avevi davvero qualcuno, a Dicembre.» disse mentre riordinava i suoi pensieri.

Non era una domanda, ma una constatazione. Suo fratello annuì.

«E quel qualcuno era Fabrizio.» continuò. Lui annuì di nuovo e lei sbuffò.

«Dannazione, non posso dire a Rinald di pagare pegno, vi odio!» si lamentò.

Entrambi gli uomini sbiancarono, guardandola sorpresi.

«Che c'é? Dopo che sei andato da Lele avevamo scommesso. Lui ha detto che stavi parlando con il tuo nuovo qualcuno, io con Fabrizio. E quindi abbiamo entrambi ragione, non posso dirgli di pagare la scommessa.» spiegò, la sua voce scocciata anche se i suoi occhi felici la tradivano.

Tra le luci di Roma | MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora