"god save whoever dares to touch his prince"

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"I miei occhi che cercano la luce, vedono solo disperazione, in questo mondo distrutto dove non riesco a distinguere il buio dalla luce."

***

Il resto della settimana passò in una sorta di stordimento. Non lasciai quasi mai l'atelier. La mia concentrazione sul lavoro, inizialmente ben accetta, era degenerata in uno stato compulsivo di testardaggine ad andare avanti nonostante la mancanza di sonno. Anche quando dormivo, non riposavo pienamente a causa delle visioni che mi perseguitavano.

In qualche modo, lo sforzo e la pressione che mi ero imposto per continuare a lavorare mascheravano gran parte del dolore. La gigantesca voragine che mi si era aperta nel petto al posto del cuore non sembrava tanto devastante se fingevo di preoccuparmi solo di lezioni d'arte e gli ordini dei materiali e di portare avanti l'attività a rotta di collo.

Ero nel pieno di una riunione per aggiornarmi con Seokjin quando Hoseok mi telefonò. Allora dissi al mio collega che dovevo rispondere alla chiamata e aspettai che uscisse prima di rispondere.

- Ciao -. La mia voce era neutrale, ma leggermente acuta rispetto al solito.

- Mio principe, sono qui davanti all'atelier. Vorrei parlare con te -. Aveva un tono freddo e autoritario. - Esci immediatamente, lo sai che non mi piace aspettare -.

Riagganciai e comunicai a Seokjin che dovevo anticipare la pausa pranzo per un impegno personale. Uscii dalla porta sul retro e, nel vicolo, trovai Chan in attesa al volante della BMW. Hoseok era appoggiato alla carrozzeria e fumava una sigaretta, con il solito abito scuro e colletto bianco. Il tipico gentleman, pensai, mentre la mia mente si affannava a domandarsi il motivo per cui fosse lì. Jungkook, forse... Non riuscivo a parlare per la paura che mi attanagliava in quel momento.

- Hai fame, mio principe? - mi chiese, mentre i suoi occhi accarezzavano la mia figura con curiosità.

Scossi il capo, più per la confusione che per rispondere alla domanda. - Cosa succede? -.

- Niente. Andiamo a pranzo -. Si sollevò dall'auto e gettò la sigaretta a terra, calpestandola per spegnerala. Aprì la portiera e mi fece cenno di entrare, con espressione indecifrabile.

Mi costrinsi a muovermi. Una volta mi sarei emozionato a vederlo, per quanto potesse apparire intimidatorio. Una volta il tempo trascorso insieme sarebbe stato ben accetto, ma ora dovevo farmi forza sulle gambe per seguirlo in macchina.

- Chan, portaci al White Pearl -.

Feci qualche respiro profondo per calmare i nervi. White Pearl suonava abbastanza innocuo, e sopratutto raffinato. Forse voleva davvero andare solo a pranzo. Tutte quelle notti insonni avevano accresciuto la mia ansia all'inverosimile.

- Qual è il motivo per cui hai voluto vedermi, Hoseok? -.

- Sarei voluto venirti a trovare prima, ma ho pensato che ti servisse un po' di tempo. Come vanno le cose con Jeon? -. I suoi occhi baluginavano tetramente sul sedile accanto al mio, mentre io mi appiattivo sempre di più contro il finestrino.

Sentii un'ondata di sollievo quando mi resi conto che Jungkook era al sicuro, ma fu subito rimpiazzata dal doloroso ricordo della nostra separazione. - Non saprei. Non lo vedo da giorni -. Fissai fuori dal finestrino, sperando che non mi facesse ritornare sui particolari della nostra rottura.

- Bene. A quanto pare ha accettato la cosa, presumo -. C'era un non so che di soddisfazione nel modo in cui pronunciò quelle parole.

Mi strinsi nelle spalle, cercando di ignorare la fitta al cuore al pensiero che Jungkook alla fine si fosse arreso. Era quello che volevo, no? Non lo sentivo da una settimana, un fatto che allo stesso tempo mi dava conforto e mi tormentava. Deglutii per ingoiare le lacrime che mi bruciavano gli occhi. Non era il momento.

Sunny ☀️ JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora