primo giorno a Milano...in tre

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Cadono come castelli di sabbia
le nostre certezze,
pilastri di rabbia e paura
siamo lontani dai giorni
che ci hanno concesso
di apprendere il senso
di chiederci scusa
con un compromesso
e trovare la cura
e ora capisco perché...
Non ho mai amato nessuno
all'infuori di te
che insisti,
che insisti,
che insisti,
che insisti...
Non c'è più niente da dire,
è la verità,
anche se cerchi ogni giorno
un frammento d'amore
che vita sarà?
Voglio ascoltarti per ore
ma prova a convincermi
che prima o poi tornerà
la felicità,
la felicità.
I sogni sai vanno dipinti
anche se non li vedi,
ma se poi ci pensi
spesso svaniscono proprio
perché non ci credi,
o forse gli cambia il colore,
l'amore che prende e che dà,
lo puoi comprendere.
Non c'è più niente da dire,
è la verità,
anche se cerchi ogni giorno
un frammento d'amore
che vita sarà?
Voglio ascoltarti per ore,
ma prova a convincermi
che prima o poi tornerà
la felicità,
la felicità...
Tanto se cerchi ogni giorno
un frammento d'amore,
amore sarà.
Voglio ascoltarti per ore
ma prova a convincermi
che prima o poi tornerà
la felicità,
la felicità...
La cantò ad occhi chiusi anche lui. Ermal guardava prima lui e poi quelle dita che si muovevano tanto abilmente sulle corde della chitarra e pensò che se quello fosse l'inferno allora il paradiso non l'avrebbe mai voluto vedere.
Fabrizio riaprì quegli angoli di cielo e si meravigliò di trovare Ermal con il cuscino stretto tra le braccia magre e le guance rigate di lacrime.
"Ricciolì che hai?"
"È...bellissima"
"Dopo l'altro giorno la mia vita è diventata migliore e quando tu te ne sei andato via ho capito quando coglione sono stato...ti prego perdonami."
"Ti ho già perdonato...vieni qui." disse aprendo le braccia ed accogliendo l'altro, che aveva abbandonato la chitarra sul pavimento per godersi delle coccole dal compagno.
"Sai-disse accarezzando i ricci dell'altro- non credo che ne avrò mai abbastanza di tutto questo. Di te. Sento che ogni giorno il mio amore per te cresce e che starti lontano anche solo pochi metri diventa difficile come respirare sott'acqua."
"Brì..."
"Promettimi che non mi lascerai mai...te ne prego"
"Dicono che non c'è niente di più fragile di una promessa..."
"Lo so, ma tu fammela lo stesso. Ho bisogno di sentirla."
"Te lo prometto."
Si addormentano così, abbracciati tra le loro parole dolci e sentite che nessuno avrebbe mai potuto portare via.
Vennero svegliati dal suono del campanello.
"Che ore sono?" chiese Ermal
"Le due del pomeriggio."rispose Fabrizio guardando il cellulare lasciato sul tavolino.
"Abbiamo davvero dormito così tanto?"
"Si"
Si guardarono e risero. Risero della meraviglia di quella semplice azione come svegliarsi insieme, uno nelle braccia dell'altro e sentire le loro voci insieme come primo suono era qualcosa di troppo bello per essere vero.
Appunto, troppo bello per essere vero.
Il campanello trillò di nuovo per svariati secondi.
"Quel coso lo stacco e lo faccio volare giù dalla finestra."disse Fabrizio.
"Calmati Bizio...chi è?"chiese Ermal attaccato alla porta.
"Giada e Silvia. Ci aprite o ci lasciate fuori a fare la muffa?"
"Per me possono anche andare in scadenza che le butto nell'umido quelle due li"rispose il romano.
"Ditemi ragazze che volete..."rispose il ricco aprendo la porta e guardandole storto. Le ragazze lo fissarono: capelli in disordine e sguardo vacuo...si era appena svegliato.
"Mi terreste Libero per un pomeriggio? Io e lei andiamo a fare shopping."
"Ma col c...."disse Fabrizio.
"Fabri il linguaggio-lo interruppe Giada- Ermal sapevo che avresti accettato...tieni!"
Gli passò il piccolo mezzo addormentato e le borse con l'occorrente.
"A stasera ciao amore di mamma"
Le ragazze se ne andarono. Il rumore dei loro tacchi risuonò per tutto il condominio scatenando qualche urlo di protesta dei vicini.
Ermal rientrò in casa con in braccio il piccolo e disse rivolto al compagno:" E ora che si fa?"
"Bella domanda."
Fabrizio si alzò dal divano e tese le braccia verso suo figlio, che le allungò e letteralmente si lanciò verso il padre.
"Sei ancora papà?"
"Si piccolo, sempre. Solo per te."
"Fabri posso farvi una foto? Siete troppo belli"
"Un selfie tutti insieme però. Non solo io e lui."
"È la tua famiglia..."
"No. Tu e lui siete la mia famiglia."
"Ma ci conosciamo appena..."
"E allora? Non servono per forza anni per far parte di una famiglia...certe persone non ne fanno parte mai, altre entrano subito. Tu sei una di quelle."
"Fabri non so cosa dire."
"Aziona quella fotocamera frontale e vieni a metterti accanto a me."
Ermal fece come l'altro gli aveva detto, ma non appena si mise accanto al romano il bambino allungò una mano, mettendola attorno al collo del riccio. I due uomini si guardarono sorpresi, ma presto il loro stupore lasciò il posto a due sorrisi smaglianti simboli del loro amore. Ermal schiacciò il pulsante e scattò la foto, fu una meraviglia. Tre persone complici, innamorate l'una dell'altra.
Verso le tre del pomeriggio decisero di andare al parco. Cercarono nella borsa che la donna aveva lasciato loro se ci fossero le chiavi dell'appartamento  per prendere il passeggino, ma trovarono solo un biglietto con i numeri da chiamare in caso di emergenza, quindi digitarono il numero della donna per chiederle dove trovare il mezzo per trasportare il piccolo.
Lei rispose al secondo squillo.
"Pronto? Chi è?"
"Giada sono Ermal..."
"Ciao, c'è qualcosa che non va?"
"No, no. Nulla del genere. Volevamo andare al parco e ci serviva il passeggino per Libero..."
"Andate nel garage. Terzo box da sinistra."
"Grazie. A dopo."
"Ciao."

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