Capitolo 2

6K 235 8
                                    

Mi svegliai, ero ancora su quel dannato aereo.

Mi voltai e vidi il piccolo Josh dormire. Sua madre fissava il vuoto, assente.

Presi il telefono dalla borsa. Sono le 16: 30. Tra circa mezz'ora sono ad Holmes Chapel e non sono ancora pronta.

Josh si gira e si rigira. "Puoi tenerlo d'occhio un attimo?" mi chiede sua madre, facendo un grande sorriso.

"Certo" rispondo ricambiando.

Il piccolo sembra come impaurito, infastidito da qualcosa, sta chiaramente avendo un incubo, ma non voglio svegliarlo. Inizia a lamentarsi, continuando a dimenarsi.

"Josh, Josh, va tutto bene?" Non potevo star zitta e non chiedere qualcosa, era spaventato e non volevo si sentisse cosí.

Apre gli occhi velocemente, calmandosi. Gli accarezza il retro della testa, rassicurandolo. I morbidi riccioli scorrono tra le mie mani. Mi fanno ricordare Charlie, ha gli stessi identici capelli, soltanto piú scuri.

Il bambino si gira verso di me, sorridendo.

"Grazie, Rose" ammette, arrossendo.

Gli rivoglo il sorriso migliore che potessi fare e mi giro per guardare fuori. Nel giro di un'ora siamo già arrivati e stiamo sbarcando. Saluto Josh e sua madre con la mano, e loro ricambiano.

Dopo aver preso la valigia mi incammino, vedendo un cartello con su scritto "arrivi".

Cerco un volto familiare tra le tante persone che aspettano. C'è chi si abbraccia, piangendo e singhiozzando e c'è chi invece ritrova la propria famiglia, forse uomini andati fuori per lavoro o addirittura in guerra, mio padre era morto così. Era un soldato. Era partito in Africa per una missione, ma sfortunatamente, non andó bene. Io avevo soltanto cinque anni.

Scrollo i pensieri di dosso e continuo a cercare.

"Rose, Rose, eccomi!" vedo zia Clarisse agitarsi tra la folla. Non é cambiata del tutto. É invecchiata un pó ma la sua chioma di capelli è ancora intatta. Si avvicina goffamente, spingendo e sbuffando. Mi sorride e a poco sviene, è una donna molto emotiva per essere la sorella di mio padre, che di solito, non si emozionava mai.

Mi accoglie nelle sue braccia, facendomi sentire improvvisamente a casa.

Ricambio dolcemente, sorridendo.

"Zia Clare, non sei cambiata per niente" Era così che la chiamavo quando ero soltanto una bambina. Io e Zia Clare eravamo molto unite prima. Giocava con me e Lissa quando aveva del tempo libero e ci preparava le torte il Sabato pomeriggio.

"Vedo che non sei cambiata anche tu, Marie" dice sarcasticamente. Il mio nomignolo era questo. Il mio nome intero è Rosemarie. E lei preferiva Marie a Rose.

Sorrido e prendo la valigia.

"No, faccio io" si offre. In realtà mi farebbe davvero piacere, dato che sono stanchissima.

Le lascio la valigia e mi incammino dietro di lei. Entriamo nella sua piccola macchina. É ancora la stessa. I sedili sono rivestiti di una stoffa azzurrina e dallo specchietto retrovisore penzola un ciondolo portafortuna. É proprio come la ricordo.

Passiamo un'ora in macchina, parlando di cosa avrei fatto qui ad Holmes Chapel e cosa avrebbe potuto fare la zia per me.

Avevo deciso di andare alla "Holmes University" dato che era vicino casa di zia Clare. Mi aveva detto di dormire a casa da lei, ma rifiutai, avendo già preso un appartamento di fronte la scuola. Sono felice di non dover condividere la casa con nessuno ed avere le mie comodità.

Remember - Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora