America

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*narra Fabrizio*
Beh, nessun attacco di panico per uno che non ha mai preso l'aereo per tanto tempo.

Ermal dormiva accanto a me...ma come fa? Io se chiudo gli occhi puntualmente mi sento cadere.

L'aereoporto di Miami era grande, forse troppo. Di certo se non ci fosse stato Ermal mi sarei perso.

Raggiungemmo il suo appartamento velocemente. Il fuso orario era pesante e i miei occhi si stavano chiudendo, nonostante nel cielo splendesse il sole migliore del mondo...o forse quello era vicino a me e mi stava tenendo la mano.

Era strana Miami. In Italia se due uomini si tenevano per mano inevitabilmente qualcuno si fermava a guardarti disprezzando quel gesto, mentre lì nessuno ci guardava nemmeno per sbaglio.

La casa di Ermal non era grande, ma la camera da letto attirò la mia attenzione. Era matrimoniale.

"Ermal..."
"Che c'è?"
"L'hai mai usato?"dissi riferendomi al letto.
"No, ho dormito per due anni sul balcone del salotto, sai ai piccioni andava bene che usassi il loro nido come cuscino..."
"Non in quel senso..."
"L'avevo capito, comunque no. In quel modo mai. Io non ho mai smesso di amarti e di pensarti."

E che cazzo, non potevo resistere un secondo di più davanti a quella dichiarazione. Lo spinsi sul letto (e non venite a darmi del pervertito, lo avreste fatto anche voi lo so) e lo baciai, prima dolcemente, poi introdussi la lingua ed entrambi gememmo.

Lo spogliai senza riguardo per i modi dolci, volevo possederlo. Era mio. Solo mio.

Presi le sue gambe sulle mie spalle ed entrai in lui, spingendo ogni volta di più. I suoi gemiti erano la mia canzone preferita. La sua espressione che cambiava il mio biglietto da visita per entrare in lui con maggiore forza. Venimmo entrambi contemporaneamente, urlando il nome dell'altro e pregando che i vicini non fossero in casa.

Ci addormentammo così...io sopra di lui e i miei capelli sul suo cuore.

Durante la notte sognai di correre in riva al mare, lui mi teneva la mano ed io ero così felice. Fu un sogno semplice, ma dopotutto non occorre fare dei sogni stravaganti per avere dei dolci ricordi.

Al mio risveglio, trovai la sua parte del letto vuota. Mi alzai di scatto e lo cercai per tutto l'appartamento. Entrai nel panico, pensavo mi avesse abbandonato, così mi sedetti nuovamente sul letto e iniziai a piangere. Mi aveva lasciato.

Mi aveva abbandonato in quella città che non sapeva di casa, ma solo di odio.

Eppure lo amavo.

In quel momento sentì la porta principale sbattere e dei passi felpati raggiungere la camera da letto.

"Amore so...ma che hai?"mi chiese Ermal stupito dal vedermi piangere.
Si avvicinò e me e mi strinse la mano.
"Pensavo...mi...avessi...lasciato"riuscì a dire tra i singhiozzi.
"Ma sei pazzo?-rispose ridendo- Sono andato a rassegnare le dimissioni. Così abbiamo il resto della settimana per noi."
"Davvero?"
"Ti ho lasciato un messaggio sul comodino..."

Avevo notato un bigliettino, ma non l'avevo aperto. Ok sono un perfetto idiota che si fa paranoie.

"Asciugati gli occhi e usciamo dai."

Miami era stupenda, ma era molto più bello l'uomo al mio fianco che camminava stringendomi la mano. L'amore ha molte forme, ma noi siamo quella più bella in assoluto.

Camminavano da circa due ore, quando Ermal si fermò davanti a un negozio.

"Entriamo?"
"Ma perché?"chiedi vedendo che quello era un negozio di tatuaggi.
"Perché non solo mi sono licenziato stamattina, ma ho preso un appuntamento qui. Vorrei farmi un tatuaggio con te. Voglio imprimermi per sempre il nostro amore sulla pelle."

Che potevo fare? Dire di no? Ma non sono mica scemo!(ok forse un poco si, ma son dettagli) Lo baciai. Lì davanti a tutti i passanti e all'entrata del negozio.

Entrammo e ringraziai Ermal che sapeva parlare inglese, altrimenti che mi sarei mai fatto tatuare? Minimo avrei chiesto una luna ritrovandomi un gattino. Perché non so parlare inglese?

"Terra chiama Fabrizio..."
"Si?!"
"Quale tatuaggio vuoi fare?"
"Non so...tu?"
Ermal divenne un peperone vivente.
"Ermal..."
"Il tuo nome..."disse quasi in un sussurro.
"E io mi farò tatuare il tuo."
Mi guardò con degli occhi colmo di affetto. Non sapevo come ricambiare quello sguardo. Così scelsi il modo più semplice...un bacio sulla guancia.

"Ma dove?"
"Su uno dei due polsi..."
Capì immediatamente...voleva coprire i segni che gli avevo fatto.

Ci sedemmo sulle due sedie e mostrammo i polsi. Ermal scelse il sinistro, lì i segni erano più marcati, era logico che volesse coprirli per primi. Io diedi il destro, così quando ci saremmo tenuti per mano i nostri nomi avrebbero combaciato. Proprio come noi.

Ermal fu il primo. Fu coraggioso e tenne gli occhi aperti per tutto il tempo. Alla fine vidi sul suo polso il mio nome svettare in corsivo e sotto la metà di un cuore...il tatuatore si era accorto del nostro legame e aveva voluto imprimerlo. Gli volevo bene.

Mi fece un male cane. Il polso destro era particolarmente sensibile e sentì ogni singolo secondo di quel tatuaggio. Quando finì sorrisi nel vedere il nome del mio futuro marito e l'altra metà del cuore inciso sulla mia pelle.

Passammo il resto della settimana a guardare i nostri tatuaggi e a scattarci delle foto per tutta la città.

Ermal mi fece provare le specialità tipiche americane...che poi a chiamarle specialità ci vuole coraggio. Anche se per che uno abituato a lavorare in uno dei ristoranti più in voga di Miami era molto più esperto nello scegliere i furgoni che vendevano il migliore street-food.

L'ultima sera mangiammo delle patatine fritte con tanto di maionese e ketchup. Si rivelarono le mie alleate.

Ermal si sporcò mentre le stava mangiando e io colsi l'occasione per adagiare delicatamente (si certo e sono io il primo a crederci) le mie labbra sulle sue, introducendo subito la lingua, che si incontrò con la sua appena sfiorai le sue labbra.

Quella fu la sera migliore della mia vita. Facemmo l'amore per tutta la nottata. Sentirci era l'unico modo per essere davvero sicuri di esserci ritrovati e che non ci saremmo lasciati per il resto della nostra vita.

Tornammo a Roma pieni di amore...se fosse possibile provare ancora più amore verso il mio compagno. Volevo sposarlo quello stesso giorno.

Invece...avrei dovuto aspettare quasi un anno. Ermal certe volte lo odio proprio, ma sono sicuro che l'attesa ne varrà la pena.

Quello stesso mese scegliemmo la data...il 18 giugno 2021.

Ovciamente ci saremmo spostati a Roma e visto che sarebbe stato in matrimonio civile...scegliemmo un ristorante che aveva in giardino grandissimo che si affacciava sul Colosseo. Il primo testimone del nostro futuro.

Spazio autrice
Mancano solo due capitoli...mi mancherà questa storia.💙
BiancaManelli4 guarda il video e pensa a sabato...Brescia ci aspetta.
Dani

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