nuova vita

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Rinald riuscì ad entrare in camera di Ermal solo a tarda sera. Aveva saltato sia il pranzo che la cena, non aveva fame, solamente delusione: il suo corpo era a metà tra il cervello, che gli consigliava di andare via da quella casa, di allontanarsi il più possibile da lui, e il cuore, che voleva perdonare l'irruenza della mattina, nella speranza che fosse solo un momento passeggero, mai più ripetibile. Ma Fabrizio aveva detto lui stesso che era un dominatore. La loro reazione sarebbe stata sempre così: Ermal che subiva e Fabrizio che ordinava.
Non era sicuro di volerlo. Non per il resto della sua vita,perché per lui il pescatore era l'amore della sua vita.
"Fratellone, che succede?"
"Ha rovinato tutto."
" Chi?"
"Fabrizio"
"Cosa ha fatto?"
"Non capiresti" effettivamente non poteva capirlo, nessuno avrebbe potuto.
"Ed è così grave da non poterlo perdonare?"
"Non lo so. Devo andare via da qui, anche solo per pochi mesi. Devo schiarirmi le idee."
"E dove vorresti andare?"
"Ovunque"
"Mamma ha una casa a Milano. Vuoi chiedere a lei?"
"Da Roma a Milano?"
"Hai detto tu che volevi cambiare."
Ed era vero.
           Intanto nella casa vicina...
Mary aveva portato Fabrizio in casa loro, l'aveva accompagnato nella sua camera e si era seduta vicino al letto, nella speranza che si decidesse a parlare.
"Hai rovinato cosa?"
"La mia vita"
"Sempre melodrammatico il ragazzo"
"Stavolta per davvero" disse riprendendo a piangere.
La sorella gli credette:"Cosa hai fatto a Ermal?"
"Ho...detto...chi...sono... davvero"sussurrò quelle parole. Mary sapeva. Sapeva tutto.
"Sei un coglione"
"Lo so, ma lo amo tanto. Volevo essere sincero"
"E scegli quel modo per esserlo?" il tono della sorella si era alzato, spaventando Fabrizio che non l'aveva mai vista così adirata.
"Non sapevo come fare..."
"Una tazza di caffè? Una parola? Una lettera?"
"Non sono io. Lo sai"
Mary uscì a causa del suono del campanello. Se fosse rimasta ancora avrebbe probabilmente strozzato il fratello.
Dietro la porta di vetro si stagliava la sagoma di Rinald. Lo salutò con un bacio a fior di labbra.
"Come sta Ermal?"
"A pezzi. Fabrizio?"
"Anche."
"Senti non so cosa sia tuo fratello, ma Ermal ha dei segni sui polsi, come se fosse stato legato..."
"È un dominatore"
"In che senso"
"L'hai capito benissimo."
"Spostati."
"No."
"Fammi entrare in quella cazzo di casa. E dimmi dove è. ORA."
"In cima alle scale seconda porta a destra." disse la ragazza scnasandosi, dopotutto anche lei voleva che il fratello pagasse in qualche modo.
Rinald entrò come una furia:"Stammi a sentire piccolo viziato che non sei altro. Hai ferito mio fratello e non solo sui polsi o chissà quale altra parte del corpo, ma nel cuore. In qualcuno che non si fida di nessuno sai cosa vuol dire questo? Lo sai cretino? No, no che non lo sai. Tu sei abituato ad avere tutto- continuò guardando la grande camera da letto e facendo grandi gesti con le mani- mentre Ermal no. Lui ha lottato a lungo in passato e si era innamorato di te perché sentiva che tu eri quello giusto. Idiota. Per colpa tua lui se ne andrà. Congratulazioni."
"Come se ne andrà? Dove?"
"Non te lo dirò, stai fuori dalla sia vita, l'hai già rovinata a sufficienza."
"Dimmi dove..."
"Non funziona il tuo essere dominatore con me, ragazzino."
"Rinald ascolta..."
"No. Basta."
Rinald uscì dalla camera sbattendo con forza la porta e si diresse verso l'entrata della casa, dove Mary era rimasta in piedi, appoggiata allo stipite e lo guardava. Il ragazzo la baciò dolcemente:"Hai sentito tutto?"
"Tutto quanto. Grazie."
"Cos..."
"Qualcuno doveva dirglielo. Ma io gli voglio troppo bene. Rimane sempre mio fratello. Spero che noi..."
"Io e te resteremo insieme. Se vorrai"
"Voglio. Voglio solo te."
"Ti amo Mary."
"Ti amo anche il Rinald."
Si baciarono osservati da Fabrizio che, dalla vetta della tromba delle scale, contemplava la vista di due innamorati cronici che non avevano visto ancora le fiamme dei litigi all'orizzonte.
Li invidiava. Voleva Ermal con sé. Loro due sarebbero stati perfetti,in eterno.
Chissà dove sarebbe andato ora il suo bel ricciolino.
          Nella casa di Ermal
"Non ci vai a Milano."
"Mamma non posso restare."
"Perché?"
"Mamma ti prego" disse fra le lacrime.
Lei capì tutto:"Hai due mesi. Dopo torni."
"Grazie mamma."le diede un bacio e poi sparì in camera.
Preparò la valigia e prenotò un biglietto aereo. Doveva partire il prima possibile. Il primo volo disponibile era fra due ore. Perfetto.
Prese le ultime cose e abbracciò la madre. Uscì di casa e incontrò il fratello sulla soglia dei vicini con Mary, salutò anche loro con un abbraccio e vide alle loro spalle Fabrizio, ma non lo degnò nemmeno di un gesto della mano. Non lo voleva più vedere.
Fabrizio tentò di rincorrerlo quando Ermal gli voltò le spalle, ma Rinald lo bloccò dicendogli:"Lascialo andate se lo ami davvero."
Ermal si diresse a Fiumicino con un taxi e prese il volo verso Milano, dove avrebbe ricominciato una nuova vita.

Il ballo in mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora