"caught in a lie"

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Volevo ringraziarvi per il supporto. Siete state tutte così dolci e comprensive 🌸 vi voglio bene, e non finirò mai di essere grata per le belle parole che mi avete detto.
Ora vi lascio al capitolo. Uhm, che dire a parte che avrete bisogno di Holy Water 😇 vi aspetto all'inferno con me.

***
Caught in a lie
Find me when I was pure
I can't be free from this lie
Give me back my smile
Caught in a lie
Pull me from this hell
I can't be free from this pain
Save me, I am being punished

***

Quando tornai nuovamente all'atelier, trovai Seokjin. Aveva lo sguardo incollato allo schermo del suo computer, mentre era impegnato a scrivere qualcosa. Non appena mi vide, si alzò e mi venne vicino.

- Cristo, stai bene, Jimin?- quasì urlò il ragazzo, mentre mi ispezionava da capo a piedi.

Non avevo pianto, ma il mio viso era arrossato e congestionato. Tenni gli occhi bassi, quasi stordito e fin troppo cosciente del segno rosso che mi aveva lasciato Hoseok quando mi aveva colpito. Speravo che a vederlo fosse meglio di come lo sentivo, fisicamente quanto meno. Niente poteva apparire tanto orribile come mi sentivo io dentro.

- Sto bene - risposi in fretta, pregando che la mia voce risuonasse convincente. Presi in considerazione l'eventualità di restare, lavorare a qualsiasi cosa mi sottoponesse, ma non riuscivo a pensare in maniera lucida. Non c'era verso. - Dovremo rimandare tutte le lezioni di oggi pomeriggio a lunedì. Grazie comunque per essere venuto -.

Rimase in silenzio per un attimo. Mi prese il mento, sollevandomi il viso perché lo guardassi negli occhi, sorprendentemente intensi. Non eravamo mai stati così vicini alla luce del sole perché potessi notarli, ma erano di un castano profondo e insondabile con venature dorate. Mi accarezzò delicatamente la pelle arrossata con il dorso della mano con espressione indecifrabile. - Chi è stato? - chiese in un sussurro.

Feci un passo indietro, improvvisamente colto dal panico a quel contatto. - Nessuno. Non è successo niente. Sto bene -.

Mi ritirai nel mio ufficio sul retro, chiudendomi la porta alle spalle. Mi tremavano le mani così forte che a malapena riuscii a prendere le mie cose per infilarle nelle tasche della giacca.

Seokjin comparve non appena ebbi finito di mandare un avviso urgente per informare che i miei iscritti che l'atelier avrebbe chiuso per motivi personali.

- Jimin, tu non stai affatto bene - commentò il mio collega, con un espressione affranta in volto.

- Ci vediamo lunedì, Seokjin - borbottai velocemente mentre gli passavo davanti, lasciandolo prima che potesse dirmi altro.

Camminai per diversi isolati fino a che i miei piedi si stancarono di portarmi oltre. Mi fermai su una panchina di un parco nel cuore della città. Le strade erano silenziose. Le nuvole avevano cominciato a diradarsi e il sole sembrava quasi deciso a uscire fuori di nuovo. Sfortunatamente poteva fare ben poco per risollevarmi l'umore.

La minaccia di Hoseok riecheggiava nella mia mente. Se avesse messo in gioco qualsiasi cosa che non fosse la vita di una persona, avrei pensato che fosse un bluff. Ma lui aveva ucciso Jong Uh. Ed era andato così oltre da farlo sembrare un suicidio e la polizia, anche se non fosse stata pagata, l'avrebbe bevuta. Altrimenti lo scrittore non avrebbe corso il rischio. Il caso era chiuso, la vita di qualcuno spenta. Non che la vita di Jong Uh fosse la più onorevole, ma chi era Hoseok per decidere chi meritava di vivere? Aveva assassinato una persona, si era erto al pari di una divinità.

Sunny ☀️ JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora